(English translation below)
Ripensare, aggiornandolo, l’impianto legislativo europeo sull’assistenza sanitaria transfrontaliera per accrescerne la visibilità tra i cittadini europei e colmarne le lacune, riconoscendo priorità alle esigenze dei pazienti. Come? Attraverso la revisione (attualmente in corso) della Direttiva 2011/24/EU relativa all’applicazione dei diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfrontaliera e diritti dei pazienti che dettaglia le condizioni alle quali un paziente può recarsi in un altro paese UE per curarsi vedendosi riconosciuti prescrizioni mediche, accesso a farmaci e dispositivi medici e i relativi rimborsi. Con l’obiettivo di facilitare la collaborazione tra gli Stati in materia sanitaria, mantenendo un equilibrio tra la sostenibilità dei sistemi sanitari e la protezione del diritto dei pazienti a curarsi al di fuori del proprio paese.

A dieci anni dall’entrata in vigore della Direttiva, conoscenza e tutela del diritto all’assistenza sanitaria transfrontaliera restano insufficienti, col risultato che permangono evidenti inefficienze di natura informativa e organizzativa: molti ignorano la possibilità di curarsi all’estero, le condizioni per ricevere trattamenti, la qualità e sicurezza di questi, la procedura per ottenere rimborsi, per avanzare un reclamo e per la risoluzione di controversie. E ancora non sono consapevoli della presenza di sportelli nel proprio paese (i cosiddetti Punti di contatto nazionali).

A peggiorare il quadro dell’assistenza sanitaria europea si aggiungono lungaggini burocratiche, oneri amministrativi e sistemi di rimborso farraginosi.

Un’organica revisione della legislazione

L’esecutivo europeo ha pertanto deciso di avviare un’organica revisione della legislazione in materia di assistenza sanitaria, per trovare una soluzione a tali questioni, indagando a fondo su alcuni elementi come la disponibilità dei cittadini europei a recarsi all’estero e le loro motivazioni, guardando a fattori quali paese di origine, età, condizioni sociali e economiche.

In questo lavoro di valutazione sono coinvolti tutti quanti sono responsabili o comunque interessati dall’implementazione della Direttiva, inclusi i cittadini, chiamati ad esprimere commenti e fornire suggerimenti attraverso una consultazione pubblica che, disponibile a partire da maggio, avrà una durata di 12 settimane.

Raccolti dati, pareri e proposte e presentato il rapporto finale al Parlamento e Consiglio europei entro la fine di quest’anno, si dovrebbe procedere con l’adozione di un nuovo testo legislativo che stando alla tabella di marcia della Commissione europea dovrebbe avvenire nel primo semestre del 2022.

In tema di sanità transfrontaliera non può mancare il riferimento alle Reti di Riferimento Europee (le cosiddette ERNs) che, come previsto dalla Direttiva, dal 2017 facilitano lo scambio di informazioni ed esperienze tra esperti del settore in particolare in ambiti che richiedono trattamenti altamente specializzati e informazioni e risorse condivise, come le malattie rare. Questi strumenti virtuali (ne esistono 24 complessivamente e ognuno è dedicato a uno specifico gruppo di malattie) sono molto promettenti in termini di creazione e condivisione di conoscenze, ricerca e innovazione e di formazione.

Le ERNs godono di un buon supporto politico e finanziario da parte dell’UE, apprezzate per i loro punti di forza principali tra cui una consolidata struttura di governance, capacità di networking e il loro ruolo nel facilitare la cooperazione intra-europea.
I buoni risultati finora ottenuti non bastano, occorre sviluppare ulteriormente queste strutture, sfruttarne appieno il potenziale non solo continuando le attività portate avanti finora, ma anche ampliare la loro portata a livello geografico e tematico e integrarle nei sistemi sanitari.

E’ fondamentale garantirne la sostenibilità finanziaria e organizzativa, nella consapevolezza del contributo imprescindibile che possono fornire nella lotta alle disuguaglianze, nell’accesso alle cure tra paesi membri, soprattutto in presenza di malattie cosiddette orfane. La tecnologia digitale su cui le reti si basano, infatti, facilita un approccio inclusivo alle cure, attraverso lo scambio di informazioni ed esperienze che permettono il trattamento di molte malattie in loco, limitando gli spostamenti in altri paesi ai soli casi necessari.

