Forse non è saltato all’occhio (o all’orecchio) ma sul palco dell’Ariston, durante la prima serata del Festival di Sanremo, tra i vari concorrenti con le loro canzoni italianissime e gli ospiti con le loro belle perfomance, c’era un intruso (o almeno così è parso a me).

Si tratta dei Meduza, un trio di musicisti elettronici, che si sono esibiti come ospiti suonando i loro cavalli di battaglia e poi il loro ultimo singolo Tell It To My Heart, prodotto in collaborazione con Hozier, noto cantautore irlandese, anche lui presente.

È la prima volta che al Festival di Sanremo vengono introdotte consolle e mixer.
I Meduza sono stati senz’altro gli artisti più indicati a far da ponte tra il cantautorato tradizionale e le terre della musica elettronica, probabilmente sconosciute ai più del pubblico del festival.

E allora credo che valga la pena fare due passi nel percorso dei Meduza, che in molti, compresa me, hanno scoperto solo con Sanremo essere italiani.

I componenti del gruppo sono Simone Giani, Luca De Gregorio e Mattia Vitale. I primi due si conoscono al Conservatorio di Milano: Simone si diploma in organo e avvia una carriera da insegnante, Luca in musica elettronica e inizia ad approfondire le produzioni in studio. Mattia fa già il dj da diverso tempo esibendosi nei club della provincia lombarda.

I tre stringono un’amicizia che li porta a remixare per divertimento tracce note della musica dance. Nel 2014 Mattia e Simone mettono su le prime fila del gruppo e l’anno seguente di unisce anche Luca. Già nel 2018 vengono adocchiati e adottati dall’etichetta Universal UK, a Londra.

Nel 2019 il progetto è avviato e il nome Meduza viene scelto per il fascino in loro scaturito dalla figura mitologica di Gorgone Medusa. Nello stesso anno pubblicano il singolo Piece of Your Heart, in collaborazione con i Goodboys, che raggiunge la seconda posizione nella UK Singles Chart e a novembre è nominato ai Grammy nella categoria “miglior registrazione dance”. Nello stesso anno pubblicano Lose Control con Becky Hill e i Goodboys.

MEDUZA, Becky Hill, Goodboys – Lose Control


L’anno seguente esce Born To Love in collaborazione con SHELLS e poi Paradise con Dermot Kennedy. Nel marzo 2021 sono il primo gruppo italiano ad essere ospite all’EllenDegeneres Show, negli USA. Nei mesi a seguire escono gli ultimi due singoli del progetto: Headrush prodotto con Elroii e poi Tell it to my heart con Hozier.

I Meduza e il loro sound universale

La rivista Forbes li indica come gli artisti italiani più ascoltati all’estero e Rolling Stones li ha definiti i Måneskin della dance. Se i titoli che ho ricordato non vi dicono niente, sono certa che riconoscerete le tracce al primo ascolto, perché le avrete sentite, volenti o nolenti, negli anni passati, entrando in un qualsiasi negozio o chiosco al mare.

I Meduza si sono esibiti in tantissimi club in giro per il mondo e l’1 febbraio sono approdati proprio a Sanremo. Loro stessi si sono dichiarati entusiasti di essere stati invitati e lo hanno definito un palco diverso da ogni altro, un’esperienza unica.

Quando hanno iniziato a suonare e Amadeus ha invitato i presenti ad alzarsi e ballare, tutto l’Ariston sembrava sprizzar di gioia, eppure mi chiedo cosa sarebbe successo se ci fosse stato un dj di musica elettronica a serata, o magari due a serata, o addirittura se si inserisse parallelamente alla bellissima orchestra di Sanremo un produttore dietro a una consolle, qualcuno in grado di arrangiare basi elettroniche unendole ai suoni classici degli strumenti tradizionali. Più ci penso e più storco il naso, credo che sia un’opzione a dir poco remota.

La musica elettronica italiana è di un gran livello, sia su base nazionale che internazionale, basti pensare al capitano Gigi D’Agostino, a Benny Benassi, a Marco Carola, ai Tale of Us, a Carola Pisaturo, ad Enrico Sangiuliano, ai Mind Against e gli esempi continuano.

L’elettronica offre sonorità diverse rispetto alle tipiche proposte sanremesi, e non sto dicendo che debba fare da protagonista al Festival della canzone italiana ovviamente (dato che spesso le produzioni elettroniche non sono neanche definibili canzoni, poiché senza parole), ma ci si augura che in futuro possa essere integrata. Un elemento di novità per arricchire le performance senza nulla togliere a ciò che già è lì. La tradizione resta salda, ma con un po’ di colore.

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