Il Teatro Ringhiera si trova su un parcheggio di cemento, circondato da montagne di palazzi e da spacciatori di fallimenti; ad oggi è chiuso perché la struttura, costruita malamente, sta cedendo e la compagnia ATIR è senza casa da tre anni, ma il peggio è per la moltitudine di gente che vive accanto al Teatro Ringhiera, perché non hanno più quel luogo speciale.
E’ la beffa di una Italia che non riesce a proteggerci? (Con il Ministro Franceschini quali che speranze abbiamo?).

Ne ho parlato con Pilar Perez Aspa, collega di raffinato talento, tra le fondatrici di ATIR, compagnia tra le più importanti del Teatro Italiano, capitanata da Serena Sinigaglia, che dirige il Teatro Ringhiera.
“Gli artisti dell’ATIR sono storia recente del teatro, e per molti di noi un punto di riferimento perché il loro pregio, oltre al talento artistico dei suoi componenti, sta nell’essere riusciti a generare benessere sociale attraverso l’attività teatrale, trasformando uno spazio (Teatro) di periferia (Luogo) in un modo artistico e passionario di vivere e lavorare in teatro, dando la possibilità al pubblico residente nei palazzoni dimenticati da Dio, a quelle persone che vedono più semafori che libri, e a quei ragazzi che conoscono più bestemmie che vocaboli, di potersi sentire parte di un progetto che vuole costruire qualcosa di bello”.

Ho capito dalle parole di Pilar che il Ringhiera è tanti anni di sacrifici, tante rinunce, tante botte che ognuno si è portato a casa; trovando il modo di curarsi e curare quelli vicino a sé.  Il Ringhiera è ancora la gioia di vedere una sala di persone che non sono abituate alle serate teatrali e che partecipano per sognare e imparare.
Il Ringhiera è quello spazio dedicato ai bambini che dimenticano il cellulare per giocare a fare il teatro.
Lì fuori ci ho visto persone di varie nazionalità che si capivano in una lingua inventata, sgrammaticata, ma comune e capace di dare speranze.
Ci sono anche i corsi per persone con disabilità psichiche, affettuosamente li chiamo i matterelli, a cui più volte ho visto creare momenti di letteratura degna di Tolstoj o De Filippo.
È di fronte al Ringhiera che c’è piazza Fabio Chiesa, dedicata ad uno dei componenti ATIR, tristemente scomparso troppo presto, e quando c’è stata l’inaugurazione Pilar ha detto: “Questa piazza, con questo nome, ci sopravviverà“.
“Non c’era niente – dice Pilar – e noi abbiamo dovuto fare tutto per sostituire quel niente con qualcosa; adesso che è chiuso ritorna lo spaccio, perché è luogo vuoto di contenuto, non solo di gente”. Banalmente, uno non ci pensa, che in un luogo disagiato il vuoto crea degrado, mentre avere sempre gente, che frequenta quel luogo perché è alla ricerca di cultura, di storie, di emozioni, non dà spazio alla bruttura: il brutto si allontana da chi sorride!

Pilar mi fa capire che quel Teatro è fatto da persone che hanno scelto di reagire anziché agire, e la loro necessità primaria è stata abitare un luogo, renderlo abitabile per tutti; l’idea è il bene comune come investimento personale.
Nonostante sia chiuso da tre anni, gli artisti ATIR continuano a far parte dell’attività culturale di Milano, come a dire che le persone sono più importanti delle cose, le idee non si fermano se uno spazio viene chiuso. Senza uno spazio, un luogo, gli artisti non hanno possibilità di essere un punto di riferimento per i cittadini e dovrebbero saperlo i nostri ministri.
Recuperare il Teatro Ringhiera dovrebbe essere di primaria importanza come cercare un vaccino: perché abbiamo tanto paura di ammalarci e morire e non ci rendiamo conto che se abbiamo l’anima spenta siamo già morti? 


Maria Pilar Pérez Aspa, nasce a Zaragoza (Spagna) Si trasferisce in Italia dove si diploma alla Paolo Grassi. Nel ’96 fonda assieme a Serena Sinigaglia la compagnia Teatrale Atir che avrà in gestione per 10 anni il Teatro Ringhiera di Milano. Ha lavorato con registi come: Luca Ronconi, Carmelo Rifici, Mario Martone, Peter Greenaway, tra gli altri. 
Premio nazionale Virginia Reiter come migliore attrice teatrale 2005.
Nominata ai premi Ubu 2005 come miglior attrice non protagonista.
Premio Miriam Fumagalli 2015 e 2017.

Condividi: