Una leggenda perturbante intrisa di fantasmi. Ecco cos’è Come se non fossimo stati, graphic novel a cura di Giulia Ciarapica, sceneggiato da Luca Scornaienchi con illustrazioni di Michela Di Cecio per la casa editrice Round Robin. E, badate bene, non parliamo di quei fantasmi vagamente accennati dal tratto orrido buoni solo per ricordarsi cosa sia la paura e avere un po’ di pelle d’oca. Qui abbiamo a che fare con ombre tangibili, demoni furiosi, morti che tornano in vita.

È il mito antico che prende le sembianze di Leila, una moderna Hester Prynne che ha la sua lettera scarlatta sempre ben in vista. La società le rema contro e sfuggirle non è facile, soprattutto nella Casette d’Ete a cavallo tra 1928 e 1929. La campagna marchigiana, stretta tra alloggi angusti e boschi a perdita d’occhio, con i suoi abitanti meschini e sempre pronti a giudicare richiama subito alla mente il set di Dogville, tra i migliori film di Lars von Trier. Come Grace anche Leila dovrà confrontarsi con pregiudizi e cattiverie, ribadendo a gran voce il suo diritto a essere o non essere madre, a disporre del proprio corpo come meglio crede, in definitiva a difendere con le unghie e con i denti la propria libertà.

Quel che rivela
“Come se non fossimo stati

Quando si gioca con le atmosfere gotiche c’è sempre un non detto prepotente che si nasconde tra le pagine. Giulia Ciarapica così rivela e non rivela, svela e poi tace. Lascia spazio a chi legge, provocando in noi il turbamento di chi riconosce un’ingiustizia e vorrebbe prontamente intervenire. Perché se Leila si è macchiata di un orrendo delitto, è pur vero che su di lei subito viene scagliata una pietra, poi un’altra ancora e così di continuo. Cosa ne è stato del suo bambino? Perché adesso dice di non voler diventare madre? C’entrano qualcosa le sue visioni notturne?

Se il giovane Holden di Salinger sogna di voler acchiappare a piene mani i bambini e le bambine che giocano in un campo di segale prima che cadano in un dirupo, qui, al contrario, Leila immagina di venir schiacciata e derisa da quegli infanti dispettosi che le saltano sul viso e le premono sul corpo. E, allora, forse quel che in realtà rivela Come se non fossimo stati è che le cose raramente son come sembrano.

“Abbiamo sempre creduto che il Male esistesse fuori da noi. Ci sbagliavamo”. 

Il primo graphic novel di Giulia Ciarapica

Dopo i suoi romanzi Una volta è abbastanza e Chi dà luce rischia il buio, l’autrice torna nella sua Casette d’Ete per esplorare le zone d’ombra di una maternità sempre troppo chiacchierata e mai veramente compresa.

Con questa vecchia storia tramandata di generazione in generazione e rimaneggiata con cura, simboli e numeri riecheggiano da lontano, intessendo una materia narrativa sfuggente e, proprio per questo, ancor più affascinante. Le illustrazioni di Michela Di Cecio completano il quadro, suggerendo più di un’interpretazione. Attenzione ai dettagli: fanno la differenza! 

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