Se hai avuto un cancro nel nostro Paese, come in molti altri, lo devi dichiarare. E allora, nel farlo, ti ritrovi anche ad avere negati una serie di diritti. Per esempio non puoi più adottare, se per caso avevi in mente di farlo. Non ti viene concesso un finanziamento. Non puoi accendere un mutuo, né stipulare un’assicurazione. Il fatto di essere stato malato o malata resta lì, anche se vorresti dimenticarlo, come un macigno impossibile da scalare.

Il sì della Camera sul diritto all’oblio oncologico

La Camera, in tempi record dopo la riunificazione dei testi in Commissione Affari Sociali, ha approvato il disegno legge che riconosce il diritto all’oblio oncologico con 291 sì. Adesso la proposta dovrà superare il passaggio al Senato.

Cosa dice il disegno di legge sul diritto all’oblio oncologico

Oggi chi ha avuto un tumore è tenuto a dichiararlo anche al datore di lavoro: il disegno di legge prevede che le persone guarite da una patologia oncologica abbiamo il diritto di non fornire informazioni né essere oggetto di indagini sulla propria pregressa condizione patologica. Per quello che riguarda i servizi bancari, finanziari ed assicurativi per stipula o rinnovo dei contratti non sarà più possibile chiedere informazioni su eventuali patologie oncologiche pregresse. Questo solo nel caso il trattamento attivo si sia concluso, senza episodi di recidiva, da più di dieci anni alla data della richiesta; un periodo che è però dimezzato nel caso in cui la patologia sia insorta prima del ventunesimo anno di età.

Il ruolo del Garante per la privacy nel rispetto del diritto all’oblio oncologico

A vigilare sulla corretta applicazione è previsto che se ne occupi il Garante per la protezione dei dati personali che avrà anche la funzione di vigilanza sulla corretta applicazione delle nuove disposizioni. Ci saranno novità anche sulle adozioni e sull’accesso ai concorsi.

Chi sono i guariti e perché il diritto all’oblio oncologico

I guariti sono quelle persone che raggiungono la stessa attesa di vita di tutti. La Fondazione Aiom ha lanciato la campagnia informativa #iononsonoilmiotumore proprio per spiegare questo. Ha anche dato vita a un sito per informare e sostenere, con una guida sul diritto all’oblio oncologico. Ma ha anche lanciato una raccolta firme per arrivare a una legge: le persone che hanno firmato sono state 107 mila.

Il primo passo per la tutela

“Plaudiamo all’approvazione del disegno di legge sul diritto all’oblio oncologico da parte della Camera dei Deputati. È il primo passo fondamentale per la tutela di oltre un milione di persone in Italia, che hanno superato il tumore ma continuano a essere considerate malate dalla società, con discriminazioni nell’accesso a servizi come la stipula di assicurazioni e di mutui, difficoltà nei processi di adozione e di assunzione sul lavoro. Ci auguriamo che quanto prima anche il Senato approvi la norma, perché si tratta di una battaglia di civiltà, che vede da molto tempo in prima linea pazienti, società scientifiche e Istituzioni”.

L’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e Fondazione Aiom esprimono “forte gratitudine” nei confronti della Camera per l’approvazione del disegno di legge sul diritto all’oblio oncologico. Questa norma può porre il nostro Paese all’avanguardia in Europa nella tutela delle persone colpite dal cancro che hanno superato la malattia”, afferma Saverio Cinieri, presidente Aiom. “A differenza dei provvedimenti adottati in altri Paesi, il disegno di legge approvato prevede specifiche disposizioni che riguardano non solo la possibilità di accedere a servizi finanziari come mutui e assicurazioni, ma anche i contratti di lavoro e le adozioni. Dopo l’approvazione definitiva da parte del Senato, i guariti dal cancro non saranno più discriminati nella vita sociale, professionale e familiare”.

Tre milioni e 600 mila persone che vivono dopo una diagnosi di tumore

Oggi, grazie all’innovazione tecnologica e agli importanti risultati della ricerca scientifica, sono 3,6 milioni le persone che vivono in Italia dopo una diagnosi di tumore” spiega Giordano Beretta, presidente di Fondazione Aiom. “Oltre un milione può essere considerato guarito. Per questo è indispensabile permettere ai pazienti di godere di una vita libera e completa dopo la fine delle cure. Negli ultimi due anni, Fondazione Aiom ha lanciato una campagna informativa, #iononsonoilmiotumore, che ha visto la realizzazione della prima guida sul tema, un portale web e una forte campagna social per promuovere una raccolta firme che ha superato le 107mila adesioni”. Dopo 10 anni dal termine delle cure per le neoplasie dell’adulto e dopo 5 per quelle dell’età pediatrica, conclude, “i pazienti potranno essere ritenuti guariti non solo a livello clinico ma anche per la società”.

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