Vanessa Mendoza Cortés: un’incrollabile voce nell’attivismo per i diritti delle donne, denunciata per aver intrapreso una ferma battaglia contro le ingiustizie.

Dopo tutte le battaglie per riconoscere i diritti delle donne, è sempre avvilente constatare un crescente tentativo di zittire o minacciare coloro che osano alzare la voce contro le ingiustizie. È ciò che è successo ad Andorra, non molto lontano da noi, tra la Spagna e la Francia. Eppure, in questo tranquillo Principato nel cuore dell’Europa, l’interruzione di gravidanza è ancora un tabù, vietata anche nei casi più estremi come lo stupro o le gravi malformazioni fetali.

Vanessa Mendoza Cortés, voce coraggiosa e incrollabile attivista, è stata denunciata per reati contro il prestigio delle istituzioni dopo aver sollevato la questione durante l’esame dell’operato di Andorra da parte del Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della violenza contro le donne nel 2019. Nota per essere la Presidente dell’organizzazione per i diritti delle donne Stop Violènces, in quell’occasione non ha esitato a contestare senza mezzi termini la situazione dei diritti umani nel suo Stato, riportando una realtà scomoda che mira a far luce su un quadro ancora poco conosciuto.

La battaglia per la libertà di espressione

Nonostante le pressioni internazionali per archiviare il caso, sembra che il prezzo da pagare per difendere la libertà di espressione sia ancora troppo alto. Il legale di Vanessa Mendoza Cortés ha più volte sollecitato il ritiro delle accuse, evidenziando la fragilità delle prove e la palese strumentalizzazione della giustizia a fini politici.

Solo nel 2021 è stata revocata la prima accusa nei suoi confronti, dopo un processo lungo e angosciante. Nel gennaio del 2024, invece, è arrivata anche l’assoluzione dalla seconda.

Tuttavia, le potenziali implicazioni (una multa e un risarcimento danni da oltre 30.000 euro) rappresentano solo una parte del peso economico e morale che l’attivista ha dovuto sostenere nel corso dei procedimenti legali a suo carico.

Vanessa Mendoza Cortés: il coraggio del dissenso

Non c’è forza persecutoria che possa piegare la determinazione di una vera attivista. Senza arrendersi, nel luglio del 2022, Vanessa Mendoza Cortés ha comunque sfruttato l’occasione offerta dal Forum di Alto Livello del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite a New York per mettere in luce la delicata questione dei diritti riproduttivi. Una realtà in cui alle donne è negata la possibilità di decidere sulla propria salute, dove la carenza di servizi e di leggi adeguate impone loro enormi ostacoli per accedere ad un aborto sicuro e legale. Sono obbligate, così, a dover viaggiare all’estero e sopportare costi esorbitanti per poter mettere fine ad una gravidanza non voluta o pericolosa.

Citando l’indagine della Procura del 2019, l’attivista ha inoltre denunciato come i movimenti sociali femministi vengano sistematicamente repressi e silenziati. Non un episodio isolato, quindi, ma il segnale inequivocabile di una problematica più ampia, che affonda le sue radici nella perpetuazione di uno status quo che favorisce l’oppressione e la discriminazione.

Un appello urgente per promuovere un cambiamento

Il suo intervento non si ferma alle denunce, ma va dritto al cuore della questione: la richiesta di modificare la legge 108 che penalizza l’aborto e di garantire pienamente i diritti sessuali e riproduttivi delle donne in Andorra. Un appello urgente, lanciato con determinazione e fermezza, per porre fine a una legislazione retrograda e discriminatoria, con l’obiettivo di promuovere politiche che rispettino l’autonomia e la libertà delle donne.

Nonostante il fervente impegno di attivisti come Vanessa Mendoza Cortés, è allarmante constatare che l’ultimo intervento ufficiale alla Cedaw (Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne) risalga a soli cinque anni fa. Questo dato evidenzia un grave ritardo da parte dello Stato nel riconoscere e affrontare il problema, preferendo ignorare le voci dissidenti piuttosto che agire per adeguarsi ai moderni standard di diritto e giustizia. Attualmente, il Principato di Andorra, insieme a Malta, rimane uno dei soli due Stati in Europa che proibisce completamente l’aborto.

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