Questo è il mio sangue! Ecco come dire stop ai tabù sulle mestruazioni
Ci sono spot ironici e intelligenti che finalmente mettono fine ai falsi miti e a tutti i tabù intorno al ciclo mestruale. Perché parlare di sangue si può.
Ci sono spot ironici e intelligenti che finalmente mettono fine ai falsi miti e a tutti i tabù intorno al ciclo mestruale. Perché parlare di sangue si può.
Oggi parliamo di sangue, si, del sangue mestruale, proprio lui, il vostro sangue, il nostro sangue. Il sangue mestruale é per me un argomento estivo, la mia prima mestruazione é legata all’estate: arrivò in pieno agosto, circa 40 anni fa, e fui costretta a passare una giornata intera seduta sotto l’ombrellone con i miei genitori, indossando il pezzo di sopra del costume e degli indimenticabili pantaloncini verdi, con lo sguardo perso dietro a ogni singolo gesto dei miei amici, che qualche manciata di metri più in là, giocavano, facevano il bagno, chiacchieravano.
Io, invece, familiarizzavo controvoglia con un assorbente dello spessore di una bistecca, e non dovevo prendere il sole, non potevo fare il bagno e dovevo stare ferma nel caso qualcosa fosse andato storto… Mi son sempre chiesta cosa potesse essere quel qualcosa.
Fortunatamente per me, nessuno mi fece gli auguri perché ero diventata signorina, nessuno mi regalò fiori né organizzò una imbarazzante festicciola con i parenti. Ma so con certezza che a molte é capitato.
Sapevo da qualche anno cosa fossero le mestruazioni, ma non avevo collegato il loro arrivo alla sopraggiunta fertilità, ma sicuramente il loro arrivo fu connesso a una serie di pratiche, rituali e situazioni che resero la mia vita un pochino più complicata.
Imparai a relazionarmi con gli assorbenti, di cui possiamo leggere la storia qui, rigorosamente esterni, perché quelli interni non si potevano inserire fino a che non avessi perso la verginità. Quando la mia verginità si dissolse senza il minimo dolore e sanguinamento, capii che era solo un concetto e che avrei potuto non proibirmi i bagni al mare fin dall’inizio di quella storia sanguinolenta.
Poi dovetti confrontarmi con il dolore, la presunta inevitabilità del dolore di pancia e di testa, per cui stavo con i sensi all’erta, pronta a intercettare ogni minimo segnale della condizione di malattia legata alle mestruazioni. Il fatto che non avessi fastidi, o che i pochi che c’erano fossero sopportabili, mi collocò immediatamente nella categoria delle fortunate. Molti anni dopo scoprii che il dolore mestruale é spesso legato ad una patologia, ma in tante situazioni viene sottovalutato perché considerato normale. E invece non é normale star male quando si hanno le mestruazioni, ma le donne non vanno dal dottore se hanno dolori mestruali lancinanti e a volte invalidanti, ritardando così di anni la diagnosi e le cure possibili.
Non c’è, infatti, una grande abitudine a parlare delle mestruazioni, se non con altre sventurate accomunate dallo stesso triste destino. Quando io ero ragazzina era difficile pure nominarle, si diceva: “sono indisposta”, oppure “ho le mie cose”. L’assorbente si chiedeva sottovoce e arrossendo nel caso le disgraziate cose fossero giunte in anticipo e noi fossimo state impreparate. Le cose in questo senso stanno cambiando un po’, da qualche mese l’Università Statale di Milano ha installato nelle proprie sedi dei distributori di assorbenti, prima fra tutte le università in Italia (che danno ancora la precedenza ai distributori di caffè e merendine). Al distributore della Statale gli assorbenti costano 20 centesimi l’uno, sembra impossibile pensare ad una distribuzione in forma totalmente gratuita; per arginare quel sangue dobbiamo pagare ( e quanto dobbiamo pagare…), come se avere le mestruazioni fosse una scelta individuale e non una condizione fisiologica del corpo femminile.
Veniamo cresciute col terrore di sporcarci. Il terrore di mostrare il sangue, il sangue che tutte perdiamo o abbiamo perso per 4 o 5 giorni al mese per circa 35/40 anni. Il nostro sangue. Che fa schifo e ribrezzo, offende uomini e donne, va celato, omesso, dimenticato, assorbito. E chi osa mostrarlo viene coperto di critiche e di insulti, come è accaduto per l’ultimo spot di Nuvenia. Il sangue che perdiamo è il simbolo del nostro essere originariamente impure, (“Quando una donna avrà perdite di sangue per le mestruazioni, la sua impurità durerà sette giorni; e chiunque la toccherà sarà impuro fino a sera.” (Levitico 15, 19-31)” ) ed è la nostra presunta corruzione, manifestata in modo massiccio in quei giorni che ha creato una serie di falsi miti intorno al ciclo mestruale, come quello di non poter fare sesso con le mestruazioni.
Insomma, essere donna fertile e di conseguenza mestruata può essere molto faticoso se si tiene conto della quantità di tabù e falsità che circondano le mestruazioni. Invece il nostro sangue non è sporco, né impuro, non provoca dolore insopportabile, non ci impedisce nessuna attività, non ci impedisce di fare sesso, non va nascosto. Se ne può parlare, senza vergogna, anzi si può fare molto di più, come il sanguinamento libero, o free bleeding, un movimento femminista che non intende nascondere il ciclo ma anzi lo mostra con orgoglio!
Si può smettere di arginarlo, lo si può mostrare, come ha fatto l’influencer americana Leandra Medine, sulla sua gonna bianca, quasi come un vezzo, la gioia di essere donna, e ci si può anche scherzare sopra, come in questo spot del gruppo napoletano The Jackal, che deride la paura e il pregiudizio.