Il mese di agosto prende il suo nome dal primo imperatore romano: Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto, meglio conosciuto come Ottaviano o Augusto. Il termine Ferragosto deriva dal latino Feriae Augusti, ovvero le Feste (in onore) di Augusto, perché fu proprio l’imperatore stesso a decidere di sollevare ogni cittadino dalle fatiche lavorative durante questo mese, per far riposare il corpo e la mente prima della ripresa del lavoro.

Ma pochi sanno che dietro il nome di questo imperatore si nasconde Atargatis, la Grande Madre siriana, detta L’Augusta o Deasura. Era raffigurata come dea della fecondità, spesso nuda o con una coda di pesce, cavalcando un leone, segno della costellazione nella quale soggiorna il sole durante il mese di agosto.
Inoltre, la festa più importante in epoca romana del mese di agosto era il Templum Dianae che aveva luogo il 13 agosto e che vedeva tutti i ceti sociali, schiavi compresi, fare offerte alla dea Diana che era la madre di tutti, la patrona dei campi, venerata come dea della salute. La celebrazione della dea, nel mese di agosto, era così tanto sentita che la Chiesa non riuscì a sradicarla dalla tradizione e ne fece una festa cristiana collegata alla madre del suo culto: la Vergine Maria, festeggiata il 15 agosto.

Eppure oggi per noi agosto è il mese dei gelati, delle creme solari, degli ombrelloni, delle spiaggie e dei mari. Mari in cui, fino a qualche tempo fa, le donne non erano ammesse. Tra la superstizioni marinare, infatti, si diceva che le donne portassero sfortuna perché avrebbero distratto i marinai, il che avrebbe fatto arrabbiare il mare, provocando condizioni infide. L’unica figura femminile ammessa in una nave era la sirena raffigurata sulla prua, nuda per indurre i mari tempestosi alla calma, con gli occhi aperti per guidare i marinai verso la salvezza. Possiamo quindi riconoscere nella sirena l’archetipo femminile primordiale: in ogni letteratura, soprattutto europea, è l’incarnazione di una donna che strega e seduce con la propria grazia e il dolce canto. Come ibrido, ricorda quanto la natura possa essere manipolata, manipolabile e infinitamente imprevedibile, così come possono essere infinite le sue sfaccettature.

Al tempo, quindi, per le donne era proibito imbarcarsi e l’unico modo per farlo era travestirsi da uomo. Lo sa bene Jeanne Baret che nel 1766 si travestì da valletto per seguire il suo amante, il botanico e medico Philibert Commerson, a bordo dell’Etoile, la nave che accompagnava il barone Louis Antoine de Bougainville a fare il giro del mondo. Di fatto fu la prima donna ad aver circumnavigato il mondo. Non le mancava il coraggio, e neanche l’amore. Ma era anche un’esperta botanica, grazie alla educazione rurale ricevuta nella sua infanzia e, durante il viaggio, fu proprio lei a scoprire il Bougainvillea in Brasile ed esportarlo in Europa. Nel corso della navigazione, però, i membri dell’equipaggio scoprirono il suo travestimento a Tahiti e la abbandonarono: Jeanne rimase sull’isola della Polinesia francese per anni prima di rientrare in Francia.

Non sarà un caso, quindi, che dobbiamo alla donna Agnes Majernik l’invenzione delle ali d’acqua, progettate non solo per facilitare l’insegnamento del nuoto, ma soprattutto come dispositivo di salvataggio galleggiante, in grado di poter essere normalmente trasportato da grandi navi oceaniche. Peccato essere arrivata qualche anno dopo, avrebbe fatto molto comodo alla cara Jeanne.

Eppure abbiamo dovuto aspettare fino al XX secolo, con la nascita del diporto e delle competizioni nautiche, per permettere a molte donne di ritagliarsi uno spazio importante nel mondo della marina. Nel 1978 fu Krystyna Chojnowska-Liskiewicz, su Mazurek, la prima donna a circumnavigare il globo, senza scalo, in 401 giorni, ma soprattutto da sola e senza bisogno di traverstirsi da uomo.

Ma, nonostante i progressi degli ultimi anni, nel settore marittimo le donne continuano a rappresentare, ancora oggi, una esigua minoranza: sono solo il 2% della forza lavoro. Un dato che in Celebrity Cruises è stato interpretato come una nuova sfida da raccogliere per un futuro diverso e di maggiore uguaglianza, obiettivo che si prefigge la non ordinaria nuova iniziativa denominata #BRIDGEthegap: creare un team di ufficiali di sole donne.

Finalmente si può parlare di Donne al Timone, titolo anche del libro di Francesca Pompa e Mariangela Gritta Grainer, che nasce dall’idea di valorizzare i talenti femminili: un modo per dare visibilità a quanto le donne hanno fatto e stanno realizzando in campo imprenditoriale.

È il caso di dirlo: donne al volante non fa più rima con pericolo costante.

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