Contro i petardi di fine anno, oggi il Medioevo dei cani e dei gatti
Ottocento anni San Francesco componeva il "Cantico di Frate Sole". Oggi, facciamo soffrire cani e gatti con botti e petardi. L'appello Lav
Ottocento anni San Francesco componeva il "Cantico di Frate Sole". Oggi, facciamo soffrire cani e gatti con botti e petardi. L'appello Lav
Proprio ottocento anni fa venne composto da Francesco d’Assisi il Cantico di Frate Sole che resta il più bel testo di ecologia e di rispetto del creato che sia mai stato scritto. Siamo in epoca medievale, un periodo che ancora oggi consideriamo di arretratezza sociale e di oscurità per il genere umano. Oggi, invece, a distanza di diversi secoli e durante il periodo delle feste per tutti, noi umani ci divertiamo a torturare e far soffrire cani e gatti con botti e petardi.
Possibile che non si possa rinunciare a un’abitudine così crudele nei confronti di tutte le creature?
Proprio all’avvicinarsi dell’anno Mille, si moltiplicavano le paure escatologiche, cioè i timori relativi alla fine del mondo.
Oggi, invece, all’avvicinarsi della notte di San Silvestro, si moltiplicano le paure degli amanti degli animali per la reazione agli spari e ai giochi pirotecnici di questo periodo: il fragore dei botti scatena purtroppo in cani, gatti e non solo, una naturale reazione di spavento, portandoli pure a perdere l’orientamento ed esponendoli in tal modo al rischio di smarrimento e investimento da parte di veicoli sulla strada.
Tutto ciò determina negli animali reazioni di panico, portandoli alla fuga in strada e mettendoli seriamente a rischio per quando riguarda la loro incolumità e quella degli altri. E ciò vale purtroppo non solo per cani e gatti domestici, ma anche per gli animali selvatici, in particolare gli uccelli. Questi ultimi, difatti, nelle ore in cui vengono fatti brillare i botti, riposano sui posatoi notturni, spesso in colonie molto numerose. Le improvvise detonazioni determinano in loro reazioni istintive di fuga che, unite alla mancanza di visibilità e al buio, causano la morte di molti di essi, soprattutto per eventi traumatici derivanti dallo scontro in volo con strutture urbane (case, lampioni, automobili, ecc.).
Per questo, voglio condividere l’appello della Lav, ricordando alcuni comportamenti da tenere.
Non lasciate che i cani affrontino in solitudine le loro paure e togliete ogni oggetto in cui sbattendo potrebbero procurarsi ferite.
Evitate di lasciarli all’aperto: la paura fa compiere loro gesti imprevedibili, il primo è la fuga.
Non teneteli legati alla catena perché potrebbero strangolarsi.
Non lasciateli sul balcone perché potrebbero gettarsi nel vuoto.
Dotateli di tutti gli elementi identificativi possibili.Se si nascondono in un luogo della casa, lasciateli lì perché loro considerano sicuro il loro rifugio.
Cercate di minimizzare l’effetto dei botti tenendo accese radio o TV.
Prestate attenzione anche agli animali in gabbia, non teneteli sui balconi.
Nei casi di animali anziani, cardiopatici e/o particolarmente sensibili allo stress dei rumori, rivolgiti con anticipo al tuo veterinario di fiducia.
Se l’animale scompare presentate subito una denuncia di smarrimento alla Polizia Municipale o al Servizio Veterinario della ASL e tappezzate la zona di locandine con la sua descrizione, completa di foto e un vostro numero di telefono.
Non a caso, lo stesso San Francesco è ricordato pure per il suo rapporto con gli animali, dal lupo di Gubbio agli uccelli.
Uno dei Fioretti più famosi, infatti, racconta l’incontro del Santo con un giovane che, al mercato, vendeva delle tortore.
Iscontrandosi in lui santo Francesco, il quale sempre avea singulare pietà agli animali mansueti, riguardando quelle tortole con l’occhio pietoso, disse al giovane: «O buono giovane, io ti priego che tu me le dia, e che uccelli così innocenti le quali nella Scrittura sono assomigliate all’anime caste e umili e fedeli, non vengano alle mani de’crudeli che gli uccidano».
da I Fioretti di San Francesco, BUR Edizioni.
Dunque, in conclusione, siamo noi, nel 2024, il Medioevo barbaro e truculento?