Le reti di riferimento europee, come la Direttiva del 2011, sono soggette a un monitoraggio costante e a valutazioni periodiche su base quinquennale (la prima sarà condotta nel biennio 2022-2023) delle performance, per stimare il loro ruolo nella creazione di linee guida, programmi di formazione, nel supporto alle attività di ricerca, e, non meno importante, il loro valore aggiunto nella ricerca, diagnosi e cura delle malattie rare.
Seppure permangano alcuni limiti, le misure intraprese finora dimostrano il riconoscimento della rilevanza dell’assistenza sanitaria transfrontaliera da parte dell’UE.

E’ il momento di investire adeguatamente su una capillare strategia di comunicazione e un’ampia collaborazione intra-europea per fornire ai pazienti europei le soluzioni di cui necessitano, ovunque siano disponibili.
Poter accedere a conoscenze e trattamenti sanitari innovativi e efficaci sfruttando sia la modalità digitale che in presenza, è un diritto che va garantito in tutta l’UE.

ENGLISH VERSION

Healthcare in Europe: care without borders

The European Commission is working on the revision of the Directive concerning the right of access to healthcare in all EU countries. Additional and more accurate information, sharing of knowledge and procedures between Member States are the main issues to be addressed.

Rethinking and updating the European legislative system on cross-border healthcare to increase its visibility among European citizens and fill gaps, giving priority to patients’ needs. How? Through the revision (currently underway) of Directive 2011/24 / EU on the application of patients ‘rights relating to cross-border healthcare and patients’ rights which details the conditions under which a patient can travel to another EU country for treatment having recognized medical prescriptions, access to drugs and medical devices and related reimbursements. With the aim of facilitating collaboration between states in health matters, maintaining a balance between the sustainability of health systems and the protection of patients’ right to be treated outside their own country.

Ten years after the Directive came into force, both knowledge and protection of the right to cross-border healthcare remain insufficient, with the result that there are still evident informational and organizational inefficiencies. Many patients are unaware of the possibility of being treated abroad, the conditions for receiving treatments, the quality and safety of these, the procedure for claiming refunds, for making a complaint and for resolving disputes. And they are still not aware of the presence of National Contact Points.
To worsen the picture there are also bureaucratic delays, administrative burdens and cumbersome reimbursement systems.

An organic review of the legislation

The European Commission has therefore decided to start an organic review of the legislation to find a solution to these issues, investigating elements such as the willingness of European citizens to go abroad and their motivations, looking at countries of origin, age, social and economic conditions.
All those who are responsible or otherwise affected by the implementation of the Directive are involved in this evaluation work, including citizens, called on to express comments and provide suggestions through a public consultation available as from May for 12 weeks.

Once the data, opinions and proposals will be collected and the final report presentedto the European Parliament and Council (hopefully by the end of this year), the Commission should proceed with the adoption of a new legislative text which, according to the roadmap, should take place in the first half of 2022.

In terms of cross-border healthcare, we cannot but to mention the European Reference Networks (the so-called ERNs) whose legal basis was established in the Directive facilitating since 2017 the exchange of information and experiences between experts in the sector, particularly in areas that require highly specialized treatments and shared information and resources, such as rare diseases. These virtual tools (there are 24 in total and each is dedicated to a specific group of diseases) are very promising in terms of knowledge creation and sharing, research and innovation and professional training development.
ERNs enjoy a strong EU political and financial support and are valued for their core strengths, including an established governance structure, networking capabilities and their role in facilitating intra-European cooperation.

The good results achieved so far are not enough, it is necessary to further develop these structures, to exploit their full potential not only by continuing the activities carried out so far, to broaden their scope geographically and thematically and integrate them into health systems. It is essential to ensure their financial and organizational sustainability, in the awareness of the essential contribution they can make in the fight against inequalities in access to care between member countries, especially in the presence of so-called “orphan” diseases. The digital technology on which the networks are based, in fact, facilitates an inclusive approach to treatment, through the exchange of information and experiences that allow the treatment of many diseases on the spot, limiting travel to other countries to only necessary cases.

The ERNs, such as the Directive of 2011, are subject to constant monitoring of performance and periodic evaluations on a five-year basis (the first will be conducted in the two-year period 2022-2023) to estimate their role in the creation of guidelines, training, in supporting research activities, and, last but not least, their added value in research, diagnosis, treatment of rare diseases.
Although some limitations remain, the measures taken so far demonstrate the recognition of the importance of cross-border healthcare by the EU.

It is time to invest adequately and in a widespread communication strategy and extensive intra-European collaboration to make the solutions they need available in the most equitable and inclusive way possible to European patients.
Access innovative and effective knowledge and health treatments using both digital and face-to-face methods is a right that must be guaranteed across all EU.

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