Il 10 dicembre è la giornata internazionale dei diritti degli animali, un’occasione per ricordare al mondo quanto poco siano rispettati i diritti degli animali e quanta strada ci sia ancora da fare per raggiungere l’obiettivo di vivere in un pianeta in cui non ci siano più maltrattamenti e prigionie di animali a beneficio dell’essere umano.

Il tema della crudeltà verso gli animali è più che mai attuale, ed essa viene esercitata sia per negligenza sia per volontà. Negli ultimi anni poi i social hanno particolarmente messo in luce lo zoosadismo, disturbo psicologico che spinge le persone a far del male agli animali provandone piacere. Non che prima non esistessero persone capaci di eccitarsi nell’infliggere sofferenza agli animali, ma oggi con la veicolazione di video e foto sui social il fenomeno appare in crescita esponenziale.

Violenza su animali e violenza su persone: una correlazione forte

E su tale disturbo negli ultimi tempi si sono concentrati molti studi, capaci di dimostrare un pericoloso collegamento tra la crudeltà sugli animali e il comportamento criminale. Da tali studi è nato il progetto Link-Italia, costituito da specialisti dei settori dell’educazione, prevenzione, trattamento, repressione, analisi della violenza e del crimine che, partendo dalla correlazione (link appunto) esistente tra maltrattamento e/o uccisione di animali e ogni altro comportamento violento o criminale, si impegna per colmare il vuoto scientifico, tecnico e operativo su tale correlazione in Italia.

Va detto infatti che se tutte le polizie internazionali ormai considerano il maltrattamento degli animali come un potente indicatore di pericolosità sociale, in Italia la violenza sugli animali è ancora considerata come un reato minore, o addirittura non viene nemmeno percepita come reato. Siamo dunque molto indietro rispetto a questo problema che qui in Italia continua a non essere affrontato con adeguate misure preventive. Eppure proprio da noi, l’organizzazione criminale mafioso-terroristica cosa nostra adotta il metodo della violenza sugli animali proprio come tirocinio per l’iniziazione alla criminalità e l’adesione ai propri clan da parte di giovanissimi.

Tuttavia è ormai accertato, come dimostra tanta parte di letteratura scientifica, tra cui il lavoro Zooantropologia della devianza, della dottoressa in Scienze dell’Educazione Francesca Sorcinelli, che dalla crudeltà verso l’animale si verifica una escalation che poi si evolve in atti di aggressione fisica e psicologica verso le persone, ma anche in rapimenti, violenze sessuali ed omicidi.

La violenza sugli animali è sistemica

Ma nella nostra quotidianità la violenza sugli animali è anche sistemica e culturale, ne è intrisa tutta la nostra società contemporanea, e ne sono prova gli allevamenti intensivi dove le atroci sofferenze inflitte agli animali per il nostro beneficio sono percepite come normali e necessarie. Non solo le scrofe, che ingravidate artificialmente sono costrette a vivere in gabbie così strette che non possono muoversi, ma anche i vitelli che vengono separati dalle loro madri solo poche ore dopo la nascita, i polli che vivono schiacciati gli uni sugli altri in capannoni bui, gli agnelli che da cuccioli vengono separati dalle mamme e trasportati in lunghi viaggi senza bere o mangiare con la sola destinazione del macello.

E la sofferenza arriva anche dalla produzione del latte che compriamo al supermercato: quel latte non viene da mucche che pascolano libere sui prati, anche se molta pubblicità ingannevole fa riferimento a questo immaginario. Quel latte proviene da mucche che vengono continuamente inseminate artificialmente e vivono prigioniere in grandi stalle industriali dove vengono munte meccanicamente con macchinari attaccati alle mammelle.

I loro vitelli, se femmine, vengono separati dalle madri e cresciuti per diventare anche loro mucche da latte, se maschi vengono ingrassati per essere macellati dopo due anni circa, e vengono tenuti in piccoli box per evitare che si sviluppino i muscoli e ottenere così una carne più tenera. Infine, per mantenere le loro carni bianche, e soddisfare così quel mercato che esalta i valori nutrizionali della carne bianca, vengono resi anemici e nutriti con un surrogato del latte.

Molte persone si rifiutano di documentarsi su questa violenza sistemica e regolare, perché la presa di coscienza sarebbe troppo dolorosa, e le costringerebbe a fare la sola scelta possibile, diventare vegetariano. Un cambiamento di vita che spesso spaventa e frena.

Superare la sperimentazione animale,
per una ricerca etica che non uccide

Ma la violenza sugli animali si esercita anche nei laboratori, dove la sperimentazione a scopo di studio ricorre non solo all’uso di ratti, ma anche di cani, scimmie ed altri esseri senzienti per sperimentare farmaci e terapie. Una sperimentazione che gran parte della medicina moderna ritiene ancora indispensabile, ma che ultimamente da più fronti viene contestata.

Tra coloro che ritengono che ormai la sperimentazione animale sia da abbandonare, vi sono molti ricercatori, autori di numerosi pubblicazioni a riguardo, come La vera scienza non usa animali, a cura di Federica Nin e Davide Nicastri, in cui i curatori hanno raccolto le testimonianze di personalità del mondo scientifico che condividono l’impegno per una ricerca basata su scienza e coscienza e non sugli animali. Perché la sperimentazione su animali non è affatto un male necessario, ma un male e basta, per gli animali, per la scienza, per le persone. Tra i sostenitori della necessità di eliminare la vivisezione c’è anche il dottor Massimo Tettamanti, chimico ambientale, economista e criminologo forense, esperto internazionale di metodi sostitutivi all’uso di animali.

Tettamanti ha dimostrato, con una serie di libri e studi pubblicati su riviste scientifiche, che i test farmacologici sugli animali non sono in grado di fornire risposte valide sull’uomo. E’ per questo che ha creato I-CARE EUROPE odv e RICERCARE, una associazione che fornisce gratuitamente alle università nuove tecnologie avanzate (nuovi approcci metodologici human-based) che sostituiscono gli animali da laboratorio. Gli animali salvati in questo modo vengono collocati presso i rifugi dell’associazione e quando possibile dati in adozione.

L’associazione ricerCARE, con i suoi progetti e le sue ricerche, dimostra costantemente che è possibile ed auspicabile applicare alla ricerca biomedica i nuovi approcci metodologici che si sono già dimostrati in grado di superare in performance gli esperimenti su animali. 

Il traguardo più significativo è stato quello raggiunto nel 2018, quando è stato pubblicato su Frontiers of Pharmacology una review del CNR dove si dice che i nuovi approcci metodologici human relevant sono più efficaci nello studio del cancro rispetto ai metodi tradizionali (inclusa la sperimentazione animale), ringraziando per questo l’associazione I-Care Europe.

Ma quali sono le metodologie human relevant?

Sono tutte quelle metodologie in vitroex vivo, ecc. sviluppate a partire da derivati (cellule, tessuti, organi) o dati originati da Homo sapiens con l’intento di replicare il più possibile le condizioni in vivo. In altre parole sono metodologie che riconoscono l’importanza dell’utilizzo di cellule e tessuti umani al posto di quelli animali. Ormai sono numerose le pubblicazioni in merito.

Dunque è la medicina stessa che sta cercando di superare la sperimentazione animale per risolvere un problema etico gigantesco: quello dell’utilizzo di esseri viventi e senzienti per migliorare la condizione di vita degli uomini, in un’ottica che vede il bene dell’umano come una priorità su quello degli altri esseri viventi.

Un referendum per dire NO alla sperimentazione animale

E in questo dibattito etico, scientifico e sociale si inserisce la raccolta firme per indire un referendum contro la sperimentazione animale. Lanciata dall’associazione Rispetto per tutti gli animali, la raccolta firme ha l’obiettivo di eliminare la sperimentazione animale con un referendum abrogativo, eliminando così per sempre tutte le atrocità subite in laboratorio. Solo per citare alcune pratiche tutte svolte senza anestesia: vivisezione, asportazione di alcune parti e organi, iniezioni di sostanze acide, tossiche, irritanti in varie parti e organi, inalazioni di gas tossici, ustioni chimiche-termiche-radiazioni, annegamento, esposizione a radiazioni-suoni-ultrasuoni-onde elettromagnetiche-elettricità, sfondamento dei timpani, accecamento e molto altro. Firmando si potrà finalmente rendere illegale per sempre la sperimentazione animale in Italia.

E firmare è semplicissimo: basta andare sul sito del Ministero della Giustizia, entrare con il proprio spid, selezionare la raccolta firme che ci interessa e firmare. L’iniziativa è affiancata anche da un’altra raccolta firme che mira ad eliminare l’utilizzo di animali nei circhi. Un’altra violenza che viene perpetrata su animali che vengono prelevati dal proprio territorio, maltrattati per eseguire delle acrobazie e tenuti segregati in gabbie e a volte sedati perché stiano tranquilli. Uno sfruttamento che una società civile non può più accettare come normale.

E allora diamo un senso alla giornata di oggi 10 dicembre, firmiamo subito per entrambi i referendum, per contribuire a creare un mondo più in empatia con tutti gli animali.

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