Nel buio…quelle parole bruciano ancora di più! Sono fosforescenti e le continuo a leggere e leggere e leggere… Non posso crederci! Non a me! Non a me!

Oddio, cosa faccio ora? Stupido, stupido che sei. Asciugati le lacrime e smettila di tirarti il ciuffo. Assomigli sempre più ad un personaggio manga!

Solo che questa è la realtà… è la mia vita…è la mia cameretta. Dove sono cresciuto. Se scendo le scale potrei parlare con mamma, sento che è in cucina a preparare la cena.

No. No. No. No. Lei non capirebbe. Mi prenderà per lo stupido che sono e poi comincerà ad urlare cose tipo: com’è possibile? Non ho tempo! Ci mancava solo questo!

Lo schermo si illumina ancora. Non riesco a respirare.

Un ultimatum…dice che vuole subito 100 euro e tutto si sistemerà. Le foto ed il video che, dietro richiesta, ho inviato 10 minuti fa saranno cancellati ed io avrò solo fatto un brutto sogno. È un videogioco. Solo un videogioco per passare il tempo.

E poi ho incontrato lei in chat. Così dolce e sensibile. Mi ascoltava ed io mi sono sentito visto. Visto per davvero. Ho fatto quello che mi ha chiesto perché anche lei mi ha inviato le sue foto… un angelo.

Un angelo che stava parlando con me… scherzando con me. È bastato un click e l’angelo si è rivelato un adescatore online.

Il buio ora è ovunque, fuori e dentro me. Mi assale come un’onda… mi toglie il respiro, mi congela il cuore. Vorrei gridare. Vorrei gridare aiuto. Vorrei scomparire. Vorrei davvero che fosse solo un brutto sogno.

Le parole fanno più male delle botte!

Nel 2022 (da fonte della Polizia Postale) sono stati trattati 424 casi per adescamento online: anche quest’anno la fascia dei preadolescenti (età 10-13 anni) è quella più coinvolta in interazioni sessuali tecnomediate, 229 rispetto al totale.

Continua a preoccupare il lento incremento dei casi relativi a bambini adescati di età inferiore ai 9 anni, trend che è diventato più consistente a partire dalla pandemia. Social network e videogiochi online sono i luoghi di contatto tra minori e adulti più frequentemente teatro delle interazioni nocive, a riprova ulteriore del fatto che il rischio si concretizza con maggiore probabilità quando bambinə e ragazzə si esprimono con spensieratezza e fiducia, nei linguaggi e nei comportamenti tipici della loro età.

Ho contattato Gian Luca Manzi, ingegnere informatico con una grande passione per la Cybersecurity e fondatore di Ibabbo, sito che si occupa di questi temi, da sempre attivo nella lotta al cyberbullismo e sicurezza informatica, per porgli alcune domande che possano essere un aiuto a genitori e ragazzə.

Gian Luca Manzi

Bentrovato Gian Luca, chi sei e qual è il tuo ruolo in questo campo?
Io prima di tutto sono un babbo di due adolescenti, con cui ho cercato, non senza difficoltà, di condividere insieme il corretto utilizzo del mondo digitale. Mi occupo per lavoro di cybersecurity e sono un ingegnere informatico con vari corsi di specializzazione in criminologia informatica. Ho la passione di divulgare questi temi all’interno di scuole, associazioni e gruppi.

Faccio parte (come volontario) dell’associazione Permesso Negato. Sul mio sito ibabbo si possono trovare contenuti gratuiti e consigli su questi temi. Inoltre promuovo corsi gratuiti e a pagamento per scuole, associazioni, insegnanti ed educatori.

Potresti raccontarmi, senza i dettagli che renderebbero riconoscibile la vittima, una situazione riguardante un minore che ti ha particolarmente colpito?
Devo dire che durante i vari incontri che ho svolto in scuole, associazioni e gruppi, molti sono i casi che mi hanno particolarmente colpito. Se devo sceglierne uno direi senz’altro il caso di un minore che, dopo un incontro a scuola, mi ha scritto via mail per segnalarmi che era stato contattato da una persona anonima via web, ma che sospettava fosse un suo parente. Un nickname anonimo infatti gli scriveva rivelando nelle varie comunicazioni sue informazioni personali che solo “uno di famiglia”, a suo dire, poteva sapere. Ne aveva parlato con i genitori che avevano minimizzato l’accaduto non capendo il profondo disagio che aveva provocato su di lui. Il sentirsi in ansia continua lo destabilizzava totalmente. Dopo varie vicissitudini e approfondimenti la verità è stata, per me, veramente sorprendente. Il minore infatti era lui stesso l’artefice di tutto. Sentendosi trascurato dai genitori ed ignorato dai compagni di classe, aveva cercato di attirare l’attenzione creando un “nemico immaginario”. Aveva sviluppato anche delle discrete competenze informatiche per “nascondere” che dietro a tutto c’era lui stesso.

Cos’è lo sharenting e quali sono i dati ed i rischi dietro a questo fenomeno?
Sharenting è un neologismo, coniato negli Stati Uniti, composto dalle parole Share (condividere) e Parenting (genitorialità). In pratica sharenting esprime il condividere, in modo talvolta continuo, fotografie dei propri figli/e, che vanno dalle ecografie preparto ai compleanni, passando da momenti intimi come il bagnetto ai ricoveri. Il tutto naturalmente quasi sempre senza il consenso dei minori in quanto troppo piccoli. I rischi dello sharenting sono molteplici e vanno dalla totale perdita di privacy e violazione della stessa alla perdita del controllo dei contenuti postati, fino al rischio di contenuti sottratti per essere utilizzati su siti pedopornografici. Sul web tutto è per sempre e sicuramente tutte quelle fotografie e tutti quei video resteranno lì negli anni successivi. La privacy infatti è un diritto per gli adulti, ma lo è anche per i minori. Quando viene condiviso un contenuto, nessuno può più tracciare dove esso venga utilizzato, se è stato duplicato effettuando magari dei semplici screenshot o modificato. Senza dimenticare il rischio che fotografie e video rivelino a tutti anche passioni personali, sport praticati e preferiti, scuola frequentata, ecc.. esponendo i minori a rischi di adescamento e avvicinamento on line da parte di male intenzionati.

