L’arte contemporanea ha il potere di ispirare, provocare e riflettere sulla condizione umana in modi che trascendono il tempo e lo spazio. Un esempio di questo potere è la mostra L’ultimo meraviglioso minuto di Pietro Ruffo, che si tiene a Palazzo Esposizioni a Roma dal 29 ottobre 2024 al 16 febbraio 2025.

Pietro Ruffo presenta in questa mostra una serie di opere d’arte che indagano l’impatto dell’umanità sulla Terra. La mostra, curata da Sébastien Delot, direttore della collezione del Museo Nazionale Picasso di Parigi, è promossa dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e prodotta e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo.

Le opere d’arte, il percorso espositivo

L’ultimo meraviglioso minuto rappresenta la più vasta esposizione dedicata all’artista da un’istituzione pubblica fino ad oggi. Il percorso espositivo si snoda attraverso quattro sale del piano nobile di Palazzo Esposizioni, dove Ruffo presenta oltre 50 opere create appositamente per l’evento.

Tra queste, spiccano le grandi tele della serie Antropocene, che riflettono sulla denominazione geologica dell’epoca attuale, dominata dall’influenza umana sul pianeta.

Il titolo della mostra si ispira a una riflessione sulla storia del nostro pianeta e della conoscenza, condensando in un unico minuto meraviglioso l’essenza della nostra esistenza e del nostro impatto sulla Terra.

Se riduciamo i 13,8 miliardi di anni dell’Universo a un periodo di dodici mesi, i dinosauri compaiono verso Natale, mentre i primi Homo sapiens arrivano solo pochi minuti prima dei fuochi d’artificio di Capodanno”. (Carl Segan). 

Sulla base delle ricerche della paleontoclimatologa Rebecca Wragg Sykes, oltre che dall’assunto di Carl Segan di cui sopra, Pietro Ruffo ci induce a guardare l’Antropocene da un punto di vista diverso da quello della narrazione attualmente predominante.

L’installazione immersiva ricrea l’atmosfera di una foresta primordiale, invitando i visitatori a camminare tra le testimonianze di una storia antica, rappresentate dalle opere circolari intitolate De Hortus.

La video installazione The Planetary Garden, realizzata in collaborazione con Noruwei, collega preistoria, presente e futuro in un orizzonte stratificato, offrendo una visione unica del nostro posto nel tempo e nello spazio.

La mostra è un invito a riflettere sul nostro ruolo nel mondo e sulla responsabilità che abbiamo nei confronti del pianeta. È un’esperienza artistica che spinge i visitatori a considerare il potenziale meraviglioso della nostra presenza sulla Terra, e a riconoscere l’importanza di ogni singolo momento che viviamo.

Sicuramente, in quanto esseri umani siamo degli attori del cambiamento climatico ma, nello stesso tempo, non siamo solo quello. Nel nostro “breve” periodo di permanenza sulla Terra siamo stati in grado di creare una grande meraviglia. Il clima è sempre stato soggetto a continui mutamenti e, sebbene abbiamo contribuito ad accelerarli, sono certo che riusciremo a cambiare rotta nel prossimo futuro, rapportandoci in modo diverso all’ambiente”.

La mostra termina con una riflessione su Roma, vista e sezionata nelle sue varie fasi storiche e geologiche: un palinsesto visivo creato appositamente per Palazzo Esposizioni, che pone sotto un unico sguardo millenni di evoluzione.

Nelle parole del curatore della mostra, Sébastien Delot,

“la capacità del pensiero umano” sta nel “portare improvvisamente alla superficie della coscienza un sapere che apparentemente è precipitato in un fondo senza fine”.

Pietro Ruffo, vita e opere

Pietro Ruffo (Roma, 1978) è laureato in architettura all’Università degli Studi Roma Tre, ha vinto nel 2009 il premio Cairo e nel 2010 il Premio New York, è stato titolare di una borsa di ricerca presso l’Italian Academy for Advanced Studies alla Columbia University.

Negli ultimi anni ha esposto presso importanti musei e istituzioni internazionali. In particolare:

Nel 2006 Ha realizzato i confessionali della Chiesa del Santo Volto di Gesù a Roma progettata dagli Architetti Sartogo e Grenon.

Nel 2019-2020 – in occasione del centenario della borgata giardino Garbatella – insieme a 100 studenti del dipartimento di Architettura di Roma Tre, ha realizzato un lavoro sull’idea di ricostruire, conservare e trasmettere l’eredità culturale dei luoghi, segnando gli spazi urbani stratificati, modellati sull’intero spessore della cultura dei gruppi sociali.

Nel 2021 ha realizzato l’opera Migrante, per il Parco dei Daini di Villa Borghese a Roma.

Nel 2024 ha realizzato una grande installazione per la 60esima Biennale di Venezia.

VADEMECUM

L’ultimo meraviglioso minuto 
Palazzo Esposizioni Roma
29.10.2024__16.02.2025

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