(English translation below)
Sappiamo riconoscere una fake news? E siamo in grado di proteggerci dalla marea di informazioni false e incorrette che affollano la rete e i mezzi d’informazione? Dalla Francia, all’Italia alla Germania, e più estesamente all’Europa, gli sforzi per contrastare le fake news sono diventati parte di una pratica quotidiana. Ed è una pratica tutt’altro che facile da mettere in atto. Non solo il fact checking è una cosa seria e richiede un’attenta analisi delle informazioni; la complessità della materia che coinvolge la linea di demarcazione tra il controllo delle fake news e la libertà di espressione rende la sfida ancora più ardua.  In Francia, per esempio, un portale governativo il cui obiettivo era controllare il dilagare di notizie false durante la pandemia, si è trasformato in un’occasione di irritazione per alcune testate giornalistiche che si sono sentite giudicate o non trattate al pari di altre. Al punto che il governo ha dovuto fare marcia indietro. La stessa Unione Europea che aveva ipotizzato l’idea di un sistema di accreditamento di attendibilità delle notizie attraverso l’attribuzione di bollini blu, ha dovuto ripensare la proposta, alla luce del rischio di fornire ai governi strumenti di controllo della comunicazione che andassero ben oltre il controllo della veridicità delle informazioni stesse.

Come procedere dunque? Quali strategie mettere in atto per controllare, regolamentare, educare, in materia di fake news nel rispetto e nella tutela delle libertà fondamentali? La ricerca fornisce conoscenze, strumenti e strategie a cui affidarsi per il contrasto della disinformazione. Nell’articolo Fake news is not simply a false information, pubblicato sull’American Behavioral Scientist, si propone l’uso di machine learning per il rilevamento delle false informazioni. Ma prima ancora di rivolgersi alla macchina e al suo apprendimento automatico, sostengono gli autori, sarà necessario identificare che cosa sia esattamente una fake news, quale sia la sua genesi e quanti diversi tipi di false notizie esistano. Abbiamo mai pensato, per esempio, alla semplice differenza tra informazione errata e disinformazione? Se le informazioni errate possono essere comunicate indipendentemente dall’intenzione di ingannare, la disinformazione è deliberatamente ingannevole, avendo lo scopo preciso di depistare e confondere. Ciò che è falso o reale risulta così essere sempre meno chiaro ai fruitori, i quali non solo devono cercare di navigare la veridicità fattuale di una notizia ma hanno anche la responsabilità di chiedersi se ciò che è dichiarato falso lo sia davvero o sia invece parte di un’operazione di discredito, strategicamente conveniente, da parte di un gruppo politico o di un altro.  

La disinformazione è una seria minaccia alla libertà di espressione che è sancita e tutelata dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Per questa ragione l’Unione è impegnata sin dal 2015 nel contrastare le fake news in una sfida attuale e fondamentale per la tutela delle democrazie occidentali. In collaborazione con i singoli governi e con una molteplicità di attori ed esperti rilevanti, l’Unione Europea ha messo in atto una serie interventi il cui piano va dalla stesura di un codice di condotta dell’informazione  al monitoraggio attivo delle fake news a finanziamenti per progetti di ricerca specifici sulla disinformazione e su come contrastarla.

Quelli citati sono sforzi fondamentali e apprezzabili verso il superamento di un problema che può avere conseguenze gravissime sul futuro democratico dei paesi europei.  Ma sono sufficienti? Nel documento che discute la strategia dell’Unione Europea per la gioventù (2019-2027) si esprime con chiarezza l’importanza cruciale dei giovani per il futuro dell’Europa. Si riconosce l’incertezza del loro futuro evidenziando il ruolo delle fake news nel generare disorientamento e si parla di strategie di responsabilità, coinvolgimento, e inclusione. Tuttavia, sull’aspetto pedagogico di educazione critica al discernimento di una notizia falsa da una reale, la lezione arriva da uno stato dell’Unione, la Finlandia, che ha riformato nel 2016 il proprio sistema educativo includendovi la Media Information Literacy. Secondo il governo finlandese la capacità di riconoscere una fake news va coltivata sin dall’infanzia attraverso un programma che abbia al centro la promozione della consapevolezza digitale. Giusto quindi operare nella direzione del controllo, delle leggi, del monitoraggio, dei codici di comportamento. Giusto anche riconoscere che i giovani sono tra i più colpiti dalla disinformazione, ma la strada da percorrere deve prevedere anche strumenti pedagogici che partendo dalla scuola, sede primaria dell’apprendimento, si facciano leva di stimolo e pensiero critico, vera e unica forza di contrasto della disinformazione in qualsivoglia sua forma.

