Viaggio nella salute mentale degli expat. Intervista a Giorgia Morgese di Etherapy
Etherapy si prende cura della salute mentale degli expat. Un movimento verso un futuro migliore per chi vive lontano da casa
Etherapy si prende cura della salute mentale degli expat. Un movimento verso un futuro migliore per chi vive lontano da casa
Vivere lontano dalla propria patria, da expat. Affrontare le sfide psicologiche degli espatriati, ne parliamo con Giorgia Morgese, Ceo di Etherapy.pro.
La salute mentale è un tema di primaria importanza nella società contemporanea. In qualità di Ceo di Etherapy.pro, come descriveresti il peso delle difficoltà psicologiche che gli espatriati affrontano ogni giorno?
Vivere all’estero può essere un’esperienza incredibilmente arricchente, ma comporta anche sfide psicologiche significative. Gli espatriati si trovano spesso a dover affrontare l’isolamento, l’adattamento a nuovi codici culturali e, in molti casi, barriere
linguistiche. Questi fattori possono portare a condizioni come il culture shock e la nostalgia di casa anche nota come homesickness, che influiscono non solo sul benessere mentale, ma anche sulla salute fisica e sulle relazioni personali.
Il culture shock, come descritto da Stewart e Leggat nel loro lavoro pubblicato su Journal of Travel Medicine (1998), è una reazione al confronto con norme e valori culturali diversi, che spesso causa ansia, irritabilità e disorientamento. Questi sintomi, se non gestiti, possono sfociare in disturbi più seri, come ansia o depressione. Lo stesso vale per la nostalgia di casa, che Stroebe, Schut e Nauta (2015) hanno definito una forma di “mini-lutto”, legata alla perdita di connessione con il proprio ambiente familiare.
Quali sono le principali problematiche psicologiche che emergono tra gli expat, gli espatriati?
Una delle difficoltà più comuni come dicevo è proprio il culture shock. Ad esempio, molti espatriati faticano a comprendere le norme sociali e le aspettative culturali del nuovo paese. Le barriere linguistiche, come indicato da Ward, Bochner e Furnham nel loro libro The Psychology of Culture Shock (2001) aumentano il senso di isolamento e frustrazione. L’altra sfida cruciale di cui parlavo è la nostalgia di casa, un fenomeno analizzato da Thurber e Walton nel Journal of American College Health (2012). Essi sottolineano come la perdita della rete sociale e delle routine quotidiane possa portare a sentimenti di ansia e depressione, influendo negativamente sulle prestazioni accademiche o lavorative. Questo è particolarmente vero per chi si trasferisce senza un adeguato supporto sociale o familiare. La pandemia di Covid-19 ha ulteriormente esacerbato queste difficoltà. Uno studio condotto da Billah e colleghi su BMC Psychology (2023) ha dimostrato che la solitudine percepita e la sfiducia nelle relazioni interpersonali hanno aggravato significativamente lo stress mentale degli espatriati durante i periodi di lockdown.
Come influisce lo stress da adattamento culturale sulla salute mentale degli espatriati?
Lo stress da adattamento culturale può avere un impatto a lungo termine sul benessere psicologico e sociale. Le differenze culturali profonde possono generare incomprensioni e difficoltà relazionali. Gli espatriati spesso si trovano a confrontarsi con una crisi d’identità. Sentirsi “stranieri” in un ambiente diverso può portare a una sensazione di perdita di sé, accentuando ansia e depressione. Inoltre, secondo uno studio di Aetna International (2016), gli espatriati hanno il 50% di probabilità in più di sviluppare disturbi legati allo stress rispetto alla popolazione generale. La mancanza di reti sociali consolidate e il senso di isolamento contribuiscono ulteriormente a queste difficoltà.
Come si possono affrontare queste sfide?
Esistono diverse strategie per aiutare gli espatriati a gestire le difficoltà psicologiche. Innanzitutto, prepararsi prima della partenza è fondamentale. Informarsi sulle norme e sui valori culturali del nuovo paese può ridurre lo shock culturale. Un’altra strategia importante è costruire una rete sociale nel paese ospitante. Partecipare ad attività locali o unirsi a gruppi di espatriati aiuta a sviluppare un senso di appartenenza. Anche il supporto psicologico gioca un ruolo cruciale. Stroebe, Schut e Nauta (2015) hanno sottolineato l’importanza della terapia per aiutare le persone a elaborare il senso di perdita e isolamento. Questo è particolarmente vero per chi vive in paesi dove la lingua e le norme culturali sono molto diverse da quelle d’origine. Durante la pandemia, la necessità di interventi specifici per ridurre la solitudine è emersa con forza. Lo studio di Billah et al. (2023) ha dimostrato che creare connessioni tra espatriati e comunità locali può ridurre significativamente i livelli di stress e favorire un migliore adattamento.
Qual è il tuo messaggio per gli espatriati che stanno affrontando queste difficoltà?
Chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma di coraggio. La salute mentale è una parte fondamentale del nostro benessere generale, e affrontare le difficoltà con il giusto supporto può trasformare un momento complesso in un’opportunità di crescita personale e culturale.
Viviamo in un mondo sempre più interconnesso, ma la connessione umana rimane essenziale. Esistono risorse, professionisti e comunità pronti a garantire il loro supporto.
Fonti citate: