Ogni organismo vivente ha bisogno di acqua. La assume, la utilizza e la elimina. Complessivamente rappresenta l’80% del peso dei neonati, riducendosi progressivamente fino a 50% negli anziani. L’acqua passa dentro di noi continuamente, viene riciclata e prima o poi ritorna.

Viene dal mare, evapora e va in cielo dove vola in tutto il mondo. Poi si condensa e cade. Quella che arriva sulla terra viene assorbita e, scendendo sempre più in profondità, si arricchisce di sali minerali, tutti quelli di cui abbiamo bisogno. Un miracolo quotidiano che ci permette di vivere ma a cui siamo del tutto indifferenti.

Eppure, basta una perdita del 2% dell’acqua totale corporea per ridurre le nostre prestazioni fisiche fino al 10% con possibili crampi muscolari e una certa confusione mentale e, se si arriva a una perdita del 5-7%, si possono avere allucinazioni e perfino perdita di coscienza. Lo sappiamo tutti, senza mangiare si vive a lungo, senza bere, molto poco.

Acqua, il bene più prezioso

Insomma, non ci possiamo distrarre, dobbiamo riflettere su questo bene, più prezioso di qualunque altra ricchezza al mondo e che possiamo ottenere quasi gratis. Mediamente, infatti, paghiamo una tonnellata di acqua (1000 litri) circa 2,50 euro, quindi 0,0025 al litro. Ovvio, sto parlando dell’acqua degli acquedotti, quella che arriva dai rubinetti di casa e dalle fontanelle per strada. Eppure, solo 1/3 degli italiani la beve. La maggioranza beve acqua in bottiglia che costa da 177 a 2.777 volte in più rispetto a quella del rubinetto secondo uno studio dell’ADEC pubblicato lo scorso ottobre 2023, senza contare il sovrapprezzo imposto nelle stazioni o negli aeroporti, che arriva fino a 5 €/l.

L’Italia è seconda solo al Messico come consumatore di acqua in bottiglia. Ogni italiano ne consuma poco più di 200 litri l’anno contro una media europea poco sopra i 100. Considerando le varie dimensioni delle bottiglie di plastica, è stato calcolato che ne servono 30 milioni al giorno (quelle di vetro sono solo il 7%) che in un anno diventano 13,5 miliardi. L’80% circa di queste bottiglie viaggia su gomma per il trasporto e la distribuzione e in media solo il 46% viene riciclato. Un bel colpo per l’ambiente.

E allora? Perché si beve l’acqua in bottiglia considerando anche che il 61,6%, la preferisce non frizzante? Fondamentalmente per notizie senza fondamento. Per esempio, il 33% pensa che sia più sicura, il 37% non si fida dell’acqua di rete, molti pensano che il calcio presente nell’acqua di acquedotto faccia venire i calcoli renali altri che può essere inquinata. 

Fortunatamente è arrivata una nota dell’Istituto Superiore di Sanità realizzato sulla base dei dati prodotti dalle Regioni italiane insieme al Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale e coordinato dal Ministero della Salute che risponde a tutti questi quesiti e che ribadisce la bontà dell’acqua di acquedotto. 

Sono stati esaminati i risultati di oltre 2,5 milioni di analisi chimiche, chimico-fisiche e microbiologiche condotte in 18 Regioni e Province Autonome, corrispondenti a oltre il 90% della popolazione italiana, tra il 2020 e il 2022. I dati promuovono appieno le acque dal rubinetto considerando che la conformità nei tre anni risulta compresa tra il 99,1% per i parametri sanitari microbiologici e chimici stabiliti e il 98,4% per indicatori non direttamente correlati alla salute ma a variazioni che potrebbero influire sui dati organolettici così come le poche non conformità rilevate. Dati difficilmente superabili da tutte le acque in bottiglia.

Inoltre, è stato istituito presso l’Iss il Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque che, tra gli altri compiti, gestirà anche la raccolta e l’analisi continua dei dati attraverso l’Anagrafe Territoriale dinamica delle Acque potabili (AnTeA). Questo potrà garantire una tracciabilità dell’origine e della qualità della propria acqua di rubinetto in modo continuo, collegandosi anche al Sistema Informativo Nazionale per la Tutela delle Acque Italiane, coordinato e gestito dall’Istituto Superiore per la protezione dell’ambiente (Ispra), modello di prevenzione e risposta, presentato come riferimento anche nella Conferenza mondiale sull’acqua di New York 2023. 

E non è vero che il calcio presente nell’acqua facilita l’insorgenza di calcoli renali. Anzi, quel prezioso minerale è essenziale per prevenire l’osteoporosi. Così come preziosi sono tutti gli altri elementi come il selenio, il fluoro, il cromo, il rame, il magnesio, il boro, lo iodio, il potassio.

Insomma, l’acqua del rubinetto è buona, sicura e ricca di elementi preziosi per l’integrazione di sali minerali. Ora potrà essere anche tracciata continuamente, perché non berla? Spero che gli sforzi istituzionali che abbiamo citato convincano le persone sulla qualità dell’acqua e sollecitino le coscienze sulla grande sostenibilità ambientale del suo uso.

Un’ultima domanda, molto frequente. Ma quanto bisogna bere? In teoria dovremmo farci guidare dalla sete, ma spesso non le diamo retta. Poi bisogna considerare che, con l’età, la sensazione di sete tende a diminuire producendo una condizione di lieve disidratazione specie nelle persone anziane. Disidratazione che, come abbiamo visto, non è certo salutare.

Un sistema semplice e relativamente preciso è quello di controllare il colore dell’urina che deve essere chiaro, al massimo di quel familiare e conosciuto giallo paglierino. In assenza di alcune patologie specifiche, se il colore è più scuro è assai probabile che ci troviamo in momento di disidratazione e quindi bisogna aumentare la dose di acqua. Un test se non precisissimo, molto indicativo per la valutazione dello stato di idratazione, semplice e verificabile più volte al giorno.

Segnalo questo video sul ciclo dell’acqua.

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