“Conosco molti paranoici, li vedo tutti i giorni in televisione”: ed è “Una storia ridicola”
“Una storia ridicola” è lo specchio dei nostri tempi ridicoli, in cui le parole agiscono su un palcoscenico e le relazioni diventano teatro.
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“Una storia ridicola” è lo specchio dei nostri tempi ridicoli, in cui le parole agiscono su un palcoscenico e le relazioni diventano teatro.
Marcial Pérez Armel, il protagonista del suo ultimo romanzo, è un po’ paranoico? “Non lo so, lui non mi sembra così strano. Considerando la razza umana, gli esemplari che abbiamo sotto gli occhi, mi sembra che, se Marcial è paranoico, allora il mondo è pieno di paranoici. E io ne conosco diversi, li vedo tutti i giorni in televisione”: così ha risposto Luis Landero in un’intervista a Vanguardia, due anni fa, quando è uscito in Spagna il suo ultimo libro, Una storia ridicola. Nei giorni scorsi, questo romanzo è uscito anche in Italia per Fazi, con la traduzione di Giulia Zavagna.
Un po’ Kafka, un po’ Dostoevskij, ma soprattutto specchio di questi tempi ridicoli in cui viviamo, come dice appunto il protagonista Marcial.
Marcial racconta nel libro in prima persona la sua storia: un monologo inarrestabile, caratterizzato da due passi avanti e uno indietro, per la smania costante di essere all’altezza, il suo sforzo di controllare quello che non è controllabile.
Nato in una famiglia modesta, socialmente e culturalmente, ambizioso, orgoglioso e vanesio, Marcial soffre le umiliazioni subite da ragazzo e ora è un adulto che non si fida di nessuno, e sente di dover regolare i conti con tutti. È una persona risentita, che ha una causa, una motivazione. Per di più, ha un nome impegnativo – marziale appunto – che lo sovrasta. Affascinato dal mondo dell’eleganza, della bellezza, della cultura, nel momento in cui realizza di non farne parte reagisce con aggressività e disprezzo.
Marcial è un personaggio comico che aspira costantemente al tragico: e assume la sua grandezza nel momento in cui diventa specchio di un tipo umano che possiamo riconoscere tutti, se vogliamo in noi stessi, ma ancor più facilmente in certi personaggi pubblici impegnati nella fatica del consenso, nell’esigenza di essere amati: che mal sopportano il giudizio altrui, mettono in scena la farsa dei sentimenti, non riescono a tenere a freno la doppiezza e spesso il delirio di onnipotenza dei loro pensieri.
L’autore, nell’intervista già citata, nega di essere in grado di capire, o meglio di definire (perché a capirlo lo capiamo tutti) il suo personaggio dal punto di vista psicologico:
“Ho conosciuto molte persone mezze intelligenti e mezze sceme”,
dice Landero per tagliare corto.
“Qui mi sono semplicemente lasciato trasportare dalla voce di questo Marcial, dallo scarto enorme fra il modo in cui parla dall’alto, e quello che poi fa: tutto finisce al servizio di atti ridicoli, piccoli, come i comici del cinema muto che andavano a portare un fiore all’amata e all’improvviso scivolavano su una buccia di banana, cadevano, si impigliavano nelle minuzie della realtà anche se cercavano di trascendere”.