Classe 1976, pesarese: Michele Panzieri è musicista, producer, un protagonista del mondo della notte. Ultimati gli studi classici, si è subito dedicato alle attività di polistrumentista, producer, dj e speaker radiofonico. Negli anni ’90 è stato al centro della scena underground blues sperimentale, sia nel suo studio discografico 8 Records a Pesaro, dove si sono formate molte band del centro Italia, sia in qualità di session man. Negli anni lavora con tanti artisti italiani, suonando in location come teatri, arene, boschi e musei, sempre muovendosi a metà tra sperimentazione e ricerca. Nel 2010 ha aperto il locale Circolove, divenuto in breve tempo una realtà di riferimento per gli appassionati di house e techno, dove adesso riveste il ruolo sia di direttore artistico, che quello di dj resident.

Michele Panzieri al Circolove

Nonostante il momento critico per il panorama dell’entertainment, attualmente è impegnato con due nuovi progetti: Radio House e Spazio Webo, rispettivamente una app multimediale dedicata all’elettronica di qualità e un auditorium polifunzionale dedicato a musica e performance d’arte varia. Per il mio hastag #orfanidellanotte, Panzieri è una testimonianza doverosa. Lo abbiamo incontrato virtualmente, in attesa di tornare a vivere le sue serate cariche di divertimento.

Ciao, con chi abbiamo il piacere di parlare? Da quanto lavori nell’entertainment? Ciao, sono Michele Panzieri e lavoro in questo settore da 30 anni – anno più anno meno. Vivo il mondo dell’entertainment prima da speaker radiofonico e poi musicista, in seguito anche come produttore e dj.

Radio House, il nuovo progetto di Michele Panzieri

Lo stage più divertente che hai calcato è…? Una performance live, un concerto per chitarra classica e pianoforte, a metà tra improvvisazione e ricerca, insieme al mio amico e collega Mario Mariani. Eravamo in un bosco, s’una piattaforma sospesa. Un evento organizzato da una signora facoltosa e appassionata di arte. Una situazione assurda e al limite del grottesco, tra l’altezza del palco, le tavole che cedevano e gli animali che si avvicinavano al pubblico presente.

Che differenza c’è tra le serate italiane e quelle internazionali? All’estero i club hanno un approccio alla musica e agli artisti serio ed autorevole, un rispetto così profondo che quasi sconfina nel ritualismo.

Michele Panzieri e la sua chitarra

Qual è la tua particolarità? Perché assistere ad una tua serata? Sono un maniaco della selezione, dell’onda emotiva, dell’effetto a sorpresa. Mi piace l’idea di stupire e creare emozioni, spostarsi all’improvviso sul ciglio sonoro di un burrone.

Che cosa fai nel tempo libero? Come nasce la tua professione? A parte dedicarmi alla musica? Amo il cinema underground e giocare a basket. Anche se quest’ultima, è ormai una passione più relegata alla playstation (sorride, ndr.)

Il genere musicale con cui ti esibisci meglio? Varia di anno in anno, rimanendo sempre in ambito underground. Negli ultimi tempi mi sono appassionato di nuovo alle sonorità ipnotiche minimal, in particolare alle produzioni molto basiche.

Cosa ti manca di più della notte? Mi mancano la condivisione e tutta la ritualistica del club: l’arrivo delle prime persone, la serata che entra nel vivo, il cambio console con gli altri dj, tornare a casa appagati, fare colazione all’alba, andare a letto alle sette del mattino senza alcun senso di colpa! Mi manca la notte.

L’artista o il dj con cui hai avuto più piacere a lavorare? Sicuramente Ralf: mi è sempre piaciuta l’idea di cominciare un discorso che poi come sempre avrebbe saputo continuare e finire benissimo. Ricordo con piacere anche una serata che ho aperto ad Adam Port: si congratulò e proseguì sulla scia del mio viaggio, senza cominciare come aveva pensato prima di sentirmi.

Credi ci sia un futuro per il mondo del clubbing? La voglia di condivisione ci sarà sempre. Il clubbing tornerà, sicuramente rivisitato nei numeri, nelle regole, persino nella profilassi; tutto è ciclico. Se pensiamo che prima si ascoltavano i 45 giri, poi i concept album ed ora si è tornati ai brani di breve durata… Lo stesso vale per i locali; un tempo mega discoteche, poi piccoli club, poi grandi eventi, poi di nuovo i piccoli club. Si fa il giro e poi si torna alla casella di partenza, più moderni e attuali però.

Quale scenario si profila per il settore degli artisti legati al mondo della notte? Sono figure “riutilizzabili “in altri ambiti? Chi si esibiva soltanto nei club sicuramente ha avuto uno smarrimento. Se si è sempre stati legati esclusivamente al mondo della notte, serve molto tempo per parlare altri linguaggi, assimilarli e rendersi credibili e performanti: un percorso che un professionista sa comunque come affrontare. In assoluto credo che un dj debba essere anche un musicista, senza fossilizzarsi esclusivamente sulle performance dal vivo. Così può sfogarsi anche in studio di registrazione senza sentirsi frustrato.

Come immagini la prima festa post Covid? Ci sarà un’atmosfera stranissima, un’emozione collettiva come tornare a sciare dopo anni che non si va. Riproveremo le stesse sensazioni ma le apprezzeremo di più, così come spero che gli atteggiamenti e i comportamenti di chi va nei club saranno migliori. Prima di rovinare una serata tutti saranno molto più attenti, dopo tutto questo tempo senza.

Per seguire Michele Panzieri:
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#InClubWeTrust, il blog che suona forte. Per segnalare eventi e proporre interviste: robertasavonascrive@gmail.com

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