“Gli esclusi”. Sei personaggi in cerca di riscatto
"Gli esclusi" in scena al Teatro di Documenti a Roma dal 26 al 29 Novembre e Domenica 1 Dicembre. Testo di Roberta Calandra
"Gli esclusi" in scena al Teatro di Documenti a Roma dal 26 al 29 Novembre e Domenica 1 Dicembre. Testo di Roberta Calandra
“A chi hai ceduto la tua sanità mentale?” questo lo slogan, estremamente calzante all’attualità in cui viviamo immers*, scelto per presentare lo spettacolo Gli esclusi, testo di Roberta Calandra, adattamento e regia di Valentina Ghetti, che andrà in scena presso il Teatro di Documenti a Roma dal 26 al 29 Novembre e Domenica 1 Dicembre. Un testo che, a detta dell’autrice, cova in pentola da dieci anni almeno, e che solo ora trova la forza dirompente per farsi carne.
Ma cosa unisce i sei protagonist*: Lucia Joyce, Rosemary Kennedy, Eduard Einstein, Aldo Togliatti, Albino Benito Dasler ovvero Mussolini, Giorgio Agnelli? Sono stat* tutt* in manicomio, in qualche modo esclus* dal contesto di origine, in tutti i casi regno di potere e successo, che fosse politica, scienza, arte…
Ma l’ospedalizzazione, il venire resi pazzi, appare determinato dalla necessità del clan di escludere l’elemento più vulnerabile, più fragile, come per nutrirsi della sua energia. E’ tema principale della teoria e pratica delle Costellazioni Familiari, è la Hellingerscientia ad aver scoperto quanto il tema dell’escluso da un sistema familiare possa pesare sui discendenti del clan stesso, esemplare in tal senso la famigerata maledizione dei Kennedy, che sembra quasi energeticamente defluire dalla lobotomia forzata e violentissima della giovane Rosemary, colpevole solo di un leggero ritardo alla nascita e di una decisa tenerezza che deflagrava in una tensione sessuale senza limiti.
Non ci sono destra e sinistra storica che tengano, sia Mussolini che Togliatti chiusero in manicomio i propri figli, nel primo caso destinando alla stessa sorte anche la madre del pargolo illegittimo, depredata dei suoi beni, nel secondo sacrificando misteriosamente il timido Aldo all’adozione di una bimba figlia di un operaio ucciso.
Giorgio l’artista fragile, era così diverso dai suoi fratelli, caduto rapidamente nell’abuso di droghe e abbacinato di sensibilità estrema. Perfino il genio umanitario di Einstein era così spaventato dalla diversità sensibile del figlio Eduard da lasciarlo sempre da solo nella sua misera condizione di internato e il celebre James Joyce permise di sottoporre la figlia Lucia a terapie invasive e destabilizzanti, annientati da reclusione, elettroshock, dosi massicce di insulina.
Oltre che di ispirazione, le costellazioni familiari sono state applicate anche come metodo di scavo del personaggio, permettendo un approfondimento emozionale che fa invidia a Strasberg. Impressionante anche la metamorfosi fisica dei sei coraggiosi attori e attrici, Caterina Gramaglia, Camilla Ferranti, Alessio De Persio, Luca Di Giovanni, Dario Masciello, Leonardo Zarra.
L’adattamento di Valentina Ghetti prepara una sorprendente immersione registica, grazie anche allo spazio metafisico del Teatro di Documenti, che ben si presta a rappresentare i confini di un ospedale psichiatrico; la regista definisce l’operazione un esperimento psicoteatrale, ispirato alla Insane Situation Procedure, della celebre psicologa Mary Ainsworth, che valuta il sistema di attaccamento dei bambini attraverso stimolazioni e osservazioni esterne. Il pubblico vivrà dunque un annullamento della classica quarta parete, sia in senso fisico che metaforico, assistendo all’esperimento di riqualificazione dei personaggi. Provando il brivido sottile di quella linea così poco chiara che divide la sanità mentale dalla follia conclamata.
Ma perché davvero sono stati rinchiusi lì?
Cosa contiene la misteriosa sostanza che è (forse) stata iniettata loro?
Quali le potenti, scabrose, divertite, liberatorie che si animeranno nella loro costrizione? Parrebbe di intuire uno spiraglio di ricostruzione di un modello relazionale totalmente diverso da quello che li ha originati: più sincero, meno censurato, basato su una solidarietà basata sulla comprensione di una comune sorte sventurata.
Che è poi solo la loro?
La follia è manifestazione biochimica di un disagio o uno stato della mente che le circostanze esterne possono attivare? Il dibattito sulla questione è annoso, ma brucia come non mai sulle nostre pelli delicate in questo clima generale di diffidenza e fatica a rispettare l’essere umano, nella sua unicità preziosa. Come se la vulnerabilità fosse più che mai latrice di vergogna.
In data 7.11.2024 il quotidiano La Repubblica, in occasione del convegno Basaglia e la libertà racconta dell’inquietante ritorno dell’istituzione manicomiale ai giorni nostri, inteso come luogo fisico, come sguardo medicalizzante, come bacino reiterato e minaccioso proprio di quelle cure che sembravano pensate proprio per annullarla quella relazione umana. Un disegno di legge presentato questa estate da Fratelli d’Italia che associa nuovamente la sofferenza mentale con la pericolosità, aprendo la strada a ingiustificabili torture che si pensavano desuete.
E’ significativamente proprio nella Sala Basaglia dell’ospedale di Santa Maria della Pietà di Roma, con il patrocinio del Municipio XIV e della Asl Roma1, grazie al gentile interesse del Presidente Commissione Cultura del Municipio Pino Acquafredda, che lo spettacolo verrà presentato alla stampa, alle associazioni ed ai curiosi, grazie alla moderazione di Tiberia De Matteis, il 24 Novembre alle 17.30.
Un’occasione preziosa per chi senta vacillare la propria sanità mentale e dunque desideri riconquistarla in pieno, ma anche per chi voglia approfondire il lato ombra della Storia e consideri la relazione qualità primaria di guarigione nella fredda luce del presente.