Non tutti conoscono l’associazione La marca del consumatore. Si tratta di un’iniziativa messa in piedi da alcuni attivisti, che hanno inventato un modo nuovo – potenzialmente rivoluzionario – di essere consumatori. Questi ultimi, infatti, grazie alle indicazioni sul sito possono creare la loro marca dei prodotti. Una marca che possa dare un senso ai consumi e che proponga “unicamente dei prodotti buoni, sani e responsabili”.

Ad esempio, si può stabilire che un prodotto sia esclusivamente italiano, che remuneri in modo corretto chi lo lavora, che provenga da coltivazioni sostenibili, che dia determinate garanzie sulla qualità. Tutte queste informazioni sono facilmente consultabili sul sito web della marca del consumatore, che si fa garante della loro veridicità, presentando una sorta di etichetta virtuale da controllare online, in modo chiaro e trasparente: qui ad esempio la passata e la pasta. Ecco anche un video esplicativo.

Come funziona
La marca del consumatore?

Come si legge sulla piattaforma che si trova sul web vengono predisposti dei questionari che, grazie al contributo dei consumatori, definiscono i criteri delle schede tecniche dei prodotti da immettere sul mercato per la commercializzazione.

I cibi, una volta convalidati, verranno prodotti da aziende partner (grandi e piccole), scelte dall’associazione, che dovranno rispettare i valori di sostenibilità e le schede tecniche dei prodotti creati.

I costi pubblicitari sono sostituiti da una comunicazione di rete, che consente notevoli risparmi sul prezzo di vendita consigliato. La tracciabilità totale della produzione e la composizione dei prodotti assicurano una costante e duratura garanzia di cibo e ogni fase del ciclo produttivo viene controllata.

I valori di riferimento sono: il rispetto della natura, il benessere degli animali, e il giusto prezzo ai produttori.
I vari prodotti hanno un marchio, riconoscibile: “Chi è il padrone?!
Per contribuire alla loro creazione basta aderire sul sito, scegliere i prodotti e contribuire a definirne le caratteristiche.

L’iniziativa appena descritta ha un’utilità immediata, facilmente intuibile ed è particolarmente brillante. Inoltre ci permette di svolgere tre considerazioni, in tema di trasparenza e tracciabilità del cibo e del ruolo che ognuno di noi ha nel definirlo.

In primo luogo, non sempre vi è bisogno dell’intervento pubblico a tutela del consumatore: certo la regolazione è importante (lo abbiamo detto tante volte in questo blog), ma non è tutto perché anche grazie all’autodeterminazione dei cittadini e alle iniziative dal basso (si pensi anche ai Gruppi di Acquisto Solidale o alle tante associazioni di categoria che tutelano i consumatori) si può migliorare la conoscenza – e quindi anche la qualità – del cibo che mangiamo. Quello di cui parliamo oggi è solo un esempio tra i tanti modi con cui possiamo incidere sulla qualità, sulla sicurezza e anche sull’eticità del cibo che mangiamo. Come dico sempre: occorre informarsi e agire. Gli strumenti ci sono.

In secondo luogo, la tecnologia – che ormai condiziona le nostre vite in molti modi – può permetterci di sopperire a delle mancanze del sistema, come le asimmetrie informative, quel gap di informazioni che vi sono tra produttore e consumatore, per cui il secondo non conosce nel dettaglio caratteristiche, qualità e difetti del bene che acquista, che invece sono noti a chi lo produce. Di qui, il più delle volte, si orienta solo con il prezzo. Spesso sbagliando. E invece grazie all’interazione sul web si possono creare comunità estemporanee di cittadini/consumatori che contribuiscono a indirizzare l’attività economica e le scelte dei produttori. Questi ultimi, di contro, potranno guadagnarci: fidelizzando i consumatori, ottenendo maggiori visibilità, persino riducendo i costi.

In terzo luogo, La marca del consumatore contribuisce a distinguere e rendere evidenti e conoscibili i ruoli svolti da consumatori e produttori, con relativi problemi, ma anche opportunità. Proprio perché regolazione pubblica, diffusione delle informazioni e etichette esplicative non sono sufficienti, occorre che consumatori e produttori si incontrino, negoziando le caratteristiche dei prodotti. Questo già avverrebbe sul mercato, ma con molte conseguenze negative. In questo modo, invece, si riducono le esternalità e le cosiddette market failures. Il tutto in modo trasparente e veloce, perché è facile mostrare le qualità intrinseche di un prodotto, agevolandone la vendita sul mercato.

In chiusura, si può e deve aggiungere un commento sull’importanza della trasparenza e dell’accesso alle informazioni. Il sito preso in esame fa un gran lavoro, perché consente ai consumatori di modificare le scelte dei produttori che decidono di aderire all’iniziativa, ma tutto si basa su trasparenza e diffusione di informazioni. Se io so per certo che quel prodotto è fatto in un certo modo e ho garanzia del rispetto di una serie di parametri e valori per me importanti non avrò alcun dubbio sull’acquisto e tutto grazie alla conoscenza. In più, se l’iniziativa dovesse prendere piede e diffondersi, condizionerebbe anche altri produttori, in una concorrenza quanto mai benefica, perché orientata al miglioramento, una race to the top, verso prodotti migliori, più giusti, più sicuri e più buoni.

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