ENGLISH VERSION

Will it be true? Europe committed to contrast Fake news

Europe is actively engaged in the fight against fake news through a series of initiatives to counter disinformation. From Finland comes a positive example of education to critical thinking, another fundamental tool to overcome the challenge

Do we know how to recognize fake news? And are we able to protect ourselves from the flood of false and incorrect information crowding the web and the media? From France to Italy to Germany, and more broadly across Europe, efforts to contrast fake news have become a day-to-day practice. And it’s a practice that is anything but easy to implement. Not only is fact checking a serious matter and requires careful analysis of information; the complexity of the subject matter and the fine line between fake news control and freedom of expression make the challenge even harder.   In France, for example, a government  initiative whose objective was to control the spread of fake news during the pandemic turned into an occasion of irritation for some news sources that felt judged or not treated as equal. To the point that the government had to backtrack. The European Union itself, which had suggested the idea of a system of accreditation of the reliability of news through the attribution of blue stamps, had to rethink the proposal, in light of the risk of providing governments with tools to control communication that would go beyond the control of the truthfulness of the information itself.

How should we proceed, then? What strategies should be put in place to control, regulate, educate, regarding fake news while respecting and protecting fundamental freedoms? The research provides knowledge, tools, and strategies to rely on for countering disinformation. In “Fake news is not simply false information” an article published in the American Behavioral Scientist, the authors propose the use of machine learning to detect false information. But before even turning to machines and machine learning, the authors argue, it will be necessary to identify what exactly fake news is, its origin, and how many different types of fake news exist. Have we ever thought, for example, about the simple difference between misinformation and disinformation? While misinformation can be communicated regardless of the intention to deceive, disinformation is deliberately deceptive, having the specific purpose of misleading and confusing people. What is false or real is thus less and less clear to the users, who not only have to try to navigate the factual veracity of a piece of news, but also have the responsibility to ask themselves whether what is declared false is really so or is instead part of a strategically convenient discrediting operation by one political group or another. 

Disinformation is a serious threat to freedom of expression, which is enshrined and protected by the Charter of Fundamental Rights of the European Union. For this reason, the Union has been engaged since 2015 in countering fake news in a timely and fundamental challenge to the protection of Western democracies. In collaboration with individual governments and a variety of relevant actors and experts, the European Union has put in place a series of interventions whose plan ranges from the drafting of a code of conduct of information to active monitoring of fake news to funding for specific research projects on disinformation and how to counter it.

Those mentioned are fundamental and appreciable efforts towards the overcoming of a problem that can have very serious consequences on the democratic future of European countries.  But is it enough? In the document discussing the European Union Youth Strategy (2019-2027), the crucial importance of young people for the future of Europe is clearly expressed. It acknowledges the uncertainty of their future by highlighting the role of fake news in generating disorientation. It talks about strategies of responsibility, involvement, and inclusion. However, on the pedagogical aspect of critical education to discern fake news from real news, the lesson comes from an EU state, Finland, which reformed its education system in 2016 to include Media Information Literacy. According to the Finnish government, the ability to recognize fake news should be cultivated from childhood through a program that has at its core the promotion of digital awareness. In a time of post-truth  It is therefore right to work in the direction of establishing policies, implementing monitoring, and creating codes of conduct.  It is also right to recognize that young people are among the most affected by disinformation, but the road ahead must also include pedagogical tools that, starting from school, as the primary place of learning, can be leveraged to stimulate critical thinking, the true and only force to counteract disinformation in any form.

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