Eric Ezechieli ha fondato NATIVA assieme a Paolo Di Cesare 15 anni fa. Sono stati tra i primi a vedere che il mondo del lavoro stava cambiando. E che la strada per intercettare le nuove tendenze e far crescere la propria azienda passava certamente dalla formazione: ma non solo da quella dei e delle dipendenti. A scuola devono andare anche gli imprenditori e le imprenditrici. NATIVA, che si qualifica come Regenerative Design Company, crede che gli imprenditor* possano ripensare il proprio business, e spiega che in un’azienda il fattore umano è la discriminante tra crescere e restare indietro. Perché oggi il fattore umano sta diventando la leva che sta rivoluzionando il mondo del lavoro.

Eric Ezechieli e Paolo Di Cesare – co founder NATIVA

Ezechieli, in tant* dicono “basta” e mollano il lavoro. E’ una cosa temporanea o sta cambiando qualcosa?
“Uno dei fenomeni più rilevanti a cui stiamo assistendo- è quello della Great Resignation, cioè quello dei lavoratori e delle lavoratrici che decidono di staccare la spina, che si licenziano spesso senza avere un’alternativa di impiego. La cosa covava da tempo ma è diventata evidente ed anzi esplosiva, dopo il Covid”

Insomma, la gente si licenzia senza avere un piano B. E perchè questo sta diventando così’ rilevante?
“L’emergenza covid ha costretto tutt* a ripensare al modo in cui si lavora, e ci ha obbligat* a imboccare strade nuove, tipo lo smart working. Finita l’emergenza la gente ha pensato a cosa di buono aveva lasciato la pandemia. E ha visto l’importanza di prendersi cura delle persone e dei loro valori. E qualcosa è cambiato”.

Soprattutto tra i e le dipendenti.
“Si, la gente ha cominciato a dare più peso allo scopo per cui si lavora. E si è chiesta: questa azienda è allineata con i miei valori? La priorità non è stata più solo l’aspetto economico, ma quello sociale. Nello stesso modo le imprese, che hanno capito il rischio di vedersi abbandonate da dipendenti di qualità, o da talenti in cerca di migliori opportunità, hanno cominciato a creare un ambiente che li e le trattenga nel posto in cui sono: obiettivi condivisi, salute, ambiente di lavoro gradevole”

Eric Ezechieli – co founder NATIVA

Ma le aziende che fanno questo pensano in realtà al loro beneficio o condividono realmente i valori che chiedono i e le dipendenti? Danno corpo a queste richieste con la volontà, ad esempio di restituire al territorio, il loro nuovo impegno? E ci sono imprenditor* più visionar* degli altr*, realmente lontani dal cliché dei padroni di una volta?
“Va ricordato che c’è stato un forte ricambio generazionale negli anni, e che il processo è ancora in corso. Questo ha portato alla modernizzazione del modo di pensare l’impresa, e a considerare non solo l’aspetto economico delle proprie iniziative ma anche al lascito sociale che un’impresa deve darsi come obiettivo, a quello che di benefico rimane sul territorio. E a scoprire una cosa”

Quale?
“Che fare del bene ai dipendent* ed al territorio fa bene anche all’impresa, che il beneficio è reciproco. Lo dimostra l’esplosione delle società benefit, quelle che per statuto perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali. Cosa è richiesto per diventare Benefit? Impegnarsi per creare valore per gli azionisti, sicuramente, ma anche per tutti i propri stakeholder”

E come ne traggono beneficio gli azionist*?
“Le imprese benefit hanno più fiducia dai consumator*, attraggono più talenti ed hanno più attenzione dal mondo della finanza. Ma non solo perché, scusate il termine, appaiono più buone. Ma perché generano meccanismi virtuosi. Un’azienda che fa bene al territorio attrae i talenti, e i talenti sono una ricchezza per l’impresa”

Quante sono le società benefit?
Sempre di più: in numeri oggi hanno complessivamente più di 200mila dipendenti e un fatturato globale che supera i 50 miliardi di euro. Sono quelle che pagano di più i propri dipendenti, e che guadagnano di più: lo dice un recente studio condotto con Intesa Sanpaolo, Infocamere e altri attori. Essere “benefit” può far bene ai dipendenti, al territorio, e anche ai bilanci. Semplice, no?”

Condividi: