Da una parte ci sono 700 milioni di persone che vivono con meno di 2,15 dollari al giorno. Un livello di reddito che non permette di ottenere il cibo necessario per sopravvivere, di avere l’acqua potabile, le cure mediche e una seppur minima istruzione. Dall’altra Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, che possiede un patrimonio stimato in 464 miliardi di dollari.

Ecco, succede che l’uomo più ricco del mondo dichiari guerra ai più poveri del mondo e che ottenga, con un provvedimento del governo americano, di bloccare tutti i fondi che gli Usa da anni destinano alle aree più disagiate del pianeta. Condannando, in questo modo, milioni di bambini a vivere al di sotto della condizione di dignità umana.

Elon Musk contro il programma Usaid

Nemmeno a dirlo, il miliardario in questione è Elon Musk, che nella sua foga moralizzatrice e distruttiva è riuscito ad ottenere la cancellazione del fondo che gli Stati Uniti destinano alle aree più povere del mondo tramite il programma Usaid, che assorbe l’1 per cento del Prodotto interno americano.

Usaid istituzionalmente è nata per l’assistenza allo sviluppo economico, all’assistenza umanitaria e per il sostegno al settore dell’informazione nel mondo. Creata nel 1961, è anche uno strumento del soft power americano: il presidente Kennedy, che la istituì con un ordine esecutivo, le diede anche l’incarico di sostenere la sicurezza nazionale americana e contrastare la crescente influenza sovietica nel Terzo Mondo.

La pulsione moralizzatrice di Musk non ha fatto distinzioni tra attività di sostegno politico e di aiuto economico: la missione del Doge, il Dipartimento per l’efficienza Governativa che gli è stato affidato, è ufficialmente quello di tagliare spese ritenute inutili. Lo ha fatto. Con il forte sospetto che il blocco dei fondi abbia anche – o forse soprattutto – l’obiettivo di silenziare Ong, media ostili alla nuova amministrazione, organizzazioni che difendono i diritti civili e si battono contro le discriminazioni sociali.

In un commento sul NewYork Times l’editorialista Nicholas Kristof ha commentato negativamente la decisione di Musk e la terminologia usata per la sua svolta (Spingerò Usaid nella cippatrice per il legno), e ha rilevato come dall’elezione di Donald Trump il patrimonio personale del magnate di origine sudafricana e capo di Tesla e X sia cresciuto più di quell’1% di Pil che gli Usa destinano ad Usaid. La cancellazione di fondi di Usaid rischia in realtà di provocare agli Stati Uniti danni maggiori dell’intima soddisfazione personale generata dalla vendetta consumata verso i nemici.

Solo dal punto di vista sanitario
i rischi sono elevatissimi

Le infezioni e i virus più devastanti per gli abitanti del pianeta si sviluppano sempre nelle aree più povere del mondo, dove le condizioni igieniche sono pessime o addirittura inesistenti. Le febbri emorragiche Ebola e Marburg, che hanno terrorizzato gli Usa, sono nate in quei paesi africani che ora si vedono tagliare i fondi per combatterle all’origine e contenerle. L’influenza aviaria viene dai paesi meno sviluppati dell’Asia, pure colpiti dallo stop finanziario ai programmi di aiuto sanitario di Usaid.

E negli Stati Uniti recentemente si è registrato il primo decesso legato a questa infezione, importata appunto in Asia. Ma il mancato contrasto all’aviaria ha anche importanti riflessi economici. Negli Usa l’epidemia dei polli ha costretto migliaia di allevatori a sopprimere i propri capi, provocando una drammatica carenza di uova sul mercato. Alcune grandi catene di distribuzione hanno cominciato a razionare le quantità sul mercato, ed il prezzo medio delle uova ha subito aumenti anche del 100%. Non poco per un paese dove ogni abitante ne consuma in media 270 l’anno. E l’aumento si scarica sull’andamento dell’inflazione. Che a gennaio, contro le speranze dei mercati, è tornata infatti a crescere. Lo aveva capito John F. Kennedy, che quando prese la decisione di creare Usaid avvertì i suoi critici che non farla nascere sarebbe stato disastroso e a lungo termine molto più costoso, e che avrebbe messo a rischio la sicurezza e la prosperità del suo paese.

Ora nell’amministrazione Usa c’è un Kennedy diverso, e le cose sono cambiate: Usaid è uno dei mali da combattere, senza curarsi dei rischi, anche geopolitici, che questo comporta. Sarà forse per questa ragione che la Russia di Putin ha fatto subito sapere di apprezzare la decisione di strangolare Usaid?. Ma in questo scenario c’è un altro protagonista della politica mondiale che in silenzio invece approva e prepara le sue mosse. Se è vero che Usaid era anche un componente importante del soft power Usa, chiudere le sue attività significa aprire le porte a un ulteriore espansionismo cinese. Pechino già da tempo è padrone di infrastrutture e di giacimenti di terre rare in Africa, e con la Via della Seta ha costruito una gabbia commerciale e finanziaria che ha intrappolato molti paesi nel suo percorso verso l’Europa. Ed è miope che Trump, che chiede esplicitamente all’Ucraina di essere risarcito per le spese militari sostenute cedendo agli Usa le proprie terre rare, lasci lo sfruttamento di gran parte del mondo a quella Cina che combatte ferocemente con i dazi alle esportazioni.

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