I genitori sono coscienti di violare la privacy dei figli minori?
Assolutamente no. Il condividere on line per alcuni è diventato un dovere imprescindibile per mostrare al mondo cosa fanno i loro figli, senza porsi il minimo dubbio o problema. Mi capita spesso di parlarne con i genitori, ma nonostante siano avvisati dei rischi dello sharenting, solo pochi cambiano il modo di agire. La maggioranza minimizza il problema ed il rischio connesso e prosegue come prima.

Il pericolo connesso all’utilizzo dei videogiochi online è, a tuo parere, visibile e conosciuto dai genitori?
Purtroppo no. I videogiochi sono visti ancora dai genitori come babysitter innocue, modello anni ’80 e ’90. Posti sicuri per parcheggiare e impegnare il tempo dei minori, dimenticandosi che i videogiochi moderni hanno ormai interazione e condivisione globale. Non voglio demonizzare i videogiochi, sono fantastici e sempre più realistici, ma l’opportunità di giocare on line, chattando anche con persone sconosciute, espone a rischi che i genitori devono conoscere. Le chat dei videogiochi sono purtroppo un canale usatissimo per l’adescamento, proprio perché sono spesso non controllate, permettono ad adulti che si spacciano per ragazzi/e, di carpire la fiducia dei minori partendo proprio dal videogioco.

Come devono (e non come dovrebbero) comportarsi i genitori?
I genitori devono farsi carico innanzitutto del loro dovere di educare i figli/e all’utilizzo corretto delle nuove tecnologie. Devono informarsi e condividere con loro il mondo digitale. Non possono esserci genitori che delegano il digitale ad altri, ma devono occuparsene, anche se non è la loro competenza primaria o passione personale. Per questo naturalmente vanno aiutati ad “imparare” ad essere loro stessi “il buon esempio” che è essenziale e che viene sicuramente apprezzato dai ragazzi. Il proibire tutto non ha senso e non è una soluzione, anzi peggiora le cose. Condividere e farsi spiegare l’evoluzione della tecnologia è l’unica opportunità che hanno i genitori per poter consigliare i propri figli e, con l’esperienza acquisita, capire le situazioni di pericolo o disagio.

Potresti fornire alcuni dati e/o statistiche che ritieni particolarmente interessanti per tutti?
Ecco il link con tutti i dati aggiornati dal sito della Polizia Postale e delle Comunicazioni e dei Centri Operativi Sicurezza Cibernetica. Nel 2022 il Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.) ha confermato il suo ruolo di punto di riferimento nella lotta alla pedofilia e pornografia minorile. Nonostante sia stata rilevata una riduzione della circolazione globale di materiale pedopornografico su circuiti internazionali questo non ha però inciso sull’attività di contrasto. Infatti, è stato registrato un aumento dei soggetti individuati e deferiti per violazioni connesse ad abusi in danno di minori. In particolare con un aumento di persone tratte in arresto di circa il +8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Hai dei corsi in preparazione e potresti consigliare contenuti, anche gratuiti, per chi volesse apprendere ed ha meno possibilità? Film, libri, corti o altro?
A breve sul ibabbo ci sarà avviso per un corso on line che partirà ad Aprile 2023 per genitori ed insegnanti sull’uso consapevole delle nuove tecnologie. Sarà tenuto da me con altri ospiti che cureranno la parte psicologica e anche tecnica.

corso in aula

Per le scuole elementari e medie consiglio il libro: ‘Cyberbulli al tappeto‘ di Teo Benedetti e Davide Morosinotto edizioni Editoriale Scienza.

Per le scuole superiori:

Cybersecurity kit di sopravvivenza – Seconda edizione‘ di Giorgio Sbaraglia edizioni goWareed ed anche ‘Adesso parlo io‘ a cura di Ivano Zoppi edizione Pepita onlus.

Per i genitori direi: ‘Smartphone 10 ragioni per non regalarlo alla prima Comunione‘ edizioni Aresed ed anche ‘Metti via quel cellulare‘ di Aldo Cazzullo edizioni Mondadori. Li trovatete comunque tutti a questa pagina.

Per i Film direi: ‘Perfetti sconosciuti‘ e ‘The Circle‘.

Inoltre sono di grande impatto i video brevi realizzati anche e con l’aiuto della Polizia Postale, Cyber Bullismo: Carolina Picchio,una storia realmente accaduta, Grooming e sextortion – L’adescamento online, lo spot della Polizia Postale Fermiamo Mangiafuoco, Dall’altra parte (spot contro l’adescamento online), Revenge Porn (i rischi della Rete e i consigli della Polizia Postale).

Nel preparare e scrivere quest’intervista ho rivissuto momenti di bullismo e violenze della mia infanzia ed ho rivolto il pensiero a chi, proprio ora, sta soffrendo. Voglio concludere così:

Non siete soli. Non siete le uniche persone a cui sta succedendo. Chiedete aiuto, sempre. A chi volete voi. Ai genitori o agli insegnanti, ai nonni, ad una persona più grande di cui vi fidate. Tramite il sito della Polizia Postale. Tramite telefono azzurro.

Chiedete aiuto, vi prego!

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