Nell’Italia del boom degli anni Sessanta, dei consumi e dell’accelerazione economica, si diffonde il benessere. Televisori, radio, automobili ed elettrodomestici diventano beni accessibili a sempre più persone. Il livello di istruzione aumenta. E si legge. Il mondo editoriale si espande, nascono e si consolidano case editrici nuove al fianco delle storiche realtà culturali. Dedicate non solo ai libri ma anche ai fumetti.

Se prima della Grande Guerra le storie illustrate del Corriere dei Piccoli erano rivolte ai bambini, nel tempo si evolve la narrazione per immagini e abbraccia un pubblico sempre più ampio. Negli anni Trenta era arrivato Topolino, ma dopo la seconda Guerra Mondiale sulla falsariga della scuola fumettistica americana ci sono Zagor, Tex Willer, arrivano eroi mascherati che combattono i cattivi.
Ma nel 1962 si cambia. L’editrice Angela Giussani lancia Diabolik, un antieroe per eccellenza, che non difende i deboli ma ruba e uccide, e un anno dopo crea il personaggio di Eva, ladra sofisticata che condivide con Diabolik furti, omicidi, crimini.

É un’innovazione epocale, su tanti fronti: il primo fumetto noir italiano tascabile che rende iconici due criminali molto umani – in un’Italia cattolica e moralista, dove le cose si fanno ma non si dicono, dove la doppia morale per donne e uomini corre su binari paralleli che non si incontrano mai. Un fumetto che viaggia in treno, per strada, e diffonde trasgressione e fantasia nelle tasche degli italiani benpensanti.

Infrangere gli stereotipi

Eva Kant è un personaggio che scardina l’immaginario collettivo pubblico, quello che viene raccontato come ufficiale, nel momento stesso in cui viene creata. Niente moglie, madre, figlia devota, niente sacrifici per il benessere di mariti o padri. Non è una vittima. Ha una storia umana complicata, figlia illegittima di un nobile dal cognome altisonante, Kant come il filosofo della Critica alla Ragion Pura, e un nome che riporta al peccato originale.

Già le poche lettere che lo compongono mettono in discussione il modello di come deve essere una donna per bene nell’Italia del boom. Compagna e non moglie, prima di incontrare il ladro Diabolik lavora per un gangster, fa la spia, la cantante in un nightclub ed è esperta di arti marziali. Si lega a lui non solo per amore, ma anche per propensione: è lei stessa una ladra, ha raggirato lo zio facendosi sposare da lui per poter utilizzare il cognome che, da illegittima, non le era permesso dichiarare. Si riappropria di ciò che le appartiene. Ruba, uccide, inganna perché lo sceglie, non perché è travolta dai sentimenti. Un’autonomia e un’autodeterminazione fondamentale. Eva sceglie chi essere e con chi stare.

Le sorelle Giussani, un sodalizio
creativo lungo una vita

Il personaggio di Eva è legato in modo indissolubile alle storia delle sue creatrici, Angela e Luciana Giussani. Angela ha sposato l’editore Gino Sansoni e inizia a lavorare nel mondo dei libri con lui nella casa editrice Astoria. Ha posato come modella, ha sempre avuto una mente libera e progettuale. Lascia la Astoria e fonda la sua casa editrice, l’Astorina: per tutta la vita lavorerà con la sorella Luciana alle avventure di Eva e Diabolik, un sodalizio intellettuale, creativo e lavorativo indissolubile quanto quello tra i protagonisti dei fumetti che creano.

Di eroi mascherati e legami amorosi nelle storie a fumetti ce ne sono altri, uno su tutti quello tra Fantomas e la sua amante Lady Maud Beltham, ma quello tra Eva e Diabolik è differente. Lui cupo, spesso negativo, a tratti violento, disposto a uccidere per ottenere quello che vuole. Eva Kant non ne è il contraltare, ma la coprotagonista. Una donna iconica, glaciale, razionale e insieme tormentata, persegue imperturbabile l’obiettivo della vendetta e allo stesso tempo ruba per piacere. Potrebbe fare qualsiasi cosa, e invece è dedita al crimine per la vita.

Eva Kant sul grande schermo

Le avventure di Eva e Diabolik hanno accompagnato le mie estati a Sperlonga sotto l’ombrellone per anni, da ragazzina. Dopo il pranzo, prima dell’ennesimo bagno, quell’attesa sulla sdraio era dedicata a leggere di avventure rocambolesche e di stratagemmi spettacolari per rubare diamanti rosa, quadri e gioielli.

Le ho ritrovate nel tempo nelle librerie di case in campagna, al mercato di Porta Portese tra i banchi dei libri usati, nelle conversazioni con amici appassionati di fumetti. Con grande piacere le ho ritrovate al cinema in questi giorni, nel film Diabolik dei Manetti Bros, uscito il mese scorso dopo essere stato presentato all’ultima edizione del Noir in Festival. Un amarcord che spero continui con un altro capitolo sul grande schermo, come si fa con le grandi avventure.

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