La violenza contro le donne è un fenomeno sistemico che viola diversi diritti fondamentali e che si verifica in ogni angolo del pianeta, costruendo una società fondata sulle ingiustizie e sulle diseguaglianze.

Si tratta di una grave sottrazione di cittadinanza verso una fetta importante dell’umanità costituita dalle donne e che affonda le radici nel tessuto culturale della società. Sono varie le forme di violenza: da quella che si manifesta direttamente sul corpo della persona considerandolo un oggetto di cui disporne fino alla sua totale soppressione e cancellazione, ad altre forme che, grazie alla ratifica della Convenzione di Istanbul, sono state classificate ed introdotte nel nostro ordinamento giuridico. 

Dai maltrattamenti domestici agli abusi sessuali, dalle molestie sul lavoro alla tratta di esseri umani, questa violenza colpisce trasversalmente, nascondendosi o manifestandosi come aspetti di una normalità che non è affatto tale: nella sua forma  più subdola e invisibile, la violenza psicologica ed economica, contribuisce a tenere relegate le donne in condizioni di assoggettamento e privazione della libertà.

Sebbene a livello normativo molti Stati si siano adeguati o stiano cercando di farlo, l’Italia l’ha fatto sia con il recepimento della Convenzione di Istanbul sia con le modifiche introdotte nel corpo normativo sostanziale e processuale, rimane ancora molto lavoro da fare sul piano culturale e dell’effettiva applicazione delle tutele giuridiche. Gli ultimi fatti di cronaca dimostrano come sia difficile riconoscere i campanelli d’allarme di una violenza che si insinua silenziosa nella quotidianità delle relazioni più vicine a noi.

Dobbiamo sentirci tutti coinvolti davanti alla violenza maschile sulle donne

Per questo è fondamentale sviluppare la consapevolezza sociale sul tema, imparando ad ascoltare e a reagire rispetto alla violenza intercettando il grido muto di aiuto di ogni donna. Dobbiamo sentirci tutti coinvolti rispetto a quanto stanno subendo le donne e non ritenerlo un problema che non ci riguarda perché una società in cui risiede il germe della violenza è una società nella quale ciascuno di noi subisce una spinta all’indietro che non ci permette di realizzare appieno sé stessi.

Oggi più che mai, gli uomini debbono intervenire e impugnare in prima persona la bandiera della battaglia che sia a favore delle donne e dell’intera umanità. Serve un patto tra uomini e donne che sia in grado di spegnere la sopraffazione e i gesti apparentemente involontari che sbriciolano e spengono vite preziose delle donne e spesso anche dei loro figli. Solo così potremo infondere coraggio a chi oggi è sola, impaurita, convinta di non avere vie d’uscita.

Rinforzare gli strumenti culturali

La prima fase, molto difficile, di modifica della normativa è stata compiuta, ora serve fare un ulteriore passo in avanti. La Convenzione di Istanbul, che è il documento chiave per la lotta contro la violenza maschile sulle donne è stata costruita sulle tre P: punizione, prevenzione e protezione.

Si è lavorato con molta convinzione sulla prima delle tre P, cambiando il codice penale, di procedura penale fino al Codice Rosso e all’ultimo pacchetto di norme che riducono i tempi di intervento da parte dello Stato, anche se servirebbe un impegno fortissimo in questo senso con sezioni specializzate nei tribunali, come avviene soprattutto in quelli di dimensioni non piccole.

Ora serve concentrarsi sulla prevenzione attraverso un fitto programma di formazione a vari livelli che sia in grado di dare strumenti culturali a chi si trova davanti a una donna che abbia subito violenza. Occorre che chi lavora nei pronto soccorsi, chi lavora nelle stazioni di pubblica sicurezza, chi giudica una denuncia, per citarne solo alcuni, abbia gli strumenti culturali per interpretare correttamente quello che ha davanti e quello che spesso si cela per paura e per vergogna.

Occorre che questi soggetti si pongano con un approccio collaborativo e facciano sentire alla donna che ha subito violenza di essere accolta e protetta e all’uomo che ha commesso violenza che non sia impunito e che sia, al contrario perseguito e successivamente recuperato ad un sistema valoriale che non sia quello proprietario. 

Insieme alla prevenzione è opportuno non perdere tempo sul piano della protezione che deve intervenire prima che sia troppo tardi salvando delle vite preziose per le donne stesse e per l’intera società. Sosteniamo con tutte le nostre forze il cammino verso la rinascita, restituiamo dignità e speranza attraverso il calore di una rete di aiuto solidale. Ingiustizia tace di fronte all’ingiustizia. Solo uniti riusciremo a strappare tante donne da un destino di violenza, fino a quando anche l’ultima non sarà davvero libera.

A questo proposito è di aiuto la lettura del dossier della Camera dei Deputati che analizza le disposizioni della Convenzione alla luce dell’ordinamento interno, al fine di fornire un quadro di riferimento per il monitoraggio sull’attuazione della Convenzione medesima.

Questa è una battaglia che chiama ognuno di noi ad agire con responsabilità, sensibilità e determinazione. Continueremo a tenere alta l’attenzione su questo tema, nella convinzione che informazione e consapevolezza siano le armi più efficaci a nostra disposizione.

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