Ho tra le mani un libro che odora d’oriente. A volte mi arriva una zaffata dolce e speziata, altre volte l’odore diventa acre, ferroso, odore di sangue.
E’ la storia dei Mazloumian e del loro Baron Hotel, ma anche la storia della Siria e del popolo armeno.

Kirkor alla fine si decise per un piccolo edificio nel cuore del suq delle spezie, stretto e alto. Le finestre davano sulla strada coperta, di giorno le urla dei venditori riempivano le stanze e il profumo di cumino era così penetrante che sembrava che le pareti ne fossero impastate.

Il mitico Baron Hotel, fondato nel 1911, è stato per anni riferimento della comunità armena e il suo libro d’oro è riempito di nomi illustri di passaggio ad Aleppo, politici, archeologi, avventurieri e scrittori di tutto il novecento. Nelle sue stanze arredate con tappeti e mobili pregiati politici potenti hanno discusso del futuro del Medio Oriente.

Sera dopo sera, aneddoti venivano ripetuti nella grande sala del Baron. Nemici o amici, informatori dell’uno o dell’altro versante, quando ci si sedeva intorno a quell’unica grande tavolata la regola era di deporre le armi.

Io ci sono stata, nella mia vita di tanto tempo fa. Seduta sulla terrazza ho bevuto succhi di mango tra i fantasmi del passato. Accanto a me Lawrence D’Arabia mi ha sussurrato che non sarebbe mai andato a dormire altrove durante le sue missioni a metà tra l’archeologia e lo spionaggio. Un poco più in là, china su un tavolino, c’era Agatha Christie. Suo marito, l’archeologo Max Mallowan è a Palmira e lei batte i tasti della sua portatile Remington.

Erano le cinque di una mattina invernale in Siria. Alla stazione di Aleppo sostava il treno definito dagli orari ferroviari con il nome altisonante di Taurus Express. Era composto da un vagone ristorante, un vagone letto e due vagoni ordinari.
Accanto al predellino del vagone letto un giovane tenente francese conversava con un ometto imbacuccato fino alle orecchie, del quale si vedevano soltanto la punta del naso e le due estremità dei baffi arricciati all’insù.

Riprendo la lettura del I Baroni di Aleppo. Mi emoziono. Vorrei rimettere le lancette della storia all’indietro, incontrare Kirkud, Armed e tutti gli altri della famiglia Mazloumian. Loro hanno resistito malgrado le tempeste, navigando abilmente tra le correnti tormentate della storia. Una famiglia fuori dal comune che si è assunta per un secolo la responsabilità dell’ospitalità.

I fratelli Mazloumian erano maestri nell’arte di incantare e sorprendere i propri clienti. Che giungessero dall’Arabia profonda, dalla Mesopotamia o dall’Europa, rozzi o sofisticati, palati esigenti o facili, tutti si arrendevano di fronte alle prelibatezze della loro cucina.

Ma che fine ha fatto il Baron Hotel? Provo a chiedere al web.
In un’intervista del 2015 Armen Mazloumian è disperato: “Aleppo è morta, la Siria è finita. Non credo che questa tragedia si concluderà presto, ci vorranno decenni”. Si interrompe, dal telefono arriva chiaro il rumore secco di alcune raffiche di mitragliatrice. “Ormai questi sono i soli rumori che si sentono qui a Baron’s Street”.
Grazie alla magia del santo turismo globale mi compare anche tripadvisor. Per quante notti voglio soggiornare al Baron Hotel? Perplessa, metto inutilmente domani come data di arrivo e dopo sette giorni quella del ritorno.
Entro nel gioco cercando di dimenticare la guerra devastante. Sogno di poter arrivare all’hotel con una valigia di cuoio senza rotelle, un facchino vestito meglio di me che mi precede portandola come se non pesasse. Mi siedo in una poltrona di cuoio accanto ad un piccolo gruppo di persone che parlano di politica aspettando la cena suntuosa.

Decine di lampade a petrolio e candelieri a cento braccia illuminavano a giorno la sala. In fondo gli ottoni della banda turca riverberavano scintillii di luce. Al lato opposto una tavola gigantesca si piegava sotto il peso di vassoi, piatti, cibi e champagne, così ingombra da impedire persino ai turchi di distinguere le cifre armene ricamate sulla tovaglia.

Allora che fine ha fatto oggi il Baron Hotel? Armen è morto, e grazie a sua moglie Rubina l’hotel continua a vivere. Le stanze che hanno ospitato presidenti e altri illustri personaggi sono diventate rifugio per gli sfollati. Rubina è sempre lì pronta a rifocillare con cibo e liquori i rari avventori che si aggirano tra le rovine di quella che è stata una splendida città.

Flavia Amabile e Marco Tosatti I Baroni di Aleppo, edizioni La lepre

Agatha Christie Assassinio sull’Oriente Express, edizioni Mondadori

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