South Park e la fine dell’obesità: un film su Ozempic, Lizzo e l’ossessione della magrezza
"South Park the End of Obesity", un film su Ozempic, Lizzo e l'ossessione della magrezza. La body positivy, il sistema sanitario americano
"South Park the End of Obesity", un film su Ozempic, Lizzo e l'ossessione della magrezza. La body positivy, il sistema sanitario americano
Se c’è una cosa che ho sempre amato di South Park è l’intelligenza del suo cinismo. Un cinismo democratico, che non risparmia nessuno e che, proprio per questo, è rivelatore.
South Park the End of Obesity, su Paramount dal 24 Maggio, è un film che ha come obiettivo più evidente quello di criticare il sistema sanitario americano ma che riesce ad andare molto oltre.
“I ricchi hanno Ozempic, i poveri la body positivity”
è una frase che difficilmente dimenticherò perché ha in sé una grande verità.
Ma andiamo per gradi. Nel film, il focus è su Cartman, il bambino più grasso del gruppo, che dopo una visita medica scopre che il suo peso è pericoloso per la salute. A quel punto, la mamma preoccupata chiede al medico cosa può fare, visto che le ha provate tutte. Il dottore risponde che una soluzione ci sarebbe e cioè la semaglutide, il farmaco iniettabile che ha fatto dimagrire tutte le star di Hollywood. L’unico problema è che è molto costoso (1200 dollari a dose) e le assicurazioni americane lo rimborsano solo ai pazienti diabetici. A chi non può permettersi questo farmaco, il medico prescrive Lizzo (la celebre cantante americana regina della fat-acceptance), ovvero una dose quotidiana di body positivity.
Da lì la frase:
“i ricchi hanno Ozempic (nome commerciale della semaglutide), i poveri la body positivity”.
Intanto, le mamme ricche degli amici di Cartman comprano la semaglutide sottobanco per perdere gli ultimi chili prima dell’estate ed esporre i loro addominali scolpiti. Talmente scolpiti che non possono fare a meno di mostrarli in ogni situazione, persino quando – ormai dipendenti dalla magrezza indotta – rapinano la farmacia per avere la loro droga.
Al di là della trama, che in questo episodio è davvero molto riuscita, quello che colpisce di più è la perfetta fotografia di una società – quella occidentale e non solo Americana – in cui l’individualismo e la mancanza di empatia regolano i rapporti umani.
Alle ricche signore non importa rubare i farmaci a chi ne ha davvero bisogno, perché la ricerca della magrezza a tutti i costi supera qualsiasi pudore. A Cartman non interessa dimagrire per migliorare la sua salute ma solo per poter poi offendere a sua volta chi lo chiamava ciccione.
Gli amici di Cartman sono gli unici a porsi il problema della disponibilità di un farmaco ai meno abbienti in uno Stato che non ha un sistema sanitario pubblico ma decidono di fabbricarlo a partire da materia prima indiana – prodotta chissà come – con l’aiuto di un tutorial su TikTok.
L’ironia sulla body positivity è graffiante e pone una domanda sul farmaco-bacchetta magica: l’obiettivo è davvero l’accettazione di sé o lo è fino a quando non avremo l’incantesimo per dimagrire a disposizione? E questo incantesimo, saremo poi in grado di gestirlo o diventerà l’ennesima dipendenza, come accade alle ricche signore di South Park?
Comunque, un film da non perdere, se si ha l’onestà intellettuale di guardare alle cose per quello che davvero sono, senza filtri, senza ipocrisie.