Verso l’8 marzo con María Galindo e il suo “femminismo bastardo”
"Femminismo bastardo": María Galindo rivoluziona il dibattito con un approccio anarchico e decoloniale. Un invito a superare le categorie

"Femminismo bastardo": María Galindo rivoluziona il dibattito con un approccio anarchico e decoloniale. Un invito a superare le categorie
In un’epoca in cui il femminismo si interroga sulle proprie direzioni future, l’attivista boliviana María Galindo ha portato in Italia una prospettiva rivoluzionaria: il femminismo bastardo. Con il suo tour che ha toccato diverse città italiane, la Galindo ha presentato il suo libro omonimo (Mimesis, 2024).
“Attraverso una scrittura “bastarda”, che unisce prosa e poesia, manifesto politico e articolo di giornale, María Galindo passa in rassegna le questioni fondamentali del femminismo dalla sua prospettiva anarchica e decoloniale.”
Galindo, fondatrice del collettivo Mujeres Creando, uno dei più importanti dell’America latina, è una figura poliedrica: scrittrice, psicologa, teologa, conduttrice radiofonica e attivista. La sua voce si distingue per la capacità di mescolare teoria e pratica, analisi politica e azione diretta. Il suo femminismo bastardo non è una semplice teoria, ma una pratica di vita, un modo di abitare il mondo al di fuori delle norme imposte.
Il concetto di femminismo bastardo proposto da Galindo si basa sul rifiuto dei binarismi: di genere, di razza, di classe.
Non c’è solo un femminismo ma molti femminismi come differenti vedute, differenti pratiche politiche, differenti composizioni sociali. […]
L’idea che c’è una sola verità – e che ogni verità si esprime in antagonismi basati sulla logica formale che afferma che il positivo per essere tale è il contrario del negativo, il nero è il contrario del bianco, il bene del male – ci mantiene in una logica binaria dove la complessità non è possibile, è scorretta e non desiderabile, dove non è possibile che convivano non solo tre ma cinque o cinquantacinque possibilità e combinazioni di tutto. […]
Il dissenso arricchisce, la non uniformità dei femminismi arricchisce, ma abbiamo bisogno di un punto di convergenza, un filo che ci connetta come movimento planetario. Un filo che ci permetta di leggerci e riconoscerci le une con le altre senza perdere le differenze, senza ridurre le differenze a una sola matrice, a una sola possibilità, a una sola genealogia. […]
María Galindo – Femminismo bastardo – Mimesis, 2024
Il femminismo bastardo è un invito a riscoprire la nostra bastardaggine, la nostra capacità di sovvertire l’ordine costituito, di immaginare un futuro in cui l’identità non sia più un vincolo, ma una possibilità. Il “bastardo” è colui o colei che si colloca ai margini, che non si adatta alle categorie prestabilite, che rivendica la propria autonomia e la propria capacità di autodeterminazione.
Allo stesso tempo, è un femminismo anarchico, che rifiuta le gerarchie e le istituzioni, che propone l’autogestione e la solidarietà come principi fondamentali. Il femminismo bastardo è anche un femminismo decoloniale, che si interroga sulle radici del patriarcato e del colonialismo.
In Bolivia, il paese d’origine della Galindo, come altrove, l’identità è spesso un terreno minato, un campo di battaglia dove si ergono steccati binari.
Eppure, il femminismo bastardo irrompe in questo scenario, un’eresia necessaria per scardinare le certezze, per mettere in discussione le narrazioni dominanti.
Galindo invita a riconoscere la ferita coloniale e a rifiutare il progetto dello stato coloniale del meticciato, che classifica e gerarchizza le identità.
L’autrice invita a superare la logica vittima-carnefice e a riconoscere la complessità delle identità.
Risonanze nel femminismo italiano
Il pensiero di Galindo ha trovato risonanze in diverse esperienze del femminismo italiano, in particolare nel femminismo terrone di Claudia Fauzia e Valentina Amenta e nelle ecologie transfemministe e queer di Antonia Anna Ferrante.
Queste esperienze condividono con il femminismo bastardo l’attenzione ai margini, la critica alle narrazioni egemoniche, la volontà di costruire alleanze superando divisioni esistenti tra chi pratica il dissenso e di trasformare la società.
Un tour attraverso l’Italia: le tappe del “femminismo bastardo”
Il tour italiano di María Galindo si è concluso, lasciando un segno indelebile nelle città che ha toccato. Un viaggio attraverso l’Italia che ha visto l’attivista boliviana presentare il suo femminismo bastardo e dialogare con il pubblico. Il tour è partito il 7 febbraio dal CSOA Forte Prenestino di Roma, per poi toccare Napoli (@giardinoliberato 10 febbraio), Bari ( @zamp3_mostruos312 febbraio), Bologna (@tank_serbatoioculturale 13 febbraio), Firenze (il giardino dei ciliegi 15 febbraio), Livorno (@teatrorefugio@s.coppiat316 febbraio), Torino (@csoa_gabrio 18 febbraio), Calolzio ( @spazio_condiviso 20 febbraio), Milano (@cantiere_milano21 febbraio) e concludersi a Padova il 23 febbraio ( @csopedro).
Ogni tappa è stata un’occasione per approfondire i temi del libro, per confrontarsi con le esperienze locali e per rafforzare le reti femministe.
María Galindo ha inoltre incontrato il pubblico per firmare le copie del suo libro presso la libreria Antigone di Roma (8 febbraio) e libreria Antigone di Milano (19 febbraio), ed è stata ospite di diverse emittenti radiofoniche, tra cui Radio Onda Rossa (Roma, 6 febbraio) e Radio Blackout (Torino, 19 febbraio). In ogni incontro, Galindo ha portato la voce del movimento Mujeres Creando, di cui è co-fondatrice, un movimento che mette in discussione le narrazioni dominanti e che lotta per la decolonizzazione e la trasformazione sociale.
Il tour di María Galindo è stato un invito all’azione, a uscire dalle proprie zone di comfort, a mettere in discussione le proprie certezze, a costruire nuove forme di resistenza e di solidarietà.
Il suo femminismo bastardo è un invito a immaginare un mondo diverso, in cui tutte le persone possano vivere libere e autodeterminate.