Nella società dell’eterna giovinezza, il tempo che passa è sempre più un tabù, ma lo è molto più per le donne che per gli uomini. Anche quello di invecchiare è un lusso che gli uomini ancora oggi possono concedersi più a cuor leggero rispetto alle donne.

Dal punto di vista mediatico sembra che le donne, semplicemente, smettano di esistere, nel momento in cui girano la boa dei 60. O meglio, esistono, ma relegate in una dimensione che, via via che passano le primavere, si pretende sempre meno attiva e pubblica.

Eppure, quest’atteggiamento culturale rappresenta un enorme anacronismo. La vita media si è allungata. Grazie ai progressi della medicina oggi si vive di più e meglio, fino alla fine.

Inoltre, la piramide demografica, almeno nel mondo occidentale, si sta velocemente rovesciando, e la popolazione over è sempre più numerosa a fronte di quella, che va assottigliandosi, delle fasce di età più giovani.

Ecco perché parlare di ageism, ovvero del pregiudizio basato sull’età, in particolare nei confronti delle donne, diventa una necessità sempre più sentita e diffusa. Un altro passo verso un’esistenza più libera e consapevole, in tutte le sue fasi.

Ageism, pregiudizi e realtà:
la riscossa delle ‘over’

Così, in questi ultimi anni stiamo assistendo a una vera riscossa delle persone più in là con l’età e, nell’ambito di questa riscossa uno spazio tutto particolare, come è ovvio che sia, se lo stanno conquistando le donne.

Perché, sulle donne, vige un doppio tabù, quello dell’invecchiamento, e quello di genere. Ma una generazione che ha conquistato il divorzio e l’aborto non si fa certo imbrigliare nello stereotipo che vuole le donne scomparire dai radar sociali allo scoccare della fatidica terza età.

Ecco allora che, in molte, stanno riscoprendo l’orgoglio del loro vissuto, anche attraverso l’esposizione delle loro rughe e dei loro capelli bianchi. E per farlo, si stanno appropriando anche degli strumenti delle nuove generazioni, per farli propri e sfruttarli per raccontarsi e raccontare un tempo della vita ancora tutto da vivere e sperimentare.

Le influencer over

E’ ormai diventato rilevante infatti, il fenomeno delle influencer over. Sono sempre di più le donne che riescono ad attirare attenzione del pubblico, spesso anche quello giovanissimo, dei social, proprio grazie alla loro voglia di mettersi in gioco e di dire ancora la propria.

Di più, il loro successo è tale che stanno nascendo agenzie specializzate, come è il caso di Natalina Management, fondata da un giovane imprenditore trentenne, e il cui nome è un omaggio alla nonna, che fa scouting di nuovi talenti over 60 da lanciare sui social o far sfilare in passerella.

Un fenomeno che ha già attirato anche l’attenzione dei direttori marketing di molte aziende, che affidano campagne importanti a donne (e uomini) dal carisma che affonda non più solo in un sorriso perfetto ma in un vissuto importante.

D’altro canto, i social rimangono lo specchio, nel bene e nel male, anche dei pregiudizi che ancora sono alla base dell’ageism e la negazione della libertà di invecchiare per le donne. Ed ecco allora che donne straordinarie, di grande talento e bellezza, quando decidono di mostrare fieramente in pubblico i segni del tempo che passa, vengono sommerse da critiche.

Vere e proprie shitstorm si scatenano contro quelle che rivendicano di vivere la propria età con pienezza, serenità e orgoglio,come quelle che hanno coinvolto tra le tante altre, Julia Roberts e Naomi Campbell.

Eppure tutte le donne dovrebbero essere libere di fare il proprio percorso di consapevolezza sull’età che passa e riuscire, a un certo punto, a fare propria la famosa frase di Anna Magnani al suo truccatore: “Non cancellare le mie rughe, c’ho messo tanto tempo per farmele venire!”.

Perché le rughe sono testimonianza di vissuto, e la libertà di esporle, è la conquista di una nuova forza che abbatte stereotipi.

Il terzo tempo delle donne tra consapevolezza, nuove sfide e desideri

La riscossa delle donne che non si fanno fermare dal passare del tempo, d’altronde, non è solo un fenomeno social. Quello delle influencer over è solo il riflesso di qualcosa di più ampio e profondo.

Una nuova coscienza di sé, che punta all’abbattimento di antichi pregiudizi sociali, partendo dall’accettazione personale del cambiamento.

Una consapevolezza che porta a rivendicare la libertà di vivere una nuova parte dell’esistenza, sfruttando tutte le nuove esperienze che questa si porta dietro.

Una voglia che è raccontata bene anche da un’interessante iniziativa, ovvero la collana Terzo Tempo, lanciata da Lidia Ravera. La collana prende il nome dall’omonimo saggio in cui l’autrice qualche anno fa raccontava appunto la ricchezza del terzo tempo della vita.

L’iniziativa è particolarmente interessante perché va a lavorare su uno dei pregiudizi più radicati intorno all’età avanzata. Fanno parte della collana infatti, opere di genere romance, storie d’amore e di eros, con protagoniste donne al loro terzo tempo. Un modo per raccontare passioni e desideri che si crede (o si vuol credere) svaniscano con l’età e che invece fanno parte della pienezza e della voglia esperienze, con cui sempre di più si vive anche dopo i 60 anni.

Che ci sia la necessità di parlare e di lavorare sullo scardinamento dei tanti pregiudizi che circondano le donne e gli anni che passano, lo conferma anche un’altra fresca iniziativa editoriale, il podcast curato dalla quarantenne Francesca Barra che si intitola Vietato Invecchiare,  nato proprio per combattere lo stigma che pesa sull’invecchiamento delle donne.

Un podcast che rivendica la libertà di vivere in pienezza tutti i cambiamenti che porta con sé lo scorrere del tempo. Perché, quando il corpo e la mente si trasformano, si apre un nuovo momento della nostra vita, un momento tutto da scoprire e da vivere, ancora e sempre, da protagoniste.

Condividi: