Terzo principio della dinamica: “ad ogni azione corrisponde una reazione, uguale e contraria”. Certo è che mai si sarebbe immaginato che l’ingiusta uccisione di Nahel in Francia, portasse a delle giornate di scontri così violenti.

In tutta la Francia la rivolta ha assunto i toni di una guerriglia urbana.

È vero che se si pensa a un paese simbolo delle rivoluzioni e delle rivolte, subito viene in mente la Francia, ma non era neanche lontanamente immaginabile un simile dispiegamento di forze di polizia per un tempo così prolungato.

La morte di Nahel, un ragazzo di 17 anni, avvenuta a Nanterre per mano di un poliziotto francese ha fatto ribollire il sangue a molti francesi, moltissimi dei quali giovanissimi. Scesi per le strade di tutta la Francia, hanno messo a ferro e fuoco il paese in segno di protesta per questa ingiusta morte. Che di sicuro si poteva evitare. Secondo un bilancio, del tutto provvisorio, sono più di 3mila le persone arrestate da quando sono iniziate le rivolte.

Parigi, Lione, Marsiglia, in tutte le città francesi gli scontri sono stati durissimi. A L’Haӱ-les-Roses, cittadina a sud di Parigi, i rivoltosi hanno attaccato la casa del sindaco con un’auto, che è stata poi data alle fiamme con l’intento di bruciare l’intera casa.

Forze dell’ordine da una parte e manifestanti dall’altra. In mezzo c’è la Francia, che deve fare i conti con violenze ed incendi scoppiati in tutto il paese. Questa guerriglia urbana a cui tutti dicono “basta: dal presidente Macron a tutte le più alte cariche istituzionale, fino ad arrivare all’appello della nonna di Nahel. Proprio a causa della rapida escalation delle violenze, si teme che quest’ultime possano propagarsi anche ad altri paesi, in segno di vicinanza.

Cosa c’è dietro la morte di Nahel? La rabbia per le condizioni socio-economiche delle periferie e la percezione che queste hanno dell’autorità.

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