Ci sono nomi ancora poco noti al grande pubblico quando si parla di arte. Carla Accardi è uno tra questi, nonostante il ruolo rivestito nella società e nella storia dell’arte del Novecento.

La monografica che Roma le dedica al Palazzo delle Esposizioni in occasione del centenario della sua nascita e del decennale della sua morte diventa, quindi, l’occasione per conoscere questa artista, passata dal figurativo all’astrattismo, attraversando l’informale e il concettuale.

Il progetto curato da Daniela Lancioni e Paola Bonani è costituito da oltre cento opere provenienti da alcune delle più importanti collezioni pubbliche e private, nazionali e internazionali ed evidenzia anche la partecipazione alla vita sociale e politica della Accardi e il suo impegno nelle lotte femministe dell’epoca.

Ma chi era Carla Accardi?

Nata a Trapani nel 1924, Carla Accardi dopo la maturità classica consegue nel 1943 anche quella artistica e, successivamente, inizia a seguire i corsi all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Firenze, stabilendosi poi a Roma nel 1946 assieme al pittore Antonio Sanfilippo, che sposerà pochi anni dopo.

Inizia quindi la sua adesione (unica donna) al Gruppo Forma, da cui nascerà Forma 1, il primo e unico numero della rivista – manifesto, fondato assieme ad Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli, Sanfilippo e Turcato. La dichiarazione d’intenti del gruppo era quella di avvicinare il formalismo e il marxismo e mediare due linguaggi dell’arte, l’astrattismo e il realismo.

“Una siciliana venuta a Roma due o tre anni fa ha sradicato da sé quei pregiudizi e quel senso di falsa maternità (e modestia) per cui tutte le pittrici hanno la loro discendenza assolutamente assegnata da Rosalba Carriera. A parer mio in questi ultimi guazzi dell’Accardi, per esempio Tempera 6, per la prima volta possiamo vedere come una donna concentri sul rosso una determinata composizione; e nella Tempera 5 come non è affatto vero che una pittrice deve essere delicata a tutti i costi; anzi possa benissimo esprimere un pensiero con forza e un giudizio sulla forma più di un qualsiasi altro pittore”. (Giulio Turcato)

Fino al 1949 la Accardi espose insieme al gruppo e nel 1950 tenne la prima mostra personale alla Libreria Age d’Or a Roma. A partire da questo periodo la sua astrazione si riduce ad un linguaggio in bianco e nero.

Negli anni Sessanta inizia una fase colorata e, complice anche l’adesione al gruppo Continuità, si avverte l’influenza della Pop Art e dell’optical art.

Il suo alfabeto immaginario (una serie di segni armoniosi e ritmati), così simili ad una sequenza di simboli matematici, compongono un linguaggio volutamente privo di significato.

Le sperimentazioni continuano, con lavori su plastica trasparente (il sicofoil), in un processo dove la pittura sconfina nell’ambiente circostante e mai viene dimenticata: la Triplice Tenda del 1969-71, prestata dal Centre Pompidou e in mostra nella sala centrale del Palazzo, è l’esempio più eclatante in tal senso.

La riflessione sulla luce e sulla trasparenza del supporto la portano a lasciare visibilità dei telai sottostanti alla tela, in un processo che, arrivato ad un punto minimale tornerà di nuovo indietro, nel recupero delle superfici e del colore.

Dagli anni Ottanta Accardi torna alla tela tradizionale e a nuovi varianti astratte, restando fedele ad una sorta di compostezza (che manifesta anche nella sua persona), nella composizione e nell’uso del colore.

La mostra ci accompagna in questo lungo viaggio, avvincente e sinuoso come le linee ondeggianti sulle superfici, attraverso sette sale che seguono un percorso cronologico.

Dal primo autoritratto, dalla robustezza quasi cézanniana, si passa alla pittura astratta, al colore e al segno, all’interno e all’esterno, al positivo e al negativo, elementi essenziali della sua arte.

“Un dipinto deve dirti quello che vuole dirti in brevissimo tempo e deve riuscirci attraverso una sensazione. Questa sensazione, a parer mio, è legata all’idea di un piacere dell’occhio”. (Carla Accardi)

Accardi, come molti artisti della sua generazione, crede alla funzione culturale dell’arte e alla sua possibilità di cambiare il mondo.

L’impegno sociale negli anni Settanta

L’impegno sociale e femminista è nel corso degli anni Settanta. Nel 1970 è stata tra le fondatrici, con Carla Lonzi ed Elvira Banotti, di Rivolta Femminile. Nel 1976 fonda la Cooperativa di via del Beato Angelico per far conoscere e divulgare il lavoro creativo femminile.

Il riconoscimento del suo valore artistico è testimoniato anche dalla sua partecipazione alla Biennale di Venezia tra gli anni Sessanta e Ottanta, nonché diverse mostre tra l’Italia e l’estero tra cui The Italian Metamorphosis 1943 – 1968 al Museo Solomon R. Guggenheim di New York, dimostrando la sua capacità di apertura aldilà dei confini italiani e contribuendo alla conoscenza dell’arte italiana astratta e al femminile nel resto del mondo

Nominata membro dell’Accademia di Brera nel 1996, l’anno dopo diventa consigliere della Commissione per la Biennale di Venezia. Le sue opere sono presenti nelle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, del Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli (Torino), delle Gallerie Civiche di Modena e Bologna, del Palazzo Reale di Milano e del Museo Civico di Torino.

Era come la sua pittura nel rapporto tra segno e spazio. Era sempre in relazione al prossimo, estroversa e calorosamente aperta a tutti. Quando la incontravi, chiedeva sempre di te, e non voleva parlare di sé. È stata peraltro l’artista che ha più dialogato con generazioni altre dalla sua: amica di Giulio Paolini e di Luciano Fabro, frequentò giovani come Stefano Arienti, Giuseppe Salvatori e tutti gli artisti del collettivo di Sant’Agata dei Goti a fine anni Settanta. Le era propria una propensione alla coralità e un’attitudine poco egocentrica. (Daniela Lancioni e Paola Bonani)

Carla Accardi muore a Roma il 23 febbraio 2014.

Le sue ultime opere, Imbucare i misteri e Ordine inverso, sono stati realizzati poco prima della sua scomparsa.

La conoscenza dell’opera di Accardi è importante in una fase storica, come quella attuale, in cui si cerca di porre fine all’emarginazione femminile in ambito artistico attraverso una maggiore presenza e conoscenza.

VADEMECUM

CARLA ACCARDI

06.03.2024__09.06.2024

A cura di Daniela Lancioni e Paola Bonani

Palazzo delle Esposizioni – Roma

Condividi: