Grazie ai Måneskin siamo tutti un pò più liberi finalmente; il loro arrivare primi ovunque sarà importante per loro, per il loro successo, per il loro manager ma rappresenta molto altro per noi tutti; anche noi abbiamo vinto, abbiamo vinto noi stessi, la nostra libertà emotiva, sessuale e di visione finalmente senza confini.

Da quando hanno vinto l’Eurovision non si sono fermati, la loro popolarità e il loro consenso, oltre che riconoscimento artistico, cresce in modo esponenziale e forse anche per loro stessi in un modo che mai avrebbero immaginato. Inutile elencare i successi e i riconoscimenti che son sotto gli occhi di tutti, quello che osservo è quello che comunicano ad ogni loro apparizione. Se di solito guardo con indifferenza chi si ritiene orgoglioso della propria squadra di calcio per una volta sono io fiero di esser rappresentato come italiano non più con il solito cliché ma in un modo che è sempre stato degli altri quando solo gli altri erano la novità, solo gli altri erano avanti, all’avanguardia.

Riguardo con curiosità il famoso video dove questi 4 ragazzǝ suonavano per le strade di Roma e ora si son trovati a fare da supporter ai Rolling Stones e chissà cos’altro faranno più in là nel tempo. Per una volta non si tratta di qualcosa studiato a tavolino, qui non c’è una strategia qui c’è un gruppo che rappresenta una nuova generazione, che fin da giovane coltiva le proprie passioni, che viaggia, che parla l’inglese, che sfida i conformismi o più semplicemente vive la propria vita in modo limpido ancora prima di capire di essere d’ispirazione per molti loro coetanei.

In qualsiasi successo in qualsiasi ambito la componente fortuna, seppur minima, è fondamentale, e potremmo dire che per fortuna questa volta la Dea ha baciato una band che fa molto più che musica, riscrive l’immaginario. Fino ad o oggi, nel panorama artistico italiano, abbiamo fatto fatica a trovare artisti che dichiarassero in modo sereno la propria omosessualità, tutto è stato sempre omologato per rispetto, per timore, per non dar fastidio a nessuno e cercare di piacere a tutti cercando di non perdere consenso. Già il termine omosessualità, guardando quel che oggi rappresenta questo gruppo rock mi sembra persino un termine desueto. Forse i Måneskin sono il nostro ossigeno, la nostra finestra spalancata che finalmente permette di cambiare aria, di guardare non più attraverso un filtro. La loro forza e bellezza emotiva sta nel fatto che non si possono definire, non si possono incasellare in orientamenti, in generi; le loro modalità e la loro natura ci fanno fare un salto in avanti. Se le definizioni e le sigle oggi sono ancora fondamentali per rivendicare se stessi, comunità e generi, loro sono oltre, loro sono il punto di arrivo, quel salto in avanti che probabilmente aiuterà le nuove generazioni ad accellerare la propria evoluzione.

La libertà di questa band diventa bellezza, una sensualità che straripa e li rende affascinanti, accattivanti, sexy. I loro video, le loro performance, per quanto possano esser frutto di studio e progetti, rappresentano il gruppo in tutte le sfumature e sono queste sfumature che piacciono. Il cantante in giarrettiera, o indumenti fino ad oggi assegnati solo al genere femminile, è più sexy e maschile di qualsiasi altro uomo, maschio biologicamente parlando, che ancora cerca di ostentare il proprio machismo alla vecchia maniera. Sono tutti molto giovani ma sembrano calcare i palcoscenici da anni, così come sembravano avere una consapevolezza di sé, del proprio corpo che alcuni di noi faticano ad avere dopo molto anni. Per una volta, in ambito musicale e a livello mondiale, siamo noi quelli sexy, quelli che fanno impazzire i teenager ai concerti o negli aeroporti.

Già dai primi momenti a X-factor, il talent show che li ha fatti conoscere al grande pubblico, avevano lasciato tutti a bocca aperta. Non hanno mai fatto mistero delle loro nature, dei loro piaceri, e non hanno giocato come avrebbero potuto far molti altri con doppi sensi, lasciando fantasie sospese o dando un immagine ambigua di sé solo per fare show. Damiano, Vicotria, Thomas, Ethan sono venuti su liberi e non mancano di rivendicare la loro capacità di amare a prescindere. In realtà dei loro amori, dei loro orientamenti non si sa nulla ma non è questo quello che deve importare perché soddisferebbe solo una curiosità morbosa. Quello che è importante è il messaggio che mandano, che sia nei loro scatti fotografici mentre si baciano o nei costumi che indossano che abbattano barriere di buon costume italiano che vorremmo tutti abbandonare. Con i loro corpi, con le loro performance, riscrivono l’immaginario sessuale di corpi che sono assegnati così nettamente a due generi ancora fin troppo definiti. In poco più di un anno hanno conquistato il mercato internazionale e da molti sono stati eletti simboli di libertà, fierezza e indipendenza.

Questi 4 ragazzǝ di Roma ricordano per certi versi i 4 ragazzi di Liverpool; senza esagerare con gli accostamenti ma allo stesso modo rappresentano una rottura negli schemi sociali. In ambito musicale avremo modo di continuare ad ascoltarli, di ammirarli nei loro video sensuali e provocatori e nell’attesa proviamo a ritrovare alcune similitudini tra i Måneskin e i Beatles perché questi ultimi, anche se ad oggi ci sembrano molto classici, hanno rappresentato ai loro tempi il nuovo ben spiegato nel libro che porta lo stesso lo stesso nome, Beatles, di Ernesto Assante e Gino Castaldo.

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