Ho cambiato musica: dopo un’intera vita a servizio della nevrosi, mi sono messa l’anima in pace. Sbandiero la mia età come uno stendardo, faccio festa alla vita fin dal mattino. Passo in rassegna i miei organi interni come un militare di rango le sue truppe schierate. Un bonario schiaffone alla schiena che certe volte dimentica il portamento giovanil-militaresco (tipo: un generale di leva), due parole alle spalle che tendono a chiudersi e vai, ecco una nuova giornata pronta a schiudersi come la corolla di un giglio eterno, non soggetto a sfioritura.

Accendo il volume sotto un vecchio vinile di Schubert. La marcia militare in Re Maggiore. E do inizio alle danze.

Sto bene, grazie. E così spero di voi. Volete sapere chi ha operato il miracolo? Una ragazza, d’età compresa fra i 17 e i 36 anni (lo so, l’arco è slabbrato, extralarge, eccessivo, ma oggi le cose stanno così). Ha comprato il mio ultimo glorioso romanzo, ad un’altra pubblica presentazione, e, all’atto di porgermi il volume scopo dedica, mi ha chiesto:

Posso farle una domanda?”. L’ho incoraggiata. La domanda era questa: “Come si fa a scegliere?”. Ho scoperto poi che di anni ne aveva 41. Me l’ha detto arrossendo. “Lo so, sembro più giovane”, ha confessato, come se fosse una colpa o una disgrazia invalidante (quelle della mia fascia d’età sarebbero disposte a investire cifre consistenti per ottenere il medesimo risultato). La domanda è rimasta lì, fra noi, a galleggiare fra gli ombrelli delle mie “zoccole dure” in fila al Firmacopie (si tratta dello “zoccolo duro” di cui parlano i politici coniugato al femminile. Significa quel tot di  “e-lettrici” su cui so che posso contare).

Non volevo eludere la domanda, ma la risposta non era, non è, semplice. La ragazza quarantunenne ha approfondito, in attesa che io uscissi dal coma: “Ho mille desideri divergenti. Ho tutte le strade davanti. Ancora aperte. Ma per quanto? Un giorno penso che voglio un figlio, due minuti dopo penso che voglio andare a vivere a Boston dove ho un cugino in secondo grado, due minuti dopo ancora penso che voglio licenziarmi e nello stesso momento penso che, se mi muovo in un certo modo, posso accaparrarmi la direzione di un settore dell’azienda dove lavoro… E’ tutto equivalente, è tutto possibile, ma non riesco a scegliere… e presto sarà troppo tardi: alla sua età, si impara a scegliere?

Rispondo di getto: “Alla mia età non ce n’è più bisogno, di scegliere. Il disegno della tua vita, se ti volti indietro, è già quasi interamente composto. Ti cala addosso una gran calma, una pace proficua che puoi investire nel godimento di tutto quello che hai saltato perchè andavi di fretta”.

Mi ha dedicato un sorriso di allegra disperazione: “Devo aspettare… il… come lo chiama lei…terzo tempo?”.

Prova a fare come se tu fossi vecchia, mettici lo stesso impegno che metto io nel vivere come se fossi giovane. Io mi spingo a uscire quasi tutte le sere, a non smettere di fare casino nè di viaggiare, a non  smettere di ridere per qualcosa di scemo. A non rinunciare a sperare, progettare e demolire, a immischiarmi nei fatti del mondo e mescolarmi  alla pari con gente che ha vissuto meno di me. Tu attrezzati come una vecchia intelligente: impara la leggerezza di chi ha già vissuto. Non metterti sempre al centro del quadro. Lavora a ridurre l’onnipotenza: nella vita si crede di scegliere ma domina il caso. Fai amicizia con il caso invece di romperti la testa con le scelte ad esclusione. Puoi andare a Boston e starci tre mesi. Puoi buttarti sulla carriera tenendoti il tempo e l’energia per crescere un bambino. Puoi fare tutto adagio. Perchè la vita si allunga di un anno ogni anno e quando avrai la mia età avrai un altro mezzo secolo davanti. Vedi di non arrivarci stressata”.

Se ne è andata via contenta. Ero contenta anch’io.

Consiglio a questo punto un film appena uscito: La scelta di Annie, diretto da Audrey Diwan, adattamento cinematografico del romanzo autobiografico L’evento di Annie Ernaux, vincitore del Leone d’oro al miglior film alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia

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