Oriana Fallaci ha fatto anche cose buone. Una recensione molto personale di “Un Uomo”

Ok, il titolo è ingeneroso ma è da acchiappo, e in omaggio all’amico Francesco Filippi (Mussolini ha fatto anche cose buone, Bollati Boringhieri, molto fico).
Andiamo avanti.
D’accordo, anche a me – quando leggo gli articoli della Fallaci – viene voglia di invadere la Polonia. Iperbolica, manichea, una che sopra le righe ci ha costruito la sua casa e non vuole proprio schiodare. A imperitura caricatura resta il Michele Serra dei 44 falsi: “Signora, mi deve mezzo dollaro”. Con i suoi occhi cisposi, i denti cariati, l’alito fetido, l’espressione idiota, la voce odiosa, il salumiere aspettava che gli pagassi la dozzina di uova.
Si trema, quando in un pezzo/libro, Oriana Fallaci introduce con il “come se” le sue similitudini. Perché Oriana Fallaci ha una scrittura fuori controllo, e immagino che se fosse vissuta oggi avrebbe scritto tutti i messaggi Whatsapp in maiuscolo:
COME STAI??!
TI AMO!!!
CHE ORE SONO??!
Ecco, se dovessi scegliere una sola definizione dall’ampio aggettivario fallaciano, direi che la sua scrittura è tonitruante. Per tacere delle indigestissime rabbie e orgogli, Perdio! (Per dirla alla Fallaci).
Però.
Però Un uomo è un romanzo straordinario. Per chi non lo conosce è la storia di Alekos Panagulis, oppositore del regime dei colonnelli in Grecia tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, del suo fallito attentato contro il capo della giunta militare Geōrgios Papadopoulos, dei suoi anni in carcere, della libertà da eroe solo e, naturalmente, della sua storia d’amore con la giornalista italiana, volata in Grecia per intervistarlo proprio nel giorno della sua liberazione. Che incontro, questo, e che fortuna per Oriana Fallaci: amare un uomo che incarna il vento della Storia. Quando capita mai un’occasione così? La giornalista scrive e scrive e scrive, mette a nudo l’eroe e ce lo mostra come uomo, con i suoi spigoli, i difetti, la sua testardaggine, le sue brutte maniere, il suo carattere sfuggente. Ci sono pagine imperiose tra le oltre 600 del libro: il racconto delle torture, dell’innamoramento, la presenza costante del destino, e incredibilmente la sua scrittura s’intona in modo perfetto al tema che prende vita in una lettera all’uomo, ora morto, sotto l’ombra della tragedia. Un uomo dalla “voce che al solo udirla si perdeva la pace per sempre”.
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