La scorsa settimana il ciclone DeepSeek si è abbattuto sul mondo delle compagnie tech americane impegnate nello sviluppo e commercializzazione dell’intelligenza artificiale. L’applicazione sviluppata da una startup cinese si è dimostrata eccellente come qualità e soprattutto molto più economica dei concorrenti americani, che sono stati costretti a riconoscere il suo valore e accettare la sorpresa: il loro mondo è stato invaso e la loro supremazia messa a rischio da una società quasi sconosciuta.

Effetto DeepSeek

Il primo effetto prodotto da DeepSeek è stato infatti quello di provocare un terremoto in Borsa. Le azioni di Nvidia, gigante mondiale produttore di microprocessori fondamentali per lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale, sono crollate a Wall Street. In una sola sessione il titolo ha perso il 17%, uno dei maggiori ribassi in borsa di sempre nel settore tech, e la sua capitalizzazione è scesa in poche ore di contrattazione di quasi 600 miliardi di dollari. La cifra ha fatto sbalordire molti e costretto tanti a ragionare sul mondo tech e sugli eccessi della finanza che la sostiene. La capitalizzazione bruciata in un solo giorno da una singola società come Nvidia equivale a un quinto del debito pubblico italiano, accumulato dal dopoguerra in poi e che serve a tenere in piedi i conti dello Stato. l’Ad di Nvidia, Jensen Huang, in poche ore ha visto il suo patrimonio scendere di 21 miliardi di dollari, erodendo significativamente il tesoretto di 124 miliardi di dollari che deteneva prima dell’arrivo di DeepSeek. Huang possiede direttamente solo il 3% di Nvidia.

Ora la gente si chiede: quanto vale davvero la Silicon Valley?

Non è eccessivo il credito che è stato dato a ogni azienda che si muove in quel mondo?
Queste cifre stratosferiche hanno così acceso un faro sulle ricchezze di alcune persone e aziende del mondo. E anche, ovviamente, sulle disparità crescenti che continuano ad esistere, ed anzi ad allargarsi, nel pianeta. Proprio mentre DeepSeek progettava quello sbarco sul mercato Usa, a Davos in Svizzera Oxfam, il movimento che lotta contro la povertà, presentava come ogni anno il suo rapporto, intitolato “Disuguaglianza, povertà ingiusta e ricchezza immeritata”.

Il messaggio lanciato, in sintesi, è stato questo:

“La crescita della concentrazione della ricchezza non è in molti casi frutto di merito, ma è ascrivibile a un sistema economico “estrattivo”. Nel mondo si continua con la premialità di contesti ed individui che sono già avvantaggiati”, e poco o niente si fa per cambiare meccanismi “iniqui ed inefficienti che accentuano le divergenze nelle traiettorie di benessere dei cittadini”.

I numeri forniti da Oxfam fanno riflettere. Nel 2024 la ricchezza dei miliardari – si legge nel rapporto è cresciuta, in termini reali, di 2 mila miliardi di dollari, pari a circa 5,7 miliardi di dollari al giorno, un ritmo tre volte superiore rispetto all’anno precedente. Ogni settimana, in media, sono nati 4 nuovi miliardari. L’anno scorso la ricchezza dei 10 uomini più facoltosi al mondo è cresciuta, in media, di quasi 100 milioni di dollari al giorno. Qualora il 99% dei loro patrimoni “evaporasse” da un giorno all’altro, rimarrebbero comunque miliardari.

L’anno scorso si prevedeva la comparsa del primo trilionario entro un decennio, ma al tasso attuale di crescita della ricchezza estrema di trilionari se ne avranno cinque. Il tasso di riduzione annua della povertà estrema (condizione in cui versa chi non dispone di risorse giornaliere superiori a 2,15 dollari) è in forte rallentamento. Senza una crescita più inclusiva l’obiettivo di eradicare la povertà entro il 2023 resta un miraggio.

E ancora scrive Oxfam:

“Il numero assoluto di individui che vivono sotto la soglia di povertà di 6,85 dollari al giorno è oggi lo stesso del 1990, poco più di 3,5 miliardi di persone. Alle tendenze attuali, potrebbe volerci un secolo per riportare la popolazione del pianeta sopra tale soglia”.

Tornando a fare un paragone con le ricchezze della Silicon Valley, si può calcolare che tre miliardi e mezzo di persone sarebbero uscite dallo stato di povertà se i 21 miliardi di patrimonio perso con il calo di Borsa di Nvidia da Jenseng Huang fossero stati devoluti tutti a loro.

Non bisogna criminalizzare la ricchezza, intendiamoci, quando questa è il frutto della capacità e del coraggio degli imprenditori. Anche se sempre Oxfam rileva che

“la ricchezza globale non solo è fortemente concentrata al vertice, ma in gran parte deriva anche da rendite di posizione. Basti pensare – scrive l’organizzazione – che oltre 1/3 (il 36%) delle fortune dei miliardari deriva da eredità”.

L’importante è che la creazione industriale alla base delle ricchezze serva a migliorare la qualità della vita di tutte le persone in ogni parte del mondo. E questo può avvenire solo se da parte dei governi viene avviata una seria politica fiscale che permetta una redistribuzione delle risorse.

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