“Tutta la vita che resta”, una storia di speranza e coraggio
Una saga familiare o una detective story? "Tutta la vita che resta" è un romanzo appassionante, delicato e allo stesso tempo drammatico.

Una saga familiare o una detective story? "Tutta la vita che resta" è un romanzo appassionante, delicato e allo stesso tempo drammatico.
“Cosa? Cosa ne è di noi senza la speranza?”
La prima opera pubblicata della scrittrice Roberta Recchia è, a dir poco, avvincente. Tutta la vita che resta è un romanzo che toglie il fiato. Una storia incredibilmente appassionante, delicata e al tempo stesso drammatica, raccontata in un susseguirsi di eventi che impediscono al lettore di lasciare il capitolo a metà.
È una storia di speranza e ci lascia con un messaggio molto positivo, di rinascita.
Anche difronte agli eventi più tragici che la vita ci presenta ,c’è sempre la possibilità di rialzarsi e continuare a “vivere tutta la vita che resta”.
Racconta eventi che si svolgono fra gli anni ’50 e agli anni ’80, con uno stile neorealistico. E’ ambientato in luoghi molto familiari: Roma e il suo litorale, forse per questo ha suscitato in me maggiore interesse. La parte del romanzo che racconta gli anni ’80 ha rispolverato tanti ricordi e risvegliato sensazioni. Sono stati gli anni della mia giovinezza: le stesse abitudini, gli stessi divieti, gli stessi pericoli, ma quanta spensieratezza!
Il filo conduttore di tutto è la coppia formata da Marisa e Stelvio, in cui l’amore è forte ed invincibile. Nasce da sentimenti e non solo dalla passione e anche per questo rimane sempre saldo. Anche quando la vita li mette alla prova con la tragedia più grande che possa colpire due genitori: la tragica morte della figlia. La loro unione si percepisce anche nei momenti in cui sembrano più distanti e affrontano il dolore da soli, nel loro intimo e nella loro disperazione. Il racconto è diviso in parti : la vita di prima e quella dopo la grande tragedia.
La vita di prima…
Inizia negli anni ’50 dove viene descritta la giovinezza di Stelvio e Marisa in un dopoguerra pieno di speranza e forti valori. In questa parte del libro si nota lo stile neorealista della scrittrice che rappresenta le difficoltà del dopoguerra e sottolinea la determinazione e la speranza che nutrivano le persone, per un futuro migliore.
In questa prima parte ho amato molto la figura di Ettore, padre di Marisa, un uomo integro, puro. Un lavoratore instancabile. Un padre amorevole che supporta la figlia in tutto e per tutto. La vita di questa famiglia scorre fino agli anni ‘80. Ettore, ormai malato, muore, ma ci sono i suoi nipoti, tutti eccezionali con le loro personalità e talenti. Betta e Miriam sono due cugine diverse nel profondo ma complici.
Un’estate trascorrono dei giorni al mare, nella casa di famiglia. Una sera Betta, la bellissima ragazza che tutti vorrebbero avere, come un trofeo da mostrare, attraente soprattutto perché “libera”, propone di andare sulla spiaggia a cantare e ballare intorno al fuoco, come si faceva una volta. Cosa assolutamente proibita alle due ragazze. Ma il desiderio di fuga è più forte di ogni divieto. Senza pensieri nè paure le due giovani scappano.
La serata purtroppo evolve tragicamente e le due rimangono vittime di una violenza inaudita. Betta rimane uccisa, ma in fondo tutti pensano che “se l’è cercata …”. Miriam scappa e nasconde a tutti, anche a sé stessa, ciò che era accaduto .
E’ impossibile per Miriam dimenticare e la vita di dopo, per lei, non è più vita.
Questa parte è molto commovente e piena di drammaticità. Impossibile non ricollegare la narrazione agli avvenimenti del Circeo, drammatici, vergognosi per una società civile, una macchia indelebile nella giustizia di questo paese.
La vita di dopo…
La tragedia deflagra come una bomba nella vita di tutta la famiglia. Ogni membro l’affronta in modo diverso e all’inizio sembra che il dolore sia insopportabile da condividere e ognuno si rinchiude in sé stesso. Chi lo affronta e cerca di andare avanti, chi nega l’accaduto e prova a dimenticare. Chi sospende la sua vita. Ma alla fine l’unico modo per continuare a vivere la vita di dopo, è stare vicini, amarsi e supportarsi e allontanare le persone tossiche .
In questa seconda parte la giovane Miriam, fragile ragazza dimenticata, cerca di rimanere in
“un equilibrio fragile fra vivere e morire”.
Vive l’evento come una colpa. Sono gli altri che la portano sempre più in fondo all’abisso con la loro dimenticanza. Nella sua terribile vita di dopo incontro l’amore di Leo, un ragazzo di borgata, semplice ma con dei valori forti. Ha un cuore grande e vuole starle vicino, amare questo scricciolo pieno di problemi; per la prima volta Miriam sente di non essere sola, sente un sostegno nell’altro, comincia a fidarsi.
Lui vuole aiutarla a ritornare come era quell’ultima sera della vita di prima, quando insieme a Betta ha dormito per l’ultima volta nella più assoluta innocenza. Ce la metterà tutta.
Altro personaggio di cui subito ci si innamora è Corallina sorella di Leo. Una donna nata uomo che affronta la sua trasformazione da sola, in un periodo in cui i transessuali erano considerati errori della natura. Miriam trova in Leo e Corallina la cosa più bella che la vita le potesse donare “e niente di più bello che la vita le avesse negato”.
Nel libro si affrontano temi cruciali: la violenza sessuale, la diversità di genere, i rapporti familiari e tutte le loro sfaccettature, la giustizia e le sue falle, l’anoressia, la solidarietà e infine l’amore: l’unica speranza per la salvezza.
Il libro è edito da Rizzoli ed è stato tradotto in quindici lingue.