Maya Angelou è una delle più importanti autrici afroamericane di tutti i tempi. L’eccezionalità e l’esemplarità della sua vita l’ha portata a scrivere ben sette autobiografie. E questo non è un caso, di vite ne ha sicuramente avute tantissime. Una donna fenomenale, come lei stessa si descrive in una delle sue poesie.

La vita di Maya Angelou, i riconoscimenti, i tanti impegni

Prima donna nera a lavorare sui trasporti pubblici, ragazza madre a 17 anni, prima regista nera a Hollywood, cantante di musica calypso, ballerina dai locali di strip fino a importanti compagnie d’opera, docente universitaria e attivista, al fianco di Malcolm X, con il quale ha fondato l’Organizzazione per l’unità afroamericana, e anche di Martin Luther King e infine prima donna nera su un quarto di dollaro, insignita da Barack Obama della Medaglia per la libertà, la più alta onorificenza civile americana.

Le sue autobiografie, oltre a focalizzarsi su periodi diversi della sua vita, hanno una particolarità: sono autobiografie tematiche, nelle quali spesso i tempi si sovrappongono, ma la lettura dell’autrice della sua stessa storia cangia e si concentra su aspetti diversi della sua ricca esistenza.

Nell’ultimo suo libro pubblicato in Italia (incredibilmente solo il secondo), Lei che mi ha liberata” (le plurali editrice, 2023), per esempio, racconta il suo percorso attraverso la lente del suo rapporto con la madre. Un amore, quello della madre, che guarisce e libera, molto diverso dalla narrazione dell’amore romantico. Il legame tra le due donne non è nemmeno quello dovuto della relazione filiale, ma inizia con uno strappo, causato dall’abbandono di Maya e suo fratello alle cure della nonna, e poi si costruisce negli anni come una sorellanza profonda, basata su sostegno e rispetto. Proprio quel legame renderà Maya Angelou libera dalle catene del pregiudizio, del senso di colpa e degli stereotipi, libera di andare nel mondo con coraggio, essendo se stessa.

Spesso mi è stato chiesto come sono diventata così. Come ho fatto, essendo nata nera in un paese bianco, povera in una società dove la ricchezza viene venerata e rincorsa a tutti i costi, femmina in un ambiente in cui solo le grandi navi e alcune macchine vengono descritte positivamente usando un pronome femminile: come sono riuscita a diventare Maya Angelou?

Le autobiografie, ricche di racconti, fatti, emozioni

Le sue autobiografie sono ricche di aneddoti incredibili, alcuni tragici e alcuni divertenti. In ogni passaggio, Angelou dimostra però un’incredibile capacità di rendere esemplare e politico ciò che è personale e intimo. Angelou non ha paura di mostrare la sua fragilità, non ha paura di sbagliare e di cadere, ma incredibilmente ricompone ogni volta i pezzi, si ricostruisce le ali, come una fenice rinasce dalle sue ceneri.

Forse il suo scritto più noto, è la poesia And Still I Rise, divenuta una di quelle frasi simbolo del femminismo e soprattutto del femminismo nero, per raccontare quell’intersezione tra l’identità di donna e quella di persona razzializzata. La potenza delle sue parole è innegabile e magnetica. 

Puoi spararmi con le tue parole
Puoi trafiggermi coi tuoi occhi, 
puoi uccidermi col tuo odio, 
ma ancora, come l’aria, mi rialzerò.

Perché sia poco ancora conosciuta a gran parte del pubblico italiano appare un mistero, ma a pensarci bene, il fatto di essere donna ed essere nera sembra sia già un motivo sufficiente per essere cancellate. A pensarci bene anche autrici come bell hooks, Angela Davis, Audre Lorde sono state per tanto tempo sconosciute al grande pubblico e molte delle loro opere sono di recente traduzione in Italia. Speriamo lo siano sempre di più. Ne abbiamo incredibilmente bisogno.

Lei che mi ha liberata Immagine di Maya Angelou

Beatrice Gnassi è vicepresidente di Uniche ma plurali, editrice e traduttrice.

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