Contrariamente a quanto si racconta, Luigi la sua gavetta l’ha fatta tutta, è stato webmaster, giornalista, steward, manovale, regista, rappresentante, tutto in un solo giorno, il 15 giugno del 2006. Non si può dubitare che sia uno stakanovista, sul suo canale Tik Tok Ministri per caso ha già pubblicato migliaia di video dei suoi viaggi. Nell’ultimo, un’autointervista, faceva il giovane attivista entusiasta e il ministro algido  allo stesso tempo.

“Ho portato molto del mio precedente ruolo di governo nel nuovo. Ovunque vada dall’aereo saluto sempre tutte le crisi aziendali. Con il cuore sono con voi ragazzi”,

ha dichiarato con una delle due espressioni rimastegli, quella con la cravatta. Molti sono rimasti sorpresi che dicasteri importanti siano stati conferiti ad una persona priva di qualsiasi esperienza.

Gli esteri e il lavoro sono in Italia due cose ormai scomparse, per questo ne sono diventato ministro,

ha dichiarato con un misto di umiltà ed orgoglio. Sembra che Draghi, prima di confermarlo, lo abbia messo alla prova chiedendogli di consegnargli un report sulla Libia, con la bocca. “Sarò un cane da repòrt” ha soggiunto con il suo usuale atteggiamento di servizio. Gigino è uno che sa programmarsi molto bene. Ogni viaggio comincia con un intensivo di geografia e una sessione di Google maps 3d. Lo stesso Google che alla fine delle missioni gli chiede: Com’era la Casa Bianca? Scrivi una recensione, sei molto popolare. Non ha più scritto però, da quando ha raccontato di una valigetta e un bottone rosso.

Un altro punto cruciale della sua programmazione è il gobbo elettronico. Non riesce a farne a meno, prima di ogni discorso ne tocca la parte curva. Il suo staff della comunicazione ha perciò scelto definitivamente il modulo ‘un pomiglianese a New York’. Niente più aplomb istituzionale, Luigi rimarrà uno sfigato rappresentante di studenti campani anche dovesse diventare imperatore galattico. E sta funzionando bene, anche se molti attribuiscono il diradarsi delle gaffe a una meravigliosa sperimentazione di internet delle cose. Luigi è probabilmente telecomandato con un chip nel velopendulo. Cosa non si fa per il progresso dell’umanità. È così che lo vuole il suo pubblico, il cui zoccolo duro è sempre quello delle 189 preferenze con cui è entrato nella prima lista cinque stelle. Quei fortunati sono saliti ormai quasi tutti sull’ascensore sociale di Gigino e spargono il suo verbo, rigorosamente al congiuntivo, ai vari piani dei ministeri. Del resto sono tanti i successi da ministro del lavoro difficili da contestare: ha incentivato il ritorno in patria di anziani emigrati come Mimmo Parisi, lo strozzapalloni del Mississipi, nominato capo dell’Anpal. L’italoamericano ha da poco lasciato l’incarico mentre lavorava ancora indefesso alla decriptazione dell’acronimo. Ha abolito la povertà, anche se solo per un paio di persone molto vicine a lui, ma da qualche parte bisognerà pur cominciare. Ha vissuto solo un paio di momenti molto duri: il primo quando ha inseguito in Francia i gilet gialli. “Ah, non era un raduno di steward?”, si è giustificato. Un altro quando si è fatto congiuntivo in mare con la sua Virginia. Doveva essere una cavalcata eroica tra i cavalloni in favore di fotografi invece l’effetto finale è stato Alberto Sordi con la Koscina. L’ultimo problema è arrivato quando ha passato lo scettro a Crimi, purtroppo non in mano. Vito ha cominciato a soffrirne e a non sedersi più alle riunioni. Sull’evoluzione dei Cinque stelle infatti la posizione di Gigino, di difesa integrale dei principi, è chiarissima: ha convocato un gruppo di deputati veterogrillini in un locale chiudendoli a doppio mandato. “Farei di tutto per rendere serena la leadership di Giuseppe”, ha soggiunto, “anche iniezioni di benzoadiezepine”.

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