Significato: Le molestie sul lavoro, note anche con il termine anglosassone mobbing, si riferiscono sia all’azione di un molestatore o di molestatori volta a produrre paura, terrore, disprezzo o scoraggiamento nel lavoratore colpito nei confronti del suo lavoro, sia all’effetto o alla malattia che ciò produce nel lavoratore. Questa persona o gruppo di persone subisce una violenza psicologica ingiustificata attraverso atti negativi e ostili all’interno o all’esterno del luogo di lavoro da parte di gruppi sociali esterni, di colleghi (molestie orizzontali, peer-to-peer), di subordinati (verticali verso l’alto) o di superiori (verticali verso il basso, dette anche bossing) Questa violenza psicologica ha luogo in modo sistematico e ricorrente per un lungo periodo di tempo, per settimane, mesi o addirittura anni, ed è talvolta accompagnata da incidenti e persino da aggressioni fisiche nei casi più gravi. Una situazione di molestie per un lungo periodo di tempo, oltre a malattie o problemi psicologici, può portare, in situazioni estreme, al suicidio della vittima.

Il fine ultimo di queste molestie, intimidazioni o disturbi (o di solito una combinazione di tutti) è l’abbandono del lavoro della vittima (o delle vittime), considerata dagli aggressori come un fastidio o una minaccia per i loro interessi personali (necessità di estorsione, ambizione di potere, ricchezza, posizione sociale, mantenimento dello status quo, ecc.). L’incidenza del mobbing nella popolazione nel 2003 è stata stimata al 10-15 % del numero totale di lavoratori attivi.

Profilo dell’abusatore: L’obiettivo finale del bullo è l'”omicidio psicologico” della vittima, e il motivo principale è quello di coprire la propria mediocrità, il tutto dovuto alla paura e all’insicurezza che i bulli provano nei confronti della propria carriera professionale. In questo modo, l’attenzione può essere distolta o le situazioni di rischio possono essere travisate, trasformando le vittime in capri espiatori per le organizzazioni. La sola presenza della vittima sul luogo di lavoro scatena, per le sue caratteristiche differenziali, una serie di reazioni inconsce, causate dai precedenti problemi psicologici dei molestatori. In altri casi, il timore deriva dalla minaccia rappresentata per i molestatori dalla conoscenza da parte della vittima di situazioni irregolari, illegali o fraudolente. Gli agenti tossici del mobbing sono nella maggior parte dei casi i superiori o i capi, spesso supportati da “scagnozzi” o “sicari”. Ci sono anche molti bulli tra i colleghi della vittima e si stima che nel 4% dei casi il mobbing sul lavoro sia di tipo bottom-up, cioè da subordinato a superiore. I molestatori spesso agiscono in gruppi o bande di molestatori e gli atti di molestia tendono ad essere, come abbiamo visto, urla, insulti, rimproveri continui, umiliazioni, false accuse, minacce, ostruzioni, “scherzetti”, nickname…. Tutto ciò può portare al vero e proprio linciaggio psicologico della vittima che, se praticato tra tutti i lavoratori, è molto difficile da dimostrare, per cui l’ “omicidio psicologico” sarà stato perfetto.

Sul tema del suicidio dovuto a molestie, discriminazione e bullismo, consiglio l’articolo di Andrea Fiorillo, pubblicato all’interno della rivista Rewriters (https://rewriters.it/salute-mentale-e-rischio-di-suicidio-nelle-persone-lgbtqi-gruppo-di-lavoro-produce-3-studi/).

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