“Non ne posso più!”. A volte può capitare di pronunciare questo mantra che svela tutto il senso di impotenza che ristagna in noi, che esprime l’insofferenza nei confronti di una situazione sgradevole, a volte lo si esterna rinfacciandolo a qualcuno, ma tutto sembra ancora più insormontabile.
E quindi?

“Basta, me ne vado!”: è una delle tante opzioni a portata di mano, anche se uno sfogo dissennato rischia di troncare ogni possibilità di riconciliazione. La misura era davvero colma tanto da rinunciare ad un forte legame? Con la propria terra, con un amico, con il posto di lavoro, con chi ti sta accanto… Certo, esplorando nuovi mondi è possibile generare un ciclo virtuoso, ma uno smacco può degenerare in un’odissea.

Con il senno di poi risulta che ogni tipo di incompatibilità può essere risolvibile, si tratta solo di capire se il gioco vale la candela. Se come esercizio mentale, consigliato soprattutto a chi si sente perennemente nomade, ci mettessimo nei panni di una pianta, scopriremmo che la prima affermazione è plausibile e ci induce a reagire ma la seconda no, perché dobbiamo per forza convivere con chi ci sta accanto. A meno che l’intruso non sia un erbivoro affamato: in questo caso molte piante sono in grado di urlare “Vattene!” inviando dei messaggi chimici all’ospite indesiderato attraverso le foglie, rendendole tossiche o indigeste.

Ecco perché le piante ci pensano due volte prima di germogliare, e si radicano solo in certe condizioni e in certi terreni. Hai capito bene: i vegetali pensano con il proprio cervello e la radice ne rappresenta il fulcro. Tutto il mondo vegetale è interconnesso tramite il terreno, e le emozioni viaggiano anche attraverso le foglie a grandi distanze diventando virali in caso di allarme diffuso, come nel caso di un incendio. L’albero è in grado di stabilire alleanze anche con le formiche, di sentire suoni, di giocare tramite i propri virgulti che si flettono come cuccioli in direzione di altri simili, di fare accordi con gli insetti per proteggersi a vicenda.

«Le piante sono organismi sociali sofisticati ed evoluti che offrono la soluzione a molti problemi tecnologici, e sono anche molto più resistenti degli animali. Se il regno vegetale fosse una nazione, le regole che la governerebbero sarebbero completamente diverse dalle nostre». Sono solo alcune delle affascinanti rivelazioni ricavate dagli studi di neurobiologia vegetale ad opera di Stefano Mancuso, che inoltre afferma: «Osservando le piante possiamo compiere una vera e propria rivoluzione copernicana che salvaguardi e diffonda la vita dei viventi e delle generazioni future ».
Non un invito ad una vita sedentaria, ma a considerare l’essere vegetale come maestro di resilienza. Invece noi cosa facciamo? Disboschiamo e regaliamo al cemento sempre di più spazi di ossigeno e ombra, che la pianta aveva invece preparato per noi. Poi ci meravigliamo se un virus attecchisce meglio in una delle zone più inquinate e disboscate d’Europa!?

Ma ecco venire in nostro soccorso, soprattutto di chi è costretto ad accontentarsi delle piante in vaso del proprio appartamento, un’altra ricerca preziosa, ad indicarci un’altra via possibile di evoluzione positiva. Immaculata De Vivo, epidemiologa della Harvard Medical School, e Daniel Lumera, autore di bestseller e riferimento indiscusso nel campo delle scienze del benessere, ci hanno resi partecipi delle loro scoperte sulla relazione tra il mondo interiore e la genetica del nostro corpo ne La biologia della gentilezza. I due autori sostanzialmente esortano il lettore ad un radicale cambio di paradigma: «Dobbiamo allenarci quotidianamente a perdonare, respirare, sorridere, compiere gesti di gentilezza, di gratitudine, esercitando l’empatia. Perché sarà questo che salverà noi e l’umanità intera da una fine precoce».

Qualunque manifestazione di aggressività, di reazione, di difesa, di sfogo, scaturisce da un organismo programmato a reagire ad eventi eccezionali, di pericolo, succede anche alle piante! Oltre a scatenare un forte stress emotivo e fisiologico, questa condizione emergenziale sopprime dei processi fondamentali come la digestione, altera le difese immunitarie, causa degli squilibri ormonali e genera un dispendio di energia autolesionistica. Se lo stato di emergenza diventa cronico si va incontro ad un’erosione precoce dell’organismo, si accelera l’invecchiamento e si spalancano le porte alle malattie.
Perciò sii più fiducioso la prossima volta che pensi di non farcela, datti il tempo di entrare in sintonia con il mondo vegetale e vedrai che ti passerà la voglia di sbattere la porta, realizzeresti prima che ti si ritorce comunque contro.

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