L’odio è un sentimento riprovevole, ma pur sempre un sentimento. L’innocenza è una condizione umana, un qualcosa di immacolato e benevolo. Così diversi eppure così simili, sono loro i punti cardine del nuovo lavoro di Paolo Benvegnù, musicista raffinato e guru dell’Indie italiano, che dopo lo scioglimento degli Scisma, aggiunge con Dell’Odio Dell’Innocenza un nuovo tassello alla sua avventura da solista.

E’ subito l’innocenza a prevalere sull’odio, sciorinando tutta la sensibilità compositiva dell’artista in La Nostra Vita Innocente, una canzone candida che ci fa percepire il frastuono assordante che fa una lacrima che si infrange al suolo. L’immediatezza Pop di Pietre entra in rotta di collisione con Nelle Stelle, un brano più ricercato e impreziosito dalla voce della contrabbassista Elisabetta Pasquale (Orelle).

Interessante la tetralogia dell’Infinito e come le quattro composizioni siano sparse nel disco in ordine casuale: Infinito 1 ha un andamento soft perfettamente in simmetria con il canovaccio espresso dalla speculare Infinito 3, che senza vezzi patinati e mantenendo un basso profilo, arriva quasi immediatamente nelle grazie dell’ascoltatore. La medesima assenza di atteggiamenti pettinati possiamo riscontrarla in Infinito 2, un intermezzo breve e totalmente strumentale, mentre InfinitoAlessandroFiori è una dolce fitta al cuore, che ci coglie inaspettatamente indifesi e con gli occhi lucidi.

Dell’Odio Dell’Innocenza è un album Rock che non ha necessità di chitarroni scorbutici per far rumore, in quanto anche sottovoce si può fare un chiasso infernale. Questo diktat è dimostrato in tracce come La Soluzione e ancor di più in Animali Di Superficie, un incalzante marasma in cui è instillata tutta la scrittura ariosa e fervida del cantautore.

Passando alla label Black Candy, Paolo Benvegnù ha mantenuto inalterata la sua attitudine e questo nuovo disco è un vero miracolo underground mascherato da mainstream. Ancora una volta ci inchiniamo davanti a un artista versatile, risorsa genuina del panorama musicale nostrano, che probabilmente, nella sua carriera, ha raccolto meno di quanto meritasse. Grazie davvero, Paolo. Dal profondo.

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