Due tratti sulla stessa linea: Concita De Gregorio e Mariachiara Di Giorgio. Due donne, nello stesso libro, che si incontrano tra scrittura e illustrazione dando alla luce Lettera a una ragazza del futuro edito da Feltrinelli.

Leggendo questo libro è come se la mente si suddividesse in due: la scrittura che ruba un attimo i pensieri per poi depositarsi velocemente sull’illustrazione, come quando due forze trovano un equilibrio, e così scorre velocemente la narrazione.

Scrivere, parlando del proprio vissuto, attraverso dei consigli per una ragazza, futura donna, che però adesso è figlia, e forse resterà sempre bambina, ma che un giorno potrà ritrovare queste parole quasi come un regalo, magari senza sbuffare, mettendosi seduta a leggere con attenzione: una voce, un suono muto, un foglio di carta che stanno cercando una strada per parlarle.

Il lento cambiamento della condizione femminile soprattutto in paesi industriali nel Novecento è stato uno degli aspetti più significativi dei paesi industriali: l’articolazione delle strutture sociali, lo sviluppo crescente dei servizi pubblici, l’uso dei nuovi mezzi industriali hanno contribuito a cambiare la vita domestica ricercando in modo incessante, proprio da parte delle donne, la loro emancipazione.

La donna di domani nella ragazza di oggi

Quando sentiamo parlare le donne di altre donne è automatico pensare che in un tempo passato sono state delle femministe: suffragette per il diritto al voto o nelle piazze degli anni Settanta per chiedere parità sul lavoro, ma anche rimarcare, la propria identità e libertà dal punto di vista sessuale.

Tutto questo movimento ha favorito il rapporto delle donne con varie forme di cultura: accedere all’istruzione scolastica in tutti i livelli per favorire la parità dei diritti ha creato un rapporto molto intenso delle donne con la letteratura.

Le donne scrittrici non rappresentano più casi particolari, ma diventano dei punti di riferimento del mondo letterario, creando una parità tra letteratura maschile e femminile: quest’ultima è portatrice di una sensibilità che non accetta più passivamente di adeguarsi ai modelli di pensiero che proponeva la letteratura maschile.

E invece no, o almeno non è esattamente così.

Capita che una donna e madre allo stesso tempo, appassionata di scrittura, attraverso dei carteggi voglia dire cosa le passa nella testa alla figlia. Ci sembra strano che scelga una forma così arcaica e dimenticata, come l’azione di scrivere su carta una lettera o annotare i pensieri su un quaderno nell’era digitale.

Nel nostro tempo, in cui tutta la comunicazione avviene attraverso i post, e i pensieri per la maggior parte delle volte sono rivolti ai followers, ai giovani e alle categorie interessate, è difficile pensare alle lettere, ma per scrivere non bisogna pensare, forse banalizzando, di rivolgersi alle masse ma bisogna crearsi nella mente una persona e sapere di parlare con lei e solo per lei.

E allora ecco che le madri, attraverso le raccomandazioni, cercano di non invadere troppo l’universo dei propri figli perché l’unico modo è attraverso la parola scritta, almeno per non farli scappare nell’altra stanza. Perché la parola impressa su carta trattiene quasi come uno scrigno segreto.

Cosa cambia se quella scrittura è femminile e si rivolge a una ragazza che ancora sta costruendo il suo futuro? Forse niente. Forse tutto.

Così consiglio questo libro a tutte le madri che hanno messo al mondo altre piccole donne, ma anche a tutte quelle donne che non sono ancora madri, ma soprattutto a quelle che per dei destini incrociati non hanno potuto vedere crescere le loro figlie.

Non è banale scrivere delle lettere, riempire quaderni, prendere dei foglietti volanti e imbrattarli di parole, perché il tempo si può fermare anche in questo modo. Un giorno i social smetteranno di esistere e quello che resterà saranno questi carteggi, come le illustrazioni colorate che ci riporteranno indietro alle parole.

Cosa ci resterà di questo libro? Sicuramente il termine gentilezza come un grande consiglio.

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