So di essermi guadagnata la vostra fiducia sufficientemente da potervi orientare nella scelta di chi collezionare come mentors. Tra i vostri favoriti, sappiatelo, da oggi non può più mancare La donna a caso (sempre che non seguiate già il progetto).

Appena atterrate sull’account, troverete titoli, titoletti, titoloni, sommari, catenacci, occhielli, e chi più ne ha più ne metta, riferiti a donne. Sono per lo più foto di giornali (cartacei e digitali) che mostrano come l’informazione tratti le donne: svalutandole, mancando loro di rispetto, ostracizzandole, ridimensionandole, ridicolizzandole, minimizzandole.

Si chiama sessismo, si chiama violenza. Violenza, sì. Non è forse violento cancellare il nome di chi è protagonista di un fatto? Il diritto al nome è sancito dalla Costituzione, mica cippa. Eppure, guardare per credere, ovunque si parla di donne, mamme, mogli che fanno questo e quello, senza che sia riconosciuto loro il minimo: il nome, il ruolo, il titolo. Così, nella sfilza di “A due donne il Premio Wolf..“, “La scienziata ha scoperto la nuova stella..“, “Una donna per la prima volta a capo della polizia di NY..“, “Donne e banche: un’italiana guiderà ..“, si cancellano le identità delle donne, il loro talento, il loro potere, il loro merito.

Attenzione, non sono opuscoli di quartiere ma le più importanti testate nazionali, tra cui la quarta agenzia stampa del mondo Ansa, Il Sole 24 Ore, La Repubblica. Un esempio? Vi ricordate Valèrie Baudson? Da meno di un anno è la nuova amministratrice delegata del colosso francese Aumundi, una società di asset management (la Baudson, caso strano, guadagna il 33% in meno rispetto a quanto guadagnava il suo predecessore Yves Perrier).

I giornali, quasi tutti, riportarono la notizia evidenziando non tanto che l’azienda abbia cambiato CEO, ma il fatto che il nuovo ruolo si assegnato ad una donna. Proprio La Repubblica scrive:

Una donna diventa la numero uno dell’asset manager francese, uno dei più grandi al mondo. La scalata rosa ai vertici della finanza mondiale sempre più agguerrita”. Il Sole 24 Ore: “La svolta verde e rosa di Amundi: leader negli investimenti Esg, una donna nuovo ceo”.

Per fortuna ci sono Michela Murgia e Vera Gheno a educarci all’uso paritario della lingua (consiglio della prima Stai zitta e della seconda Femminili singolari), e infatti anche loro seguono su Instagram La donna a caso (per altro in buona compagnia: Chiara Ferragni, Elly Scleyn, Cathy La Torre, Giovanna Melandri, e altri 65mila follower).

Seguire questo account vi aiuterà a porre l’attenzione su ciò che non volete leggere e anche su cosa occorre trasformare affinchè i nostri figli e le nostre figlie possano vivere in un mondo più equo e vero, capace di rappresentare la realtà così com’è, senza inventarne una a misura di referent man, maschio, bianco, cisgender, normoabile, come se il tizio fosse l’unico protagonista dell’esistenza.

Reference Man

Per questo, su ReWriters, siamo impegnati e impegnate a riscrivere l’immaginario: in modo che le prossime generazioni, anche grazie a un nuovo uso del linguaggio, potranno considerare norma che a guidare una città ci sia una donna, una sindaca, senza che sindaca risulti una storpiatura, una diminuzione, una derivazione di sindaco.

E così per le astronaute, le scienziate, le mediche, le direttrici, etc, senza più chiamare Cristoforetti astromamma o Katalin Karikò – studiosa dei vaccini a Rna contro il Covid – madre del vaccino (Murgia parla di ossessione della mammizzazione: ci si aspetta sempre che la donna, anche in posizioni sociali prestigiose, eserciti la funzione della cura, della mestizia e dell’accondiscendenza, pena l’essere tacciata di isterica, aggressiva o bacchettona). Siete prontə?

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