Papa Bergoglio, Francesco, ha scritto qualche tempo fa, nel 2015, l’enciclica Laudato si’, dedicata all’ecologia integrale e alla tutela dell’ambiente: e ora ne ne scriverà una seconda parte, per “aggiornarla ai problemi” che oggi sono diventati più urgenti che mai, con le conseguenze dei cambiamenti climatici.

L’Appello di Vienna

Lo ha annunciato il 21 agosto, a sorpresa, in occasione dell’udienza con una delegazione di avvocati di Paesi membri del Consiglio d’Europa, firmatari dell’Appello di Vienna (che invita gli Stati membri del Consiglio a impegnarsi in favore dello Stato di diritto e dell’indipendenza della giustizia): “Sto scrivendo una seconda parte della Laudato si’, per aggiornare i problemi attuali”.

“La cura della casa comune”

“Sono sensibile – ha aggiunto il pontefice rivolto agli avvocati – alla cura che voi rivolgete alla casa comune e al vostro impegno per partecipare all’elaborazione di un quadro normativo in favore della protezione dell’ambiente. Non dobbiamo mai dimenticare che le giovani generazioni hanno diritto a ricevere da noi un mondo bello e vivibile, e che questo ci investe di gravi doveri nei confronti del creato che abbiamo ricevuto dalle mani generose di Dio. Grazie per questo contributo”. E non a caso la Laudato si’ aveva come sottotitolo: la cura della casa comune.

Laudato si’: la conversione ecologica

Nella sua enciclica di otto anni fa, il pontefice evidenziava la necessità di una conversione ecologica e un cambiamento di rotta, con l’obiettivo di responsabilizzare tutti verso la cura della casa comune.

Nel testo, infatti, il papa affermava che sono proprio i più fragili ad essere colpiti maggiormente dal deterioramento dell’ambiente e della società, proponendo come soluzione il contrasto del consumismo divenuto “estremo e selettivo”.

Laudato si’: giustizia sociale

In ogni suo ragionamento, in ogni suo Angelus, ultimamente papa Francesco parla sempre di giustizia sociale ed ecologia. Sono due temi colegati. E sono i due temi che, è lecito supporre, affronterà in questa seconda parte dell’Enciclica Laudato si’.

L’incontro con Greta Thunberg: “Vai avanti”

Nell’aprile del 2019 papa Francesco incontrò Greta Thunberg, che, al pari di altri attivisti del clima, oggi i governi stanno cercando di mettere a tacere. “Vai avanti”, le disse in quell’occasione. E lei poi raccontò all’Avvenire:

“È stato molto gentile. Ci ha detto che dovremmo continuare come facciamo ora. Sostiene il grande sciopero che ci sarà il 24 maggio (del 2019, ndr) che sarà anche la ricorrenza dell’anniversario della Laudato si’”.

Laudato si’: la salvaguardia del Creato

Un’enciclica tutta concentrata sulla salvaguardia del Creato. Sei capitoli in cui Bergoglio sottolineava come la nostra terra, maltrattata e saccheggiata, avesse bisogno di attenzione. E soprattutto di una conversione ecologica, un cambiamento di rotta. Un impegno dell’essere umano, profondo e fattuale, per “la cura della casa comune”.

La lotta alla povertà

Impegno che non può essere disgiunto dalla lotta alla povertà, da un’attenzione verso i meno fortunati, da un accesso equo alle risorse del Pianeta: in primis l’acqua. Che pare un bene scontato ma che in alcune vastissime aree del mondo scarseggia, quando non manca totalmente, facendo delle giornate una corsa senza fine alla sua ricerca.

La statua di Francesco D’Assisi in piazza San Giovanni di Dio a Roma (Aram Pano by Pexels)

L’esempio di Francesco d’Assisi

“Ho preso il nome (di Francesco) come guida e come ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma”, scriveva ancora nella Laudato si’. “Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. È il santo patrono di tutti quelli che studiano e lavorano nel campo dell’ecologia, amato anche da molti che non sono cristiani. Egli manifestò un’attenzione particolare verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati. Amava ed era amato per la sua gioia, la sua dedizione generosa, il suo cuore universale. Era un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso. In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore”.

L’inquinamento e l’ingiustizia

Scrive ancora il papa nell’enciclica: “Esistono forme di inquinamento che colpiscono quotidianamente le persone. L’esposizione agli inquinanti atmosferici produce un ampio spettro di effetti sulla salute, in particolare dei più poveri, e provocano milioni di morti premature. Ci si ammala, per esempio, a causa di inalazioni di elevate quantità di fumo prodotto dai combustibili utilizzati per cucinare o per riscaldarsi. A questo si aggiunge l’inquinamento che colpisce tutti, causato dal trasporto, dai fumi dell’industria, dalle discariche di sostanze che contribuiscono all’acidificazione del suolo e dell’acqua, da fertilizzanti, insetticidi, fungicidi, diserbanti e pesticidi tossici in generale. La tecnologia che, legata alla finanza, pretende di essere l’unica soluzione dei problemi, di fatto non è in grado di vedere il mistero delle molteplici relazioni che esistono tra le cose, e per questo a volte risolve un problema creandone altri”.

Papa Francesco (Mikdev by Pixabay)

La cultura dello scarto

“Questi problemi sono intimamente legati alla cultura dello scarto, che colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura”, continua nell’enciclica. “Rendiamoci conto, per esempio, che la maggior parte della carta che si produce viene gettata e non riciclata. Stentiamo a riconoscere che il funzionamento degli ecosistemi naturali è esemplare: le piante sintetizzano sostanze nutritive che alimentano gli erbivori; questi a loro volta alimentano i carnivori, che forniscono importanti quantità di rifiuti organici, i quali danno luogo a una nuova generazione di vegetali. Al contrario, il sistema industriale, alla fine del ciclo di produzione e di consumo, non ha sviluppato la capacità di assorbire e riutilizzare rifiuti e scorie. Non si è ancora riusciti ad adottare un modello circolare di produzione che assicuri risorse per tutti e per le generazioni future, e che richiede di limitare al massimo l’uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l’efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare. Affrontare tale questione sarebbe un modo di contrastare la cultura dello scarto che finisce per danneggiare il pianeta intero, ma osserviamo che i progressi in questa direzione sono ancora molto scarsi”.

Oltre duecento pagine che se i governanti si prendessero il compito di leggere, indurrebbero qualche riflessione in più e qualche ingiustizia in meno. Il testo si può scaricare qui.

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