La spasmodica ricerca del grasso saturo nella caduta dell’impero americano

Alzi la mano chi da piccolo o in gioventù non ha mai sognato di voler andare a vivere in America. The United States of America, the land of opportunities!
Il mio futuro voleva essere là.
Sarei andata a vedere il baseball, di cui ovviamente non conosco una regola salvo il fatto di dover colpire una palla con una mazzarocca e scappare velocemente come se avessi insultato un culturista psicopatico.
Probabilmente sarei anche arrivata a pesare sui 3/400 chili in un tripudio di drugstores aperti tutta la notte, bibite gassate e grassi saturi.
Invece niente, perché una disillusione puntuale e cruda come una mannaia si è malamente abbattuta sulle mie speranze.
Niente Hamburger alla tripla sugna, quindi.
Niente tinozze di Seven Eleven, e zero serial killers disposti a rapirmi in un parcheggio per poi sghignazzare alla vista del mio povero volto stampato sul cartone del latte.
Guardate che lo so che i loro mitici panini sono anche qui.
So anche che le stesse bibite sono disponibili sui nostri scaffali.
Ok, ma non è lo stesso.
Da noi anche il più laido dei cheeseburger sa di mamma e mandolino, e poi un killer non fa in tempo a diventare serial perché, non essendo ancora abituato al GPS nel telefono e alle telecamere ovunque, si fa beccare alla prima mignotta che ammazza.
Quindi ora io odio Trump e voi vi chiederete perché.
Lo odio non perché sia un personaggio surreale, ma perché non ha mai fatto niente di veramente americano.
Cazzo, c’è il Covid e tu non mandi un Bruce Willis qualsiasi ad annientarlo?
Prendete Bush-figlio, che era un cretino senza pari. Lui almeno aveva inventato dal nulla la guerra all’Iraq, e quella guerra si confaceva perfettamente al profilo tenuemente colonizzatore di un paese abituato ad acquistare le armi dal giornalaio.
Insomma, ci stava.
Guardate gli ultimi presidenti: Reagan incarnava il sogno americano dell’attore di stampo cinofilo che diventa presidente.
Bush-padre aveva fatto affari con l’Iraq lasciandone l’eredità al figlio demente. Tutto molto americano.
Clinton viene ancora oggi ricordato insieme ai bomboloni ricevuti da Monica Lewinsky, e aiutatemi a dire quanto è americano.
Obama, un nero hawaiano alla Casa Bianca, non ve lo dico neanche.
Oggi invece il sogno americano si dissolve fra evidenti debolezze, bluff e palese incapacità di rapportarsi come un tempo con gli ex sudditi del resto del mondo.
Quasi quasi è più cool Putin. Almeno lui inventa vaccini farlocchi e li somministra alla figlia, che infatti ora sussurra alle piante. E quanto è fico quando avvelena gli oppositori per poi fargli gli auguri di pronta guarigione?
Niente, odio Trump perché mi ha distrutto il sogno/incubo americano, dove vale tutto e si finge che ci sia speranza per tutti. Trump ha reso debole l’idea degli States.
Come se Sylvester Stallone, Kurt Russell e Chuck Norris si ritrovassero ad interpretare le Destiny’s Child.
A Novembre poi ci saranno nuove elezioni, ma la situazione non migliorerà.
E se l’altra sera avete assistito alla mestizia del dibattito fra Donald bellicapelli e mortovivente Biden, l’avete già capito.
Quindi ora ho statuito di poter decisamente riprogrammare i miei sogni che, al momento, sono pienamente incentrati su un monolocale su Marte. lì almeno pare che gli abitanti siano assai più limpidi di noi e gli Hamburger come minimo spaziali.
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