EHDS. E’ sempre più ricorrente a Bruxelles questo acronimo che indica lo spazio comune europeo dei dati sanitari (European Health Data Space). Si tratta di uno dei fondamenti della Strategia sanitaria dell’UE per permettere che le informazioni contenute nelle cartelle cliniche elettroniche e nei registri sanitari siano disponibili e interscambiabili sul territorio europeo. Tutto sotto lo stretto controllo dei pazienti e in linea con le norme a tutela dei loro dati personali.

Struttura e  caratteristiche
principali dell’EHDS

I dati sanitari possono essere usati sia per l’assistenza (uso primario), che per la ricerca medica, la regolamentazione e l’elaborazione di politiche in ambito sanitario (uso secondario). Alla base vi sono un impianto legale e tecnico capaci di garantire un uso sicuro dei dati nel pieno rispetto della privacy.

Quali sono gli elementi chiave dell’EDHS?

  • Una governance efficace e trasparente,  che garantisca norme chiare in materia di accesso e scambio dei dati;
  • la qualità e l’interoperabilità dei dati, per sfruttarne appieno il potenziale è essenziale che le varie fonti dei dati siano cartelle cliniche, registri o altri strumenti digitali siano capaci di interagire tra loro;
  • un’infrastruttura ad hoc modellata su quella dello Spazio europeo dei dati, previsto dalla Strategia europea sui dati del febbraio 2020.

A finanziare l’EHDS, oltre che le risorse nazionali, contribuiranno alcuni Programmi europei tra cui InvestEU, il nuovo Fondo sociale europeo (ESF+), il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e i finanziamenti del Dispositivo per la ripresa e la resilienza del Next Generation EU.

Un unico interesse, alcuni dubbi,
possibili soluzioni

L’ importanza di uno spazio digitale in cui mettere a disposizione, accedere e utilizzare le informazioni che riguardano la salute dei cittadini europei è innegabile e interessa tutti. Non a caso la Commissione europea ha avviato una consultazione pubblica aperta dal 3 maggio al 26 luglio 2021 rivolta ad autorità e operatori sanitari nazionali, organizzazioni della società civile e istituti di ricerca, mondo farmaceutico e cittadini. Insomma sono coinvolti tutti quanti sono interessati a contribuire attivamente all’elaborazione della proposta legislativa, attesa per l’inizio del 2022. La piena operatività dell’infrastruttura, che permetterà la condivisione dei dati con i fornitori di servizi sanitari anche al di fuori del proprio paese, è prevista entro il 2025.

E’ di primaria importanza poter esaminare e confrontare i dati per muoversi verso una sanità personalizzata e centrata sulle esigenze del paziente. E maggiori sono i dati a cui poter accedere, maggiori saranno le informazioni che si ottengono sulla malattia e sugli eventuali effetti collaterali di farmaci e trattamenti, indispensabili per aumentare le chance di successo delle cure.

Informazioni insufficienti, frammentate, non confrontabili rappresentano un ostacolo a un’efficace gestione delle patologie, soprattutto di quelle rare, per le quali proprio per la loro scarsa diffusione poter contare su un sistema di accesso ai dati su scala europea è particolarmente prezioso.

Quali gli ostacoli all’attuazione dell’EDHS?

Attualmente nel panorama europeo esistono alcuni ostacoli alla messa in comune dei dati: l’assenza di una normativa armonizzata, un lento e inadeguato sviluppo della telemedicina, una scarsa interoperabilità tra sistemi e l’insufficiente portabilità dei dati, politiche sui rimborsi complesse (quando non inesistenti). Alle carenze si aggiungono le perplessità dei cittadini, spesso riluttanti nel comunicare all’esterno informazioni di natura strettamente personale.

I casi virtuosi

Alcuni buoni esempi riguardano una decina di paesi, seppure sia atteso entro fine anno un raddoppio di questa cifra. Tra i primi casi virtuosi spiccano quello della Finlandia e Estonia dove l’uso di prescrizioni in formato elettronico è diventata pratica comune.

Un sistema efficace di scambio dei dati richiede partnership tra il settore pubblico e privato, ossia tra industrie, enti regolatori e decisori politici, e la percezione dei dati come di beni pubblici da condividere reciprocamente. Così come la costruzione di un impianto europeo che preveda regole comuni e l’anonimizzazione dei dati personali dei pazienti. A questi occorre fornire un’informazione chiara ed esaustiva sullo scopo e modalità dell’utilizzo dei loro dati, riconoscendo primaria importanza alla protezione della loro privacy. Tenendo sempre a mente la centralità del paziente. 

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