Il 28 settembre presso il Funaro a Pistoia, grazie alla disponibilità della Fondazione Toscana Spettacolo, si presenta un Manifesto molto particolare, quello dello spettatore, categoria che delle forzate chiusure ha sofferto – sebbene in forma differente – quanto gli artisti stessi. Ne parliamo con Stefano Romagnoli, anima del progetto.

Stefano Romagnoli, innanzi tutto grazie di essere con Rewriters, ci permetti di dare voce a chi in questi anni ha subito comunque la grave privazione di qualcosa di prezioso:
Come sei diventato spettatore professionista?

Era il 1996, la mia frequentazione a teatro era, diciamo, poca cosa rispetto al cinema dove andavo quasi tutte le sere e riuscivo a vedere anche 2 spettacoli di seguito. Poi una sera due miei carissimi amici, David Severini e Michelangelo Bellani mi proposero la visione di NOVECENTO,tratto dal libro di Baricco, Regia di Gabriele Vacis ma ancor più importante fu la presenza in scena di Eugenio Allegri, Maestro della Commedia dell’Arte. Rimasi folgorato dalla sua interpretazione tant’è che il giorno dopo tornai a teatro a vedere subito un altro spettacolo e così piano piano la mia voglia di vedere teatro esplose immediatamente e il termine spettatore professionista fu coniato durante la seconda edizione del Festival di Terni, quando Lucio Mattioli Responsabile della biglietteria scrisse appunto SP in quanto riuscì a vedere tutti gli spettacoli del Festival. Una precisazione doverosa è spiegare che il mio lavoro è altro, sono infatti commerciante di materiale elettrico presso il mio negozio che mio padre aprì nel 1960 e che tutt’ora conduco con mia sorella Elisabetta. Per dire che il teatro è entrato a far parte della mia vita anche se non ho fatto studi dedicati o partecipato, se non con due comparsate, a spettacoli assolutamente amatoriali qui a Foligno, città dove abito, con emozione e che riconosco essere una salvezza della mia anima. Sp è oggi presente su FB dove conta più di 8.000 iscritti, dove più testate social pubblicano articoli, mentre molti teatri o rassegne, festival, progetti pubblicano i propri eventi con un notevole riscontro di pubblico. Sono chiamato a partecipare a congressi, incontri, a vedere prove e questa forte presenza mi ha portato ad essere nominato in Finale del Premio Rete Critica nel 2019, cosa che mi sorprese e che ancora ricordo con molto piacere, da quel giorno, grazie anche alle molte conoscenze che ormai ho nel mondo teatrale sono stato chiamato da Laura Palmieri Curatrice di RAI Radio come inviato per la trasmissione PANTAGRUEL che è andata in onda dal 25 giugno al 5 settembre e durante la quale il mio ruolo è stato quello di inviato ai festival estivi di teatro. Inoltre durante il lockdown con Oliviero Ponte di Pino , Mimma Gallina e un gruppo di lavoro abbiamo cominciato a parlare dello spettatore come  entità necessaria allo svolgimento della rappresentazione teatrale…

Con quali criteri e quali voci avete redatto il manifesto che verrà presentato a Pistoia?
La prima stesura è stata un vero e proprio leggerci dentro ed esternare ogni legame con l’essere spettatore e la scena. Abbiamo scritto pagine e pagine di idee, riflessioni, appunti, consigli e ci siamo trovati di fronte ad una complessità che sembrava non esserci ma che in realtà c’era ma era nascosta, ecco la pandemia ha scoperto questo nervo e da lì l’insofferenza  e la necessità di riportare lo spettatore al centro della scena ci è sembrato attuale e non più rimandabile al domani. Per essere chiari abbiamo interpellato l’AVV Sabrina Peron che dal punto di vista giuridico ci ha fornito delucidazioni fondamentali per non incappare in situazioni poco credibili ed invece siamo stati supportati con grande professionalità’ ed attenzione 

Parliamo dei diritti dello spettatore
Sono 10 al momento gli articoli dedicati ai diritti dello spettatore legati alla professionalità di chi va in scena e di chi programma (sicurezza, accessibilità, cura degli spazi), per poi passare alla necessità di essere stravolti dalla bellezza, sorpresi dalla visione di un sogno, di avere un confronto con gli artisti, con gli altri spettatori, essere partecipativi alla progettazione culturale e soprattutto essere nomadi per i teatri nel loro ampio respiro di proposte. 

E ora dei suoi doveri
I doveri degli spettatori si possono sintetizzare nel rispetto delle norme vigenti, spegnere il cellulare, non disturbare, sapere che i lavoratori devono essere pagati, farsi testimone di ciò che si è visto, essere puntuale! 

Quali ritieni personalmente siano le misure maggiormente utili? Io per esempio non riesco a capire a cosa serva il green pass se viene mantenuto il distanziamento o perché un non vaccinato debba tamponarsi mentre un vaccinato no pur essendo potenzialmente contagioso… vi siete riferiti a criteri medici? Politici? Di buon senso?
Si fa un gran parlare delle norme vigenti in chiesa o nei ristoranti dove si deve sempre mostrare il green pass ma poi ci si siede a 20 centimetri dall’altro commensale mentre nei cinema, teatri musei, è obbligatorio il distanziamento che allontana ancor di più lo spettatore e che rischia di essere un’arma contro tutta la cultura in genere.  Ora è necessario affrontare la pandemia con tutte le armi che abbiamo ma è necessario al più presto far tornare la gente in teatro , far si che la condivisione sia un punto fermo di quello che è anche il compito del teatro, l’accoglienza, lo stupore, la gioia devono tornare ad essere parte fondamentale di quel rito, sacro, laico, che il teatro deve attuare in ogni sua latitudine. Il teatro è vita! 

Condividi: