C’era una volta l’ananas che bruciava i grassi. Un’assurdità dal punto di vista scientifico, eppure l’idea che il frutto tropicale col ciuffo avesse poteri dimagranti miracolosi è rimasta nella mente di tutte noi ragazzine degli anni ’90 come un mantra. Vi siete mai chieste come mai l’ananas sia da sempre tra i dessert più popolari tra quelli proposti dai ristoranti?

Certo, il fatto che sia il frutto esotico più facilmente reperibile ha il suo peso ma altrettanto ne ha la sua fama di cibo bruciagrassi. Ovviamente l’ananas non brucia i grassi, al massimo facilita la digestione di alcuni cibi grazie al suo contenuto in bromelina, un enzima utile a digerire le proteine animali.

Parliamo di un effetto soggettivo e relativo, senza solida letteratura scientifica che lo avvalli; ma non importa. Quello che conta è che noi ci crediamo, crediamo a qualsiasi cosa ci regali l’illusione della magrezza.  

I cibi miracolosi per corpi perfetti

Da decenni ormai, in questo mondo governato dall’industria della dieta, a cadenze fin troppo regolari vengono proposti nuovi cibi miracolosi che promettono di spianarci la strada verso il corpo dei nostri sogni. Un corpo ideale i cui requisiti sono cambiati nel tempo ma che mantiene un’unica, inossidabile costante: la magrezza.

E così ecco arrivare il caffè verde che aumenta il metabolismo, la pasta da mangiare rigorosamente fredda di frigo per rendere l’amido resistente e quindi meno assimilabile, le calorie negative del sedano e delle zucchine, per cui più ne mangi e più dimagrisci.

E non importa se le calorie risparmiate alla fine sono tre e non trecento e se a furia di mangiare zucchine hai la pancia come una mongolfiera: il fine della magrezza idealizzata giustifica qualsiasi mezzo.

Lo sanno bene le aziende che vedono diete, integratori per dimagrire e cibi fit, lo sanno le influencer che vendono – senza averne alcun titolo –  consigli dietetici o piani di remise en forme, lo sanno le testate giornalistiche, che vendono click agli inserzionisti grazie al cibo miracoloso di turno salvo poi, due post più in là, parlare dell’emergenza disturbi alimentari e del rapporto sempre più difficile che hanno le adolescenti col loro corpo.

Disturbi del comportamento alimentare

Una narrazione schizofrenica che si giustifica negando qualsiasi correlazione, come se il contesto non fosse un elemento fondamentale nell’insorgenza di anoressia, bulimia e binge-eating, come se ribadire costantemente il dovere sociale alla magrezza non fosse il modo migliore per fornire un alibi a chi si ammala di DCA, ovvero disturbi del comportamento alimentare.

I disturbi del comportamento alimentare sono malattie dall’eziologia complessa e multifattoriale. Fino a un paio di decenni fa, però, erano più la genetica e il micro ambiente famigliare o scolastico a favorirne l’insorgenza, mentre oggi assistiamo a una vera e propria epidemia a base sociale in cui il bombardamento mediatico si affianca ai social media e diventa una costante tra le cause della malattia.

I disturbi alimentari spopolano sui social, si mescolano ai consigli sulla sana alimentazione, si nutrono della nuova ossessione del nostro tempo: il cibo.

C’era una volta l’ananas che bruciava i grassi e c’è ancora.

Per approfondire il tema e avere uno strumento davvero valido per leggere questa nuova, allarmante realtà, vi consiglio il libro Social Fame. Adolescenza, social media e disturbi alimentari di Laura Dalla Ragione e Raffaela Vanzetta edito da Il Pensiero Scientifico Editore. Un libro che spiega come il tema dell’alimentazione condiviso sui social possa diventare per molte persone fragili una vera ossessione.

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