E’ proprio vero che certe voci sono destinate ad essere ricordate. Te ne vengono in mente alcune vero? In questo nostro mondo così veloce siamo spesso abituati ad elogiare gli artisti quando passano a miglior vita, non abbiamo tempo di farlo prima. Devo anche dire che è difficile trovare la bellezza quando quello che ci viene proposto, in generale, è poco più che mediocre.  Vivere bene implica ricerca, non pensare in negativo, cercare il bello anche nelle piccole attività quotidiane. Mi riferisco ad esempio al cibo (su questo noi italiani siamo tutti abbastanza bravi) e naturalmente alla musica che accompagna le nostre giornate. 

Per quest’ultima possiamo cercare i nostri artisti, quelli che sanno far vibrare le nostre corde e rendere le mattine più dolci e le serate più intense. Tra quelli che ho individuato per esaltare le mie serate di cibo e buon vino, vi segnalo Gregory Porter. E sono sicuro non vi deluderà.

Scrive di lui il New York Times in una delle prime recensioni a lui dedicate:

“Gregory Porter ha più di quello che vuoi in un cantante jazz, e forse anche una cosa o due che non sai di volere”. 

È proprio vero che quando, cercando, ti arriva qualcosa che non sai di volere, inizia la magia della serendipità. Porter nasce a Sacramento in California e si trasferisce a New York nel 2004. Nel 2010 pubblica il suo primo album Water. Il suo secondo disco Be Good esce nel 2012. L’anno seguente firma per la Blue Note Records e pubblica, nel settembre 2013, l’album Liquid Spirit.

L’album della svolta di Gregory Porter

Liquid Spirit è l’album della svolta di questo artista, vince infatti il Grammy per il miglior album jazz vocale e inizia una carriera importante raggiungendo la top 10 della classifica britannica degli album, venendo quindi ascoltato anche al di fuori del mondo jazzistico e ampliando la sua notorietà. Se volete iniziare ad ascoltare qualcosa di Porter vi consiglio di partire da Liquid Spirit. 

Nel 2015 collabora con i Disclosure per il singolo Holding on inserito nell’album Caracal. A seguire uscirà l’album Take me to the Alley, una conferma del suo grande talento, infatti anche questo premiato col Grammy. Ottiene il disco d’oro e sarà primo nelle classifiche jazz di Usa e Regno Unito, in quest’ultimo Paese ottiene la terza posizione in classifica e la seconda come vinile più venduto.

Gregory Porter è ispirato da grandi artisti della scena soul e jazz mondiale, come Joe Williams e Donny Hathaway oltre a Nat King Cole. Arriviamo al suo ultimo album che si intitola All Rise (Blue Note).

In questa bellissima registrazione Porter ritorna al quartetto con Chip Crawford (piano), Jahmai Nichols (basso), Emanuel Harold (batteria), Tivon Pennicott (sax). E’ importante citare i suoi musicisti che sono davvero di alto livello e fondamentali per creare sonorità e timbri sempre eleganti e fluidi. 

In questo album state inoltre attenti agli archi, ascoltate Faith in Love e ascolterete la London Symphony Orchestra che non potevo non notare… anche perché è una delle orchestre che preferisco in assoluto. 

E poi If Love is Overrated, una ballata che ci porta indietro alle sonorità di Liquid Spirit, una bellissima eredità che ci trasporta nel mondo dell’amore tra illusioni e speranze raccontate da Porter

/ It’s a risk I like to take / è un rischio che mi piace correre / In the hope I never wake / nella speranza di non svegliarmi mai / Let me be the only fool for your embrace / Lasciami essere l’unico pazzo per il tuo abbraccio. 

Un piacere invece l’energia che si ascolta nel ritmo di Revival Song.  

All Rise, è un album suonato e cantato benissimo, curato nei minimi dettagli, facile da ascoltare ma allo stesso tempo profondo nei contenuti. Mi è piaciuto e ve lo consiglio, come vi consiglio di continuare a cercare la vostra musica, quella che entra in contatto con la vostra energia.    

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