Il nemico come pilastro della propaganda nella retorica politica contemporanea
La figura del nemico è diventata elemento centrale nella costruzione della propaganda politica. Il libro "L'Occidente e il nemico permanente"
La figura del nemico è diventata elemento centrale nella costruzione della propaganda politica. Il libro "L'Occidente e il nemico permanente"
Nel mondo odierno, la figura del nemico è ancora oggi un pilastro della retorica politica, un espediente utilizzato con disinvoltura dai leader populisti per manipolare e indirizzare le masse. È un’arte antica, affinata nel corso dei secoli, che sfrutta le paure e le insicurezze delle persone per consolidare il potere. Una strategia che, nella sua essenza, si basa su un semplice e pericoloso assunto:
“Con me o contro di me”.
Una pratica profondamente radicata nella società contemporanea, specialmente nei regimi che si autoproclamano difensori del popolo contro una minaccia esterna, sia essa reale o fabbricata. Il nemico diventa così il collante che unisce, la bandiera che sventola contro il vento delle critiche interne.
Che siano migranti, élite corrotte, istituzioni internazionali o media mainstream, poco importa. L’importante è avere un capro espiatorio su cui riversare le colpe di ogni male sociale.
Un nemico è il miglior amico della propaganda, poiché consente di distogliere l’attenzione dai veri problemi, di deviare la responsabilità e di compattare il proprio elettorato contro una minaccia comune. Questo fenomeno è stato osservato in tutto il mondo, dalla retorica anti-immigrazione di Donald Trump negli Stati Uniti alle campagne contro l’Unione Europea dei movimenti sovranisti in Europa.
Nel libro L’Occidente e il nemico permanente, di Elena Basile, l’autrice illustra come i giochi strategici globali siano frutto di una visione patologica del mondo dell’Occidente che, braccato dal declino che esso stesso ha creato, porta avanti disegni imperialistici ed espansionistici, focalizzandosi sulla supremazia militare.
La forza di questa retorica sta nella sua semplicità. In un mondo complesso, con problemi economici e sociali intricati, la tentazione di ridurre tutto a una questione di noi contro loro è irresistibile per molti leader politici. Questa dicotomia semplifica la realtà, riducendo il dibattito a una scelta binaria tra il bene e il male.
I populisti, infatti, maestri in quest’arte, sanno bene che le sfumature non vincono le elezioni. La polarizzazione è la loro arma segreta: divide et impera. Dividere l’opinione pubblica, radicalizzare le posizioni, costringere gli avversari a schierarsi. In questo scenario, il dialogo diventa impossibile, il compromesso un tradimento, la ricerca della verità una missione persa in partenza.
Queste strategie sono sempre le stesse: creare una minaccia lontana, ma percepibile, per giustificare azioni che nulla hanno a che vedere con il benessere dei cittadini.
Il nemico è ovunque: il migrante che ruba il lavoro, il giornalista che mente, il giudice che perseguita, il potere occulto che complotta. È la rappresentazione moderna dell’uomo nero, un’entità eterea pronta a distruggere tutto ciò che ci è caro. E così, mentre il popolo si concentra sulla minaccia esterna, i veri problemi rimangono nascosti sotto il tappeto.
La sfida è promuovere un discorso pubblico basato sulla complessità, sull’inclusione e sul rispetto delle differenze. Solo così si può costruire una società realmente democratica, dove il confronto politico non sia un campo di battaglia, ma un luogo di dialogo e costruzione comune.
Contro questa retorica del nemico, la difesa della verità diventa un atto rivoluzionario. È necessario smascherare le menzogne, denunciare la strumentalizzazione della paura, promuovere un dibattito onesto e costruttivo. I cittadini hanno il diritto di conoscere la complessità delle sfide che affrontano, senza che vengano loro imposte risposte semplicistiche e fuorvianti.
I media, gli intellettuali, la società civile devono alzare la voce contro chi usa il nemico come arma di distrazione di massa. In un mondo sempre più complesso e interconnesso è il momento di rompere il ciclo della paura, di abbracciare la diversità e costruire un futuro basato sulla collaborazione e sul rispetto reciproco. Solo così potremo resistere alla seduzione della propaganda e promuovere una politica davvero al servizio del bene comune.