Nel 2024 sono più di 3 miliardi le persone che ogni mese hanno a che fare con il ciclo mestruale. Nell’arco di un’intera vita si stima che questo accada circa 450 volte, con un consumo in media di 5 assorbenti al giorno, sia per uso esterno che interno. Quest’ultimi sono costituiti da un nucleo assorbente, un rivestimento esterno in simil tessuto, un cordoncino per facilitare l’estrazione e un applicatore, in plastica o carta, per l’inserimento.

Inoltre, considerando che nel corso dell’età riproduttiva (20-35 anni) si arriva ad utilizzare circa 10 mila assorbenti, possiamo facilmente comprendere che, oltre all’enorme impatto ambientale, questi prodotti mestruali possono avere delle conseguenze anche sulla salute degli esseri umani.

Assorbenti interni, lo studio

A questo proposito, lo studio pubblicato su Environment International da parte di un gruppo di ricercatori dell’Università di Berkeley in California, ha dimostrato la nocività di questi dispositivi dimostrando la presenza di 16 metalli pesanti all’interno di 30 campioni di assorbenti interni di 14 marchi diversi venduti negli Stati Uniti, in Europa e nel Regno Unito. 

Lo studio ha rivelato che tutti i metalli esaminati (arsenico, bario, calcio, cadmio, cobalto, cromo, rame, ferro, manganese, mercurio, nichel, piombo, selenio, stronzio, vanadio e zinco) erano presenti all’interno di tutti i 30 campioni di assorbenti interni presi in considerazione.

Tra questi, il piombo presentava delle concentrazioni maggiori: un dato allarmante considerando che non esiste un livello sicuro di esposizione a questo metallo i cui effetti si riscontrano a livello neurologico, renale, cardiovascolare, ematologico, immunologico e riproduttivo. Oltre al piombo, anche l’arsenico, un noto cancerogeno che può portare alla comparsa di malattie cardiovascolari, dermatiti, malattie respiratorie e neurologiche, è stato rilevato all’interno degli assorbenti.

Conseguenze per la salute

Rimanendo all’interno del canale vaginale per diverse ore, gli assorbenti rilasciano queste sostanze notoriamente tossiche per l’organismo, le quali vengono assorbite dall’epitelio, uno strato della parete vaginale estremamente assorbente e permeabile che consente un rapido ingresso dei contaminanti nel sistema circolatorio. 

I metalli sono sostanze inorganiche naturalmente presenti e non biodegradabili nell’ambiente. La loro tossicità comporta diversi rischi per la salute. La plausibile presenza di metalli nei assorbenti è preoccupante non solo per i noti effetti negativi dell’esposizione ai metalli sulla salute, ma anche per le caratteristiche dell’epitelio vaginale che consentono un efficiente assorbimento di sostanze chimiche nella circolazione sistemica.

Le sostanze chimiche assorbite per via vaginale non subiscono la disintossicazione attraverso il fegato, ma entrano direttamente nella circolazione sistemica.

Tra le varie conseguenze che possono verificarsi in seguito all’utilizzo regolare di assorbenti interni c’è la comparsa della cosiddetta sindrome da shock tossico, un quadro clinico di particolare gravità di cui si è parlato per la prima volta nel 1978, quando si verificò una vera e propria epidemia in seguito all’uscita sul mercato di nuovi assorbenti che potevano essere indossati per periodi molto lunghi.

In quel caso, l’esotossina dal batterio Staphylococcus aureus interagì con il sangue mestruale e con il microbiota vaginale, provocando nel tempo una crescita eccessiva del batterio e della tossina nella vagina. La tossina ha attraversato poi l’epitelio vaginale, entrando così nella circolazione sistemica, e ha prodotto una serie di gravi sintomi negli individui, i quali hanno poi riscontrato l’insorgenza di problemi renali, epatici, cardiaci, respiratori e persino la morte.

Solitamente i sintomi includono: febbre alta, eruzioni cutanee simili a scottature solari, dolori muscolari, vomito e diarrea. Appena questi si manifestano è importante consultare il medico e rimuovere immediatamente l’assorbente interno, optando piuttosto per altri prodotti come gli assorbenti esterni o le coppette mestruali.

Ma come arrivano i metalli pesanti negli assorbenti?

Questo può accadere attraverso vari processi. In primis, la coltivazione delle materie prime (cotone, viscosa) che assorbono i metalli dal suolo contaminato in seguito all’uso dei fertilizzanti. Oltre a questo, c’è da considerare anche i processi di produzione, durante i quali i metalli vengono aggiunti intenzionalmente per conferire al prodotto proprietà antimicrobiche, oppure per controllare gli odori e aiutare l’inserimento. 

Ma le belle notizie non finiscono qui. Studi condotti in precedenza hanno dimostrato che, oltre ai vari metalli pesanti, negli assorbenti interni è possibile riscontrare una serie di sostanze chimiche, tra cui diossine, fragranze, filati, parabeni, bisegoli, glifosato e composti organici volatili. 

Inoltre, dallo studio condotto quest’anno è emerso che le concentrazioni di metalli riscontrate variano significativamente in base al Paese di acquisto e alla tipologia di assorbenti. Per esempio, si è scoperto che gli assorbenti acquistati negli Stati Uniti presentavano livelli più elevati di alcuni metalli pesanti rispetto a quelli acquistati nell’Unione Europea o nel Regno Unito, così come gli assorbenti biologici contenevano generalmente meno metalli tossici rispetto a quelli non biologici, sebbene l’arsenico fosse più abbondante nei primi.

Leggi e regolamentazioni

È bene sottolineare che, nei tre enti governativi in cui sono stati acquistati gli assorbenti interni per questo studio, le normative relative ai prodotti mestruali non sono dettagliate e soprattutto non richiedono controlli periodici sulla qualità.

Negli USA la Food and Drug Administration (FDA) classifica gli assorbenti come dispositivi medici. Tuttavia, non vi è alcun obbligo di verifica per la presenza di contaminanti chimici. Quello che si raccomanda è che gli assorbenti non contengano composti di diossina o residui di pesticidi.

Nell’Unione Europea, gli assorbenti sono regolamentati dalla Direttiva sulla sicurezza generale dei prodotti 2001/95/CE che limita le concentrazioni di piombo, cadmio e arsenico a meno di 1 mg/kg. e seguono un codice di buone pratiche sviluppato dall’industria produttrice di assorbenti.

Nel Regno Unito, gli assorbenti sono regolamentati dalla General Product Safety Regulations del 2005, che richiede che nessun produttore immetta un prodotto sul mercato a meno che non sia sicuro e che i consumatori ricevano informazioni sufficienti per valutare i rischi inerenti a un prodotto.  

In generale, quindi, negli Stati Uniti, così come nell’Unione Europea e nel Regno Unito le normative che dovrebbero proteggere i consumatori da potenziali contaminanti presenti negli assorbenti sono quasi inesistenti e nessuno di questi richiede di verificare la presenza di sostanze chimiche nocive, compresi i metalli pesanti, all’interno dei loro prodotti.

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