Oramai per ogni giorno esistono “giornate mondiali di qualcosa”. C’è la giornata mondiale degli animali (il 4 ottobre), la giornata mondiale degli insegnanti (il 5 ottobre); ma anche ricorrenze un po’ più divertenti e gustose, come ad esempio il World Nutella day (quest’anno caduto il 5 febbraio). Ma, ahimè, esistono anche commemorazioni più tristi e cupe: da 10 anni è stato deciso che il 3 ottobre sia la “Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione”. E la data scelta non è stata decisa a caso: quel 3 ottobre 2013 accadde la tragedia di Lampedusa.

10 anni fa avvenne una tra le più gravi disgrazie del Mediterraneo. Alle 3:15 di notte un’imbarcazione con 500 migranti prese fuoco e si ribaltò. Quel giorno morirono 368 persone. Il mare, che prima rappresentava la via verso una vita migliore, si rivelò essere esattamente l’opposto: la strada verso la loro morte. Vennero in seguito autorizzate operazioni come Mare Nostrum e Frontex, che aumentano i controlli in mare e di conseguenza i soccorsi alle persone.

A dieci anni di distanza da questa tragedia, Lampedusa continua a contare le vittime del mare con cadenza quotidiana. Il suo hotspot è quasi sempre al collasso, e sono tantissimi i migranti che si ritrovano lì senza sapere dove verranno mandati.

Per ricordare quelle 368 persone, in Darsena a Milano è stata realizzata un’installazione shock: si vede una nave rovesciata e circondata da 368 crisantemi, e da sotto questa nave rovesciata si vedono delle braccia che sporgono. L’opera è stata realizzata per sensibilizzare, oltre che ricordare, il drammatico tema delle morti in mare e delle migrazioni. E ciò che mostra quest’opera è un’immagine tanto cruda quanto vera, che siamo abituati troppo spesso a vedere.

Ma cosa è cambiato in 10 anni? Se ci sono arrivi quasi ogni giorno, siamo sicuri che la strada da percorrere sia questa